Andiamo al Cinema
Lei è un'insegnante che stanca dei grandi numeri e dello stress della grande città, accetta di trasferirsi in un piccolo paesino, in una piccola scuola, in una grande casa in mezzo al niente.
Lui è un musicista, questo sì, ma non un musicista famoso. Un paio di album pubblicati con un'etichetta, poi più nulla, con la voglia di farcela ancora, con la speranza di riuscirci a ricavarne una carriera.
Stanno insieme da tempo, da così tanto che chissà chi erano, prima di stare insieme, ed è scontato che lui vada a stare con lei, può lavorare da casa, può comunque raggiungere gli amici in tournée, anche se è senza macchina, anche se è a due ore di distanza da tutto, anche se una famiglia non ce l'ha più.
Già da qui inizia a insidiarsi in un film che potrebbe essere un banale film su una coppia in crisi chiamata a confrontarsi su una relazione che non sembra andare da nessuna parte e che tiene entrambi prigionieri di un'idea, più che dell'amore, dicevo, con la mancanza di quella famiglia e visioni di sfuggita in incubi notturni, si delinea il lato horror di Together.
Un lato che può proseguire sulle sicure strade del soprannaturale che portano in mezzo ai boschi, che portano nel fondo di una caverna, che portano a una pozza in cui era meglio non bere e strane pulsioni che portano lui a voler stare sempre più vicino a lei. Insieme, costi quel costi.
È una malattia mentale ereditata da quella madre che non c'è più, o sta davvero succedendo qualcosa a Tim e poi anche a Millie?
La campagna pubblicitaria del film di Michael Shanks non lascia molto spazio ai dubbi, che ci si trovi davanti a un body horror già lo si sa, e si sa che i corpi di Dave Franco e Alison Brie vogliono unirsi in ogni modo possibile. Se manca l'effetto sorpresa per una svolta che in fondo ci viene anticipata dall'immancabile prologo e che mostra -di sfuggita, per fortuna- due cani nella stessa situazione, conta la preparazione a questa unione e soprattutto il modo in cui viene affrontata.
A piccoli passi, con indizi e pulsioni, con vicini fin troppo accoglienti che però hanno la faccia poco rassicurante di Damon Herriman, unioni bibliche erotiche sì, ma anche castranti e dialoghi taglienti resi più veri dalla chimica percepibile tra due attori che sono anche marito e moglie nella vita reale.
I toni, a sorpresa, cambiano una volta presa coscienza del vicinato che li circonda e di quello che li aspetta. La tensione data da topi nascosti, incubi notturni e risvegli soffocanti, lascia il posto a una certa comicità, volontaria o meno, in cui primeggiano le urla di Dave e i modi da ragazza petulante (ma comunque ragionevole) di Alison che alleggeriscono il sangue e i tagli e lo stare insieme.
Insieme, in ogni senso, funzionano e funziona un film che pur ricercando una scena madre e tante piccole scene cult, ha una sua dignità e una sua estetica che nel mezzo dei boschi o in una casa d'altri tempi appartiene già a un horror classico anche se un filo patinato.
Il body horror continua ad essere il ramo dell'horror a me meno congeniale, troppo impressionabile, troppo svenevole come sono, ma qui gli effetti speciali che mescolano protesi e composizioni al computer riescono a rendere sopportabili anche le unioni meno bibliche.
Sarà che Dave e Alison le rendono strane e divertenti e spaventose allo stesso tempo.
Mettimi poi le Spice Girls -in vinile, per intenditori- e anche se cerchi l'effetto tiktok e lo fai vedere, hai il mio applauso.
Voto: ☕☕☕/5
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