6 ottobre 2021

The Guilty

Andiamo al Cinema su Netflix

Ah, questi remake!
Ce n'è davvero bisogno?
Me lo sono chiesta con CODA, che partiva da un originale francese adattandolo all'ambiente americano, al pubblico americano, mettendoci dentro più vita vera ma anche un pizzico di buonismo che sempre ci sta bene, in America.
Ora è il turno di The Guilty, che mantiene pure il titolo originale del suo originale danese, che era in lizza per l'Oscar al miglior film straniero e che Jake Gyllenhaal ha fortemente voluto, comprandone i diritti.
E sono la prima a dire: chi sono io per dire di no a Jake?


Però, qui, di adattamento c'è gran poco.
Sì, c'è la brutalità della polizia, ci sono gli incendi californiani che mettono il bastone fra le ruote, ma poi?
Poi si prende pari pari quanto raccontato in Danimarca, e chi conosce la trama, il suo sviluppo, il suo colpo di scena, ci perde.
E ci perde parecchio.
Anche perché l'asciuttezza non è di casa.


Né da parte di Jake che mette su un one-man-show in cui esagera un tantinello -a voler essere onesti- né nella regia molto, molto americana di Antoine Fuqua che in alcune scene chiave (soprattutto all'inizio) fa perdere di potenza l'unicità della storia: sentita, gestita, tutta attraverso il filo di un telefono.
Di chi c'è dall'altra parte non è dato sapere, di quel che succede non vogliamo sprazzi al rallenti, grazie.
Non servono e non devono servire.
Sarebbe stato più onesto, poi, non mostrare lo scorrere del tempo che non corrisponde a quello reale, con elissi mancanti per cui viene naturale chiedersi anche: sono passate tutte queste ore? E cosa mi hanno tagliato in fase di montaggio?


Più americano anche nel finale ricco di pathos e di morale, questo remake senz'anima, dalle buone intenzioni ma che perde nettamente il confronto con l'originale, resta poco.
Restano voci da identificare (Ethan Hawke, Riley Keough e Peter Sarsgaard, più quella decisamente superflua di Paul Dano), restano occhi da pazzo da parte di Jake, che ce la mette tutta, ma la presenza granitica di Jakob Cedergren era altra cosa.
E sono la prima a stupirmi di questa affermazione.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Mi sa che lo metto in fondo alla lunga fila dei recuperi, ché l'originale lo avevo adorato e questo, da quello che dici, non sembra granché nemmeno considerato Jake!

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    1. Purtroppo è così: visto uno, visto questo.
      Anche perché il colpo di scena, i piccoli indizi, già li si conoscono.
      Una copia-carbone senza ispirazione, nonostante Jake.

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  2. Ci siamo posti le stesse domande, oltre che farci assumere dallo stesso call center nello stesso giorno. Lo spettatore occasionale di Netflix potrebbe apprezzare questo thriller, ma rispetto all'originale danese perde, ad esclusione di Jake che esagera come richiesta del suo regista ma comunque si carica il film in spalla, mi è sembrata l'occasione per tanti, per "vincere facile", riciclando quasi identico un film già riuscito, ma tra le due versioni la Danimarca batte gli Stati Uniti ;-) Cheers

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    1. E allora vengo a leggerti!
      Il senso di un remake di un film di appena 3 anni fa arrivato pure agli Oscar continua a sfuggirmi...

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