26 ottobre 2019

La forma della voce

Andiamo al Cinema su Netflix

Dopo la magia di Your Name., la serietà de La forma della voce.
Un tema delicato, come quello del bullismo al centro della trama.
Ma il risultato, lo dico subito, diverso.
Più serio, meno magico, più dilatato nei tempi e ripetitivo nei dialoghi.
Abbiamo prima Ishida che tormenta Nishimiya: la nuova arrivata a scuola, sorda, e per questo sempre sulle spalle degli altri alunni. Deve essere aiutata in tutto, con un quaderno a fare da tramite a quel che ci si deve dire, e quel tempo perso nello scrivere, nello spiegare, che finisce per irritare.
Abbiamo poi Ishida tormentato dai suoi amici, lui che ha osato troppo nei confronti di Nishimiya, che l'ha portata a cambiare scuola, ora non viene più supportato e sopportato finendo relegato in un angolo. Per sempre.



E abbiamo Ishida oggi, pronto a farla finita perché solo. E a cercare di ricominciare in nome di una madre che non accetta il suo addio. Ricomincia da lì, da Nishimiya.
Chiedendo scusa, trovando insperatamente nuovi amici di cui fidarsi, con cui finalmente condividere il suo tempo.
C'è poi Nishimiya oggi, cresciuta ma sempre malinconica, sempre affaticata nel suo non sapersi accettare, nel suo sentirsi diversa.
Un rapporto difficile quello che si crea fra loro, in cui le parole diventano gesti, in cui anche le frasi più semplici possono diventare ostacoli da interpretare.
Il problema, però, non è la storia.
Non è una trama costellata di personaggi minori carinissimi o odiosi a scelta.


È la dilatazione che prende il racconto.
Quel tempo rarefatto in cui si avanza e si torna indietro in continuazione, in cui la risoluzione finale ci impiega una mezzora buona per essere resa ancora più evidente allo spettatore.
È un problema, è un difetto.
Perché nella redenzione di Ishida e nella pace con se stessa di Nishimiya ci sono quegli insegnamenti tanto attuali e tanto necessari.
Ma messi dentro ad un polpettone che supera le due ore di durata, e che esagera nei gesti plateali, questi si perdono.
L'unica cosa divertente di questa visione è stata così il malinteso da cui è nata: credevo di stare a vedere un altro film di Makoto Shinkai (il regista di Your Name.), confondendo in realtà per similitudini e per i ciliegi in fiore nella locandina La forma della Voce con Il Giardino delle Parole.
Mi è andata male.

Voto: ☕☕/5


2 commenti:

  1. Peccato sia andata male questa volta, comunque anche questo devo vedere ;)

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    1. La priorità va forse ad altri anime, però, rispetto a quello che mi aspettavo fin troppe lungaggini.

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