31 ottobre 2021

Midnight Mass

La Settimana di Halloween

Tarda sera, interno
Una sala triste e spoglia, un cerchio di sedie

LISA: Ciao, sono Lisa e ho un problema.

GLI ALTRI: Ciao Lisa!

LISA: Metto le mani avanti.
È autunno, la stanchezza si fa sentire più del solito, il periodo non è stato dei migliori e sul divano ci si metteva sempre più tardi.
Ok, basta tergiversare: mi sono addormentata ad ogni episodio di Midnight Mass
Colpa mia e della mia stanchezza, colpa di una durata notevole degli episodi che supera spesso i 60 minuti, colpa di dialoghi densi, densissimi in un ritmo alquanto lento, lentissimo.


Ma io i lunghi dialoghi li apprezzo, sempre. 
Ci sguazzo e penso ancora con gratitudine a Sam Levinson e alle sue ultime opere (gli episodi speciali di Euphoria, Malcom & Marie), qui invece qualcosa non ha funzionato.
Forse è che il dialogo non è più fra due singoli attori, ma ci si mettono via via lungo un singolo episodio tutti i personaggi, ma proprio TUTTI, a riempire il tempo con le parole, lasciando poi ai 5 minuti finali il compito di spaventare e rabbrividire.
Forse sono anche le aspettative.
Mi aspettavo i brividi di Hill House, il cui uomo col cappello aleggia ancora nei miei incubi, ma in fondo non li avevo trovati nemmeno nella patinata Bly Manor.


Ci vuole tanto, per entrare nel mondo a sé che è Crockett Island, abitanti 107, non un solo bar a prima vista, ma una chiesa che è l'attrazione del posto, soprattutto quando il nuovo prete inizia a dispensare miracoli.
Ma qualcosa, sotto, c'è.
E noi lo sappiamo bene.
Si aspetta, allora, ancora e ancora e ancora, parlando nel mentre di morte e di vita, di cicatrici e di passati ingombranti, parlando sempre.
L'azione, quella vera, è relegata agli ultimi due episodi. 
Dove il sangue inizia a grondare, la fuga da quell'isola un'idea non solo da adolescenti mentre una certa etichetta, una certa parola con la V non viene mai nominata.


Sì, Mike Flanagan resta un Autore con la A maiuscola.
Uno che ne sa di horror, ne sa di regia.
E fido al suo contratto Netflix, regala una miniserie che ha fatto esultare i più.
Io?
Io ne sono delusa.
Ecco, l'ho detto.
Per questo sono qui.
Per questo ho bisogno di supporto.
Com'è che nel ritmo non sono entrata, com'è che i dialoghi mi hanno sfinito, com'è che di brividi e sussulti non ne ho avuti, mentre ha prevalso una breve commozione per un amore impossibile e un doppio sacrificio per il bene più grande?
Continuo a tormentarmi.
Continuo a blaterare.


E allora le dico tutte: la brava Kate Siegel mi fa pure un po' di antipatia, raccomandata su fiducia ma con quell'aurea di consapevolezza di essere un personaggio cardine a cui però ho preferito la più umile dottoressa Annabeth Gish e pure lo stropicciato Zach Gilford. Hamish Linklater che amavo grazie a The Future non riuscirò più a vederlo allo stesso modo.
E poi c'è pure il finale, non troppo sensato nel realizzare errori e colpe, in un piano che fa acqua -o fuoco- da tutte le parti, con tanto di fastidiosa canzoncina in coro.

Ok, basta, mi fermo qui.
Sembra che pure il mio monologo sia stato scritto da Flanagan vista la sua lunghezza.
Dico solo che Midnight Mass l'ho apprezzata esteticamente, tra luci, effetti speciali (meno il trucco posticcio dei vari personaggi invecchiati), ne ho apprezzato monologhi notevoli (quelli sulla morte su tutti, ovviamente) ma l'ho patito più del necessario.
Lo avevo detto che avevo un problema.

GLI ALTRI: silenzio

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. ...

    (sono la voce del silenzio degli altri)

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    1. Lo so, lo so, io sono la voce fuori dal coro...

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  2. Poi che comprensibile, i dialoghi sono densissimi ho letto lodi sperticate, di mio posso dire di aver apprezzato l'educata iconoclastia di fondo, ma ho un rapporto tutto mio con la Fede, quindi comprendo che affrontare quel muro di parole. Cheers

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    1. Un muro di parole spesso troppo invalicabile. Forse visto in un periodo più riposato lo avrei apprezzato meglio, ma le lodi sperticate anche no.

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  3. Mi è piaciuta, ma non quanto mi sarei aspettato. Prolissa, verbosa, per poi finire in fretta in un finale di fiamme e sangue. Boh, non so. Ieri ne ho scritto anche io.

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    1. Vengo a leggerti che me l'ero persa!
      Non so se è questione di aspettative o di stanchezza, ma resta un boh anche per me.

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