Andiamo al Cinema
Il Western non è certo il mio genere.
Troppa polvere, troppo sporco, troppo machismo.
E un genere che, purtroppo o per fortuna, è appartenuto ai miei nonni, nemmeno ai miei genitori da sempre dalla parte degli indiani. Un genere che tenta in continuazione di essere rilanciato, che ha avuto le sue flebili fiamme grazie a Tarantino o ai fratelli Coen, agli appassionati che non demordono.
In Italia, si sa, dici western dici Sergio Leone. E pure qui ho avuto i miei problemi, lo dico piano, che so che si tocca un mito.
Com'è allora che sono andata a vedermi Testa o Croce?, l'ennesimo tentativo, piccolo tentativo, di lanciarsi nel genere?
Per Alessandro Borghi, ovvio, ma anche per una campagna pubblicitaria di 01 che ci crede a questo tentativo, che mostra un approccio diverso, che vuole parlare a quel pubblico giovane che è tornato ad affollare i cinema.
E per una volta, non mi sono annoiata.
Sì, abbiamo lo sporco e la polvere, i bruti e il machismo, abbiamo le sparatorie e i cavalli, i cacciatori di testa e una testa vera e propria, che fa la differenza.
Anche se la differenza la fa in primo istanza il racconto, che viene dalla voce di Buffalo Bill in tournee in un'Italia da unificare e bonificare, dove le terre sono dei padroni e i poveri diavoli che le lavorano devono sottostare alle loro leggi. È un narratore non affidabile, che cerca storie e ci ricama sopra per raccontarle e incantare il pubblico, che l'America la sogna come terra lontana, terra della speranza, dove invece imperano la violenza, il sangue, non certo le leggi.
A cambiare le cose non è poi la presenza di Alessandro Borghi nei panni di un buttero piacione sì, ma non certo un santo, nonostante il suo nome, è Nadia Tereszkiewicz, la vera protagonista del film che si ribella a una marito violento, che rivuole la libertà mai avuta perché o sei sposa o sei puttana. Con Santino, allora, scappa ritrovandosi dentro lotte più grande di lei che corrispondono ai sogni di grandi rivoluzionari che finiscono nel sangue. Non sono battaglie che la riguardano, lei che sogna forse l'amore, forse la sicurezza, forse solo una nuova vita. La sogna in America ma prima deve passare per ferrovie in costruzione, paludi da bonificare, stalle di fortuna e pure prigioni da cui evadere, riuscendo a farcela anche perdendo tutto. Pure il senno.
Fatto di tappe, di incontri e di scontri, di fughe e di incontri amorosi e anche di un'epica sparatoria, il film non è la classica epopea western, Tutt'altro. È moderna e femminile, è particolare e pure magica, con un colpo di scena che a metà racconto cambia tutto e porta da un'altra parte, Una parte decisamente strana, interessante, imprevista.
I più preparati, o semplicemente chi ha avuto un'infanzia diversa dalla mia, già allergica ai western e che con i western mi addormentavo dai suddetti nonni, possono fare i paragoni con Bud Spencer e Terence Hill, io mi limito a notare come la recitazione, certe espressioni, certi sguardi di Borghi, da lì chiaramente arrivano.
Ma in realtà Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis contaminano il loro racconto, non vivendo di soli western, rendendolo un genere moderno e giovane, svecchiandolo di polvere e cliché, sfruttandolo a loro favore.
Testa o Croce? è un film a cui piace sperimentare.
Lo fa dietro la macchina da presa che cambia di grana e di pellicola per dare quella patina polverosa tipica dei western, lo fa nel racconto, che diventa fantastico e stralunato, ma accettabile. Così come i toni, mai troppo seri, mai troppo comici, di un umorismo chiaramente nero, vista la testa del titolo.
Gli ambienti, i paesaggi, con i loro animali liberi o allevati, diventano parte del film. Mostrano anche un'Italia che non è cambiata, un'Italia così simile all'America e le anime perse che ci vagano.
Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis riescono a tenere le redini di un film che passa anche dal romanaccio all'inglese di John C. Reilly, che con quella faccia da caratterista funziona un gran bene come un Buffalo Bill, meglio di attori impostati e teatrali che sono lì a rimarcare la differenza generazionale con attori e registi più giovani.
È quindi un western contaminato e che volutamente vuole sperimentare, anche nel nel finale che un finale vero e proprio non è e sembra lasciarci sospesi di fronte a una storia troppo strana, troppo bella, per sembrare vera.
Voto: ☕☕☕/5
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