Arrivo tardi e lo so.
Arrivo in un anno in cui Zerocalcare è esploso ancor più grazie alle strisce su Propaganda Live e con non una, ma ben due nuove uscite (Scheletri e A Babbo Morto).
Arrivo tardi, ma è che il mio recupero lo centellino, guardando anche al portafoglio visto che i fumetti non sono proprio economici e che non solo Zerocalcare esiste.
Arrivo tardi, e copio pure l'incipit della scorsa settimana, ma arrivo a leggere lo Zerocalcare che più mi piace.
C'è quello delle raccolte delle tavole singole fatte negli anni.
Che fa sempre divertire/riflettere.
C'è quello delle storie, personali o di guerra.
Che fanno male, e quindi bene da leggere.
C'è quello che inquadra benissimo la vita dei trentenni.
Che quindi, parla di me.
Di adulti che non si sentono tali, di responsabilità che piombano addosso, di orologi che iniziano a ticchettare, di domande che ci si inizia a fare.
Per dirla alla Balto: i trentenni non sono giovani spensierati, non sono adulti definiti.
Sanno soltanto quello che non sono.
E allora questa avventura di trentenni in crisi, parla proprio di noi.
Anche se i protagonisti sono una variegata compagine di amici di Zero, romani e romanacci, strani e disadattati, rappresentano bene la categoria.
Quella fatta da chi un figlio lo vuole nonostante la precarietà lavorativa e di coppia, di chi un figlio se lo ritrova senza averlo cercato e ora lo deve mantenere, di chi sta bene dove sta per paura di cambiare e capire di non aver avuto niente, chi un lavoro lo sogna da sempre ma non lo trova, chi lo trova per caso senza saperlo davvero fare e chi si affanna per stare a galla. Come succedeva nella storia d'unione di Ogni maledetto Lunedì su Due.
La vita di questi protagonisti può cambiare con il famoso e agognato Concorso.
È così che parte la loro avventura, il loro ritrovarsi.
C'è un matrimonio di mezzo da celebrare e poi tentativi di costruire qualcosa, che finiscono in scontri.
E il ritrovarsi non può essere bello se lo si fa quando non si sta bene, con tacche di egoismo, paure, mancanze e pesi sulla coscienza che si trasformano invece in vuoti.
Rosikoth, Arnath, Imralith…
Bestie tutt'altro che rare, da cui ci si sente già attaccati.
I sei mesi che passano, effettivi nella pubblicazione e nella vita dei protagonisti, io li ho rispettati solo per un paio di settimane.
Troppa la voglia di sapere il loro destino, visto quanto tardi arrivavo.
Ma il racconto non cambia anche se le vicende sono fresche.
Qualche nota dolente mi ritrovo a farla, anche se in quasi tutti i protagonisti mi sono ritrovata, rivista.
Non tutte le battute, non tutte le situazioni, non tutte le autoreferenzialità funzionano.
Colpa del successo, colpa di un certo "sentire di conoscerlo", con la sensazione che qualcosa poteva essere tolto, qualcos'altro approfondito, qualche mano avanti rispetto a probabili polemiche non messa.
Ma nel suo interrogarsi, nel suo porre domande e far riflettere su una situazione difficile da sbloccare, Zerocalcare arriva ancora un volta al nocciolo della questione.
A quell'amicizia che nonostante le pezze, nonostante le distanze e le difficoltà, salva sempre.
Che sia da un panda egocentrico, o che sia da una compagine di Stocazzago.
La genialità, sta tutta qui.
Nel riuscire a parlare a chi è in crisi, nel riuscire a far sorridere fra le lacrime, nell'usare i giusti personaggi, le giuste nostalgie, per colpire al cuore.
Mi ispira meno di altri.
RispondiEliminaQuando partirò, mi rivolgerò a un altro titolo!
Nella mia personale classifica sta fuori dal podio, ti direi di iniziare cronologicamente dalla Profezia dell'armadillo, che resta ben saldo al secondo posto ;)
EliminaZero dà il meglio di sé nelle opere biografiche e questo Macerie Prime, almeno per me, non ha fatto eccezione anche se gli preferisco sempre i primi lavori.
RispondiEliminaI primi lavori sono anche i miei preferiti, ma avendo collezionato negli anni tutti i mostri di cui parla, ha sfondato una porta aperta con me lasciandomi in lacrime. Non tutto è perfetto, ma come sa parlare di noi trentenni in crisi...
EliminaImmagino che conti molto il fattore "io lo seguivo da quando non lo conosceva nessuno", a cui purtroppo non posso appellarmi. La storia troncata (per esigenze di mercato? probabile) e qualche mano messa avanti di troppo per le tante polemiche dei social me l'hanno fatto apprezzare meno delle altre storie.
RispondiEliminaMa alla fine parla di me, delle mie pecche e delle mie paure e qualche lacrima l'ho versata, non me la sento di bocciarlo.
Ora vado in pausa, e il prossimo anno finisco il grande recupero, sperando sia al lavoro solo sulla serie Netflix così da avere meno volumi da cercare.