Siamo stati a Bemidji per un omicidio su commissione non richiesto, nella prima stagione.
Siamo stati a Laverne, ma quasi 30 anni prima, per uno scontro sanguinoso, nella seconda stagione.
Siamo stati a Eden per il gioco sporco di un gemello sfortunato, nella terza stagione.
E ora siamo a Kansas City, facendo un salto ancora più indietro nel tempo, arrivando agli anni '50.
Gli anni della segregazione e gli anni della mafia, gli anni di gangster che si davano il cambio a suon di patti traditi e bagni di sangue.
Gli ebrei lasciano il posto agli irlandesi che lasciano il posto ai sardi che se la devono vedere con i neri…
Il tutto, con continui patti che cercano si suggellare la tregua scambiando i figli dei rispettivi capi.
Chi tradirà chi?
Chi si vendicherà di essere stato svenduto come una bestia o aiuterà la famiglia dall'interno?
Ci fermiamo con la gang di Loy Cannon che cerca l'equilibrio con quella di Donatello Fadda, ma le variabili impazzite di mezzo sono parecchie.
C'è una morte improvvisa, che consegna il potere al figlio sbagliato, quello meno capace di imporsi.
C'è un fratello, che arriva con il carico di ignoranza e con un certo ego da sfogare dalla Sardegna.
C'è una famiglia di impresari funebri indebitata e per questo sfruttata, la cui figlia è più intelligente di molte teste calde coinvolte, la cui sorella/cognata/zia evade di prigione nel momento sbagliato.
C'è un poliziotto corrotto e ossessivo e c'è uno sceriffo (che ha il volto dello sceriffo per eccellenza Timothy Olyphant) che scopre il suo gioco.
E c'è un'infermiera, che è una serial killer, una "Dottoressa Morte" verrebbe da dire, che si mette nel mezzo.
L'universo di Fargo si espande, cambia vesti e cambia città, cambia anni pure ma non cambia la sua formula.
Fatta di freddi inverni, di lunghi monologhi, di quell'atmosfera tesa e densa che gli danno una solidità che può essere percepita come soporifera o come ineguagliabile.
A seconda del riposo sulle spalle, della predisposizione.
Questa quarta stagione svela poco a poco come si lega alle altre e per chi come me aveva dimenticato volti e nomi, Wikipedia resta fondamentale per svelare certi colpi di scena.
Ma questa quarta stagione regala parecchie soddisfazioni.
Patriottiche, nel vedere Salvatore Esposito alle prese con un accento diverso e una fine quanto mai comica degna dello stile Fargo.
Di conferma, per quel che riguarda la prezzemolina Jessie Buckley, detestabile infermiera impettita e l'ansioso Jason Schwartzman.
L'ironia, il destino beffardo, il sangue che scorre a fiumi non mancano e sono ormai la firma del prodotto di Noah Hawley ispirato a fatti reali di finzione.
Migliore della terza, nonostante lì ci fosse un doppio Ewan McGregor, ma lontano dalla bellezza della prima, questa quarta stagione si è fatta attendere ma si è difesa bene.
Creando un mondo e un passato in quel del Missouri che chissà dove ci porterà al prossimo giro.
Certezze non ce ne sono, ma è certo che con Fargo è sempre un bel vedere.
Voto: ☕☕☕/5
Ecco, potrei recuperarla. La terza, nonostante Ewan, l'ho evitata...
RispondiEliminaPiù delle altre questa vive a sé.
EliminaRileggendo quello che avevo scritto sulla terza, alla fine mi aveva convinto e mi sono ricordata di un paio di episodi davvero spettacolari. Qui ce n'è uno solo su quella scia, ma l'ambientazione e gli interpreti creano un bell'universo.
Prego!
RispondiEliminaIo l'ho tenuta lì buona buona per parecchie settimane, ma con il suo ritmo lento e la sua atmosfera bella solida, poi l'ho divorata in poche serate.
Raised by wolf invece non ispira granché, me lo confermi.
Fargo, così come tutte le coenate, non mi ha mai entusiasmato un granché.
RispondiEliminaLa terza stagione non ricordo nemmeno se ero riuscito a finirla. Forse sì...
Questa quarta al momento non è tra le mie priorità.
Non era nemmeno fra le mie ma sto raschiando il fondo dei recuperi visto che poco sembra arrivare di nuovo... per fortuna si difende un gran bene e come racconto slegato alle altre stagioni ha un suo perché.
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