15 febbraio 2018

The Post

Andiamo al Cinema

Cara Meryl ti scrivo, così mi distraggo un po'.
È facile odiarti, non sopportarti, con quella tua aria da prima della classe, con ogni interpretazione -anche in film non particolarmente memorabili (Into the Woods)- a finire candidata agli Oscar.
È facile con ogni attrice che si rispetti a giudicarti come un faro, come un'icona da eguagliare o da imitare, a cui guardare. Mettici che ultimamente i film che hai fatto non sono certo chissà che (Florence, Suffragette, di nuovo Into the Woods), ed ecco che mi sono dimenticata in fretta del calore che sai emanare, della bravura nella caratterizzazione del tuo personaggio, che siano dita che si muovono, labbra da mordere.
Certo, pure qui esageri un po', e ci si perde più a guardare Meryl che fa Kay, che non a vedere Kay Graham all'opera, alle prese con un ruolo altrettanto difficile, quello di donna-capo, di donna in mezzo a soli uomini, a prendere decisioni editoriali e politiche per cui sì -scusa il francesismo- ci vogliono due palle così.



Caro Tom, ti scrivo, così mi distraggo un po'.
Devo chiederti scusa, perchè sei (o forse eri? non l'ho ancora deciso) in quella lista nera di attori che fatico a sopportare, assieme a Colin (Farrell), a Tom, a Mel, a Adam (Sandler). Questione di pelle, questione di ruoli, che per quel che ti riguardano sono sempre buoni, sempre eroi, sempre sempre.
Qualcosa è iniziato a cambiare con Sully, dietro quei baffi bianchi, il fattore umano dal tuo personaggio tanto declamato, ha smosso qualcosa.
Succede anche qui, con il tuo essere capo di una redazione che sa che strada prendere, sa dove ha sbagliato e dove potrà sbagliare.
Succede perchè il tuo personaggio ha un'etica che condivido, crede nel potere delle parole, del racconto, della ricerca. Insomma, crede nel potere del giornalismo.
Certo, come con la tua compagna di set succede pure con te che ci si perde a vedere Tom che fa Ben, e non Ben Bradley in azione, contro tutti (governo compreso) e contro il tempo per far sapere la verità, per andare in stampa.


Caro Spielberg ti scrivo, così mi distraggo un po'.
A te fatico a chiedere scusa.
Sì, mi hai regalato grandi sogni, grandi fiabe a cui credere battendo le mani (E.T., Hook) ma mi hai regalato anche grandi dormite. Sarà che -soprattutto ultimamente- ho sempre avuto difficoltà ad inquadrarti.
Sarà che fai parte di quei registi con cui fatico ad entrare in sintonia, che non sono mai un tutt'uno con un progetto, che non lo cercano, non lo scrivono, ma lo prendono tra le mani, donandogli così la luce e gli attori di cui ha bisogno.
La china presa negli ultimi anni, poi, prevede il racconto dell'America nei suoi momenti bui, attraverso eroi solitari o personaggi importanti (Lincoln, Il Ponte delle Spie). Sì, di mezzo c'hai infilato pure Tintin e quel GGG da cui mi sono tenuta a distanza.
A te, fatico a chiedere scusa, dicevo.
Giochi facile, sempre e anche qui: con i collaboratori giusti, con gli attori giusti, e non solo i protagonisti, ma riempendo anche il tassello meno importante e con meno minutaggio, con un nome che conta (presenti: Carrie Coon, Matthew Rhys, Alison Brie, Jesse Plemons, Tracy Letts)
Dovrei però scendere a patti con te, tenderti la mano, vista la storia che hai deciso di raccontare -o meglio, dirigere, che l'han scritta Liz Hannah e Josh Singer-, che esce nel momento storico più giusto, in cui la voce dei giornalisti, delle donne, dovrebbe alzarsi contro i bavagli, contro la politica.
È una stoccata, la tua, che dopo Detroit, dopo La Battaglia dei Sessi, mostra ancora una volta come quegli anni '70 razzisti, misogini, oscuri, non sono affatto distanti, sono oggi.
Dovrei per quella lezione di giornalismo e femminismo che tieni, e che dovrebbe essere legge per quei giornalisti per modo di dire, alla ricerca del click facile, che preferiscono la quantità alla qualità o per le donne che al potere faticano ad arrivare, ad avere rispetto.


Ma è difficile, dicevo perchè infarcisci di parecchia retorica il tutto, di momenti topici scanditi dalla colonna sonora del fido John Williams, di discorsoni che van bene per la massa, ma io preferisco il silenzio, preferisco quelle scene -per quanto altrettanto sottolineate- in cui la si vede Kay stagliarsi in mezzo a tutti quegli abiti maschili. Insomma, le questioni importanti, le vuoi far vedere a tutti i costi, non vuoi lasciare nulla al sottinteso.
È difficile perchè ci vuoi mettere anche troppo lo zampino, tra carrellate, avvicinamenti, piccoli piani sequenza come a dire: "ehi, oltre a Meryl e Tom, oltre alla storia d'impatto, ci sono anch'io!".
Come vedi, caro Steven, non è facile perchè continui a fare quel genere di film che non mi appartiene del tutto, che strizza volentieri l'occhio all'Academy, al botteghino, anche.
Ma, questa volta, si vede come la storia ti sia a cuore, si vede come patteggi per Kay, per Ben, per quello in cui credono. E fai battere il cuore con riunioni improvvisate in salotto, con il vero giornalismo all'opera, e soprattutto con la messa a stampa di un giornale, come non si vedeva da tempo.
Insomma, mostrando il giornalismo come dev'essere, come lo vorresti ancora.
Quindi se chiederti scusa risulta difficile, ti scrivo semplicemente: "Grazie".



Regia Steven Spielberg
Sceneggiatura Liz Hannah, Josh Singer
Musiche John Williams
Cast Meryl Streep, Tom Hanks, 
Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Carrie Coon
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Spotlight, Tutti gli uomini del Presidente, Frost/Nixon
Voto: ☕☕½/5

8 commenti:

  1. Il film che più mi pesava recuperare ma, dopo la tua recensione, dopo il tuo grazie, sono decisamente più tranquillo.

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    1. È un grazie che tiene conto della tanta retorica e del tanto buonismo, insomma, se tutti sono bravi e ci tengono a dimostracelo con discorsoni e paroloni, devo ammettere anche che un messaggio simile, oggi, conta più di questi difetti.

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  2. Per me invece uno dei mattonazzi più insopportabili e pesanti dell'anno. E degli ultimi anni.

    Col cavolo che chiedo scusa a 'sti tre! :)

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    1. Pesante no, retorico sì, posso concedertelo.
      Ma sarà che sono davvero stanca degli articoli da click, delle fake news, dello scrivere giusto per far pubblicità ad altro... Spielberg con me ha fatto centro.

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  3. Per me un film bellissimo, senza tante "scuse" :)
    E' inutile, a me Tom Hanks sta sulle palle solo quando fa Robert Langdon...

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    1. Io ho dei seri problemi con lui, con la maestrina della Streep e con Spielberg. Ma insieme, con un messaggio così necessario, sanno farsi perdonare ;)

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  4. Confesso che dopo un'iniziale interesse, mi son un po' allontanato dall'idea di recuperarlo, chissà più avanti :) Anche io mi son ricreduto su Hanks con Sully :D

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    1. Diciamo che ti capisco, la storia la si conosce dai tanti riassunti fatti finora, lo sviluppo è prevedibile, loro tre sono loro tre -indiscutibilmente- e il classicismo regna sovrano. Però, come riflessione su dove eravamo e dove stiamo andando -o siamo già- si fa necessario, ecco.

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