16 ottobre 2019

El Camino: A Breaking Bad Movie

Andiamo al Cinema su Netflix

La perfezione.
Iniziava così il post dedicato all'ultima parte dell'ultima stagione di Breaking Bad.
Semplicemente perché perfetta quella fine era.
Non una sbavatura, niente da recriminare.
Uno spazio lo si era trovato per tutti, c'erano state lacrime e dolore, commozione e azione. C'erano state la scienza, la vendetta, la redenzione.
Alla luce di questo, è stata logica per tutti la domanda: "questo film s'aveva da fare?".



A mente fredda, verrebbe quasi da dire di no.
Che niente si può aggiungere alla perfezione, che quello che era rimasto sospeso tale poteva rimanere, soprattutto perché El Camino perfetto non è.
Con il cuore, però, si risponde a gran voce: SÌ!
Sì, perché tornare anche solo per due ore ad Albuquerque, tornare in compagnia di personaggi mai dimenticati e che dopo una necessaria maratona sono tornati ad essere di famiglia, fa un gran bene.
Sì, perché una fine Jesse la meritava. Il suo destino di fuggiasco, il suo urlo liberatorio, a cosa poteva portare?
A un arresto?
A una fuga rocambolesca?
A una vendetta o una redenzione?


Le risposte ce le dà Vince Gilligan, facendo prima di tutto un omaggio a noi fan, inserendo easter eggs a profusione, riprendendo frasi e motti ormai cult qua e là, in un fanservice a tratti anche troppo evidente, altri più toccante e sentito.
Se il presente vede Jesse in fuga dalla polizia e alla ricerca di soldi per pagarsela quella libertà tanto agognata, sono i flashback quelli che fanno più male, quelli che fanno la storia. In riva ad un fiume con Mike, dentro quella gabbia con Todd, in auto con Jane e sì, pure in un una tavola calda con Walt, lì, la pelle d'oca si fa sentire. Per frasi taglienti e necessarie, per saluti e onori da tributare.
Poi c'è il presente: c'è una caccia al tesoro in ballo, ci sono gli amici di sempre che si salutano con le lacrime agli occhi, ci sono dei nuovi cattivi contro cui scontrarsi.
E ci sono le cicatrici che quella gabbia ha lasciato, che solo due anni di vita han comportato per lo spensierato, scialacquone Jesse.


Questo presente è però meno efficace, questi due giorni dopo FeLiNa meno compatti.
Sarà per il percorso a tappe e la necessità di mettere troppo o sarà che l'attesa e l'incertezza su quello che sarebbe stato El Camino hanno fatto il resto.
O sarà anche per una continuity impossibile da rispettare, con i 10 anni passati da quell'ultima stagione che si sentono e si vedono tutti, tra attori appesantiti, invecchiati, semplicemente diversi e con l'occhio del fan che si trova a prestare più attenzione alla pancia di Todd che non al suo essere inquietante, all'altezza di Badger mai così evidente rispetto all'emozionato Skinny Pete, al volto gonfio di Jesse e non alla bravura di Aaron Paul, che conferma l'impossibilità di svestirne i panni, di essere convincente in altri.


Ma messi da parte questi difetti, resta appunto il cuore.
Resta un film che è pensato per i fan, che i fan li va ad accontentare, che in quel mondo ci riporta. Un mondo fatto di una cura maniacale a livello tecnico, con una fotografia da applausi, una colonna sonora a rendere tutto sempre così cult, una regia che passa dal western all'azione fino all'inventiva di un'inquadratura dall'alto quasi cartoonesca.
È il mondo di Breaking Bad, quello perfetto, quello che c'era tanto mancato.
E allora, anche se questo El Camino è accidentato, anche se questa El Camino procede a sobbalzi, resta lui: Jesse Pinkman, che quel cuore lo straccia, che se ne va senza più urlare, con il sorriso.


Signor Driscoll,
you are my hero and shit,
you're so lucky you didn't have to wait your whole life to do something special.
Voto: ☕☕½/5



7 commenti:

  1. Non sto scalpitando per vederlo. Me lo descrivo tutti come valido ma sostanzialmente inutile.
    Tento di recuperarlo in questi giorni.

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    1. Io scalpitavo, forse troppo. E volendo rimanere all'oscuro della trama, mi sono fregata con le aspettative. Ma resta validissimo, resta un omaggio e un saluto che conclude per bene la maratona fatta quest'estate.

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  2. Ho finito la maratona martedì quindi sono riuscita a vederlo soltanto ieri e purtroppo mi ha deluso. Paul è fenomenale, mi è piaciuto molto rivedere Walt e Jesse andare d'accordo e il finale con Jane mi ha commosso, però tutti quei flashback hanno rovinato il film per me. Quasi sembrava di guardare un episodio su Todd.

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    1. Pensa che io invece ho ringraziato quei flashback, più interessanti e profondi di una libertà ricercata a tappe. Non hanno aiutato i chili di troppo, ma Todd e il suo essere così creepy han trovato un senso.

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  3. Le mie aspettative erano molto basse, visto che pensavo che un film sequel fosse inutile, considerata appunto la perfezione del finale di Breaking Bad. E così mi è piaciuto più di quanto immaginassi...
    Alla fine è sempre tutta una questione di aspettative, c'è poco da fare.

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    1. C'hai ragione, ridimensionate man mano che si andava avanti e capivo che no, non ci sarebbero stati salti di anni ma si sarebbe rimasti lì, a ridosso del finale, l'ho apprezzato anch'io. Pur con tutti i suoi difetti e la distanza dalla perfezione inarrivabile.

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  4. Ti rispondo dopo aver letto il tuo post e posso dire che sì, concordiamo in tutto!

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