18 febbraio 2018

La Domenica Scrivo - Teatro (di palcoscenici calcati o immaginati, di risate, applausi e sorrisi)

Venerdì sera sono stata a teatro.
Che era un buon proposito per quest'anno: concedermi di più al palcoscenico, e magari piazzare una bella opera lirica in un teatro importante nel corso del 2018.
Sarà la vecchiaia che avanza?
No, è un amore che sento che potrebbe rinforzarsi, un campo che mai ho frequentato che vorrei conoscere.
E pensare che ai tempi delle medie, dei corsi facoltativi e delle prime sperimentazioni, sul palco stavo bene, avevo pure monologhi assegnati, tutti miei, a cui far fronte.
Pure all'università gli esami di teatro mi incuriosivano, li sostenevo perchè obbligatori, e anche se a teatro non andavo, divoravo le riduzioni scritte, i libri e le sceneggiature. Non a caso, e cosa che mi ha stupito non poco e continua a suonare strana, l'unico 30 e lode della triennale l'ho portato a casa proprio grazie a una tesina su Beckett, alla faccia del cinema.
Poi ho mollato il colpo, Beckett sono andata a vederlo a Padova, in quel Teatro Verdi che è come te lo aspetti, con il tuo palchetto personale da cui godere della scena, con le luci, l'atmosfera giusta, qualche altro raro appuntamento qua e là, per amici che si esibivano perlopiù.
Fino a venerdì.



Fino a una compagnia che da Roma è arrivata fin qui, nella campagna veneta, con uno spettacolo fresco, che sembrava scritto per me.
Lui e lei, entrambi soli, lasciati di fresco, che si ritrovano per errore o per truffa a condividere un bilocale al 15esimo piano di un condominio.
Lei aspirante attrice, sopra le righe e arrabbiata con il genere maschile.
Lui narcolettico, che non sopporta le emozioni forti e la confusione.
Nascono battibecchi senza fine, litigi e tentativi di forzata e civile convivenza.
Poi sì, arriva pure l'altro, dall'accento spagnolo, che cita Julio Iglesias a non finire, che cerca di conquistare lei ma finisce per farsi aiutare e per aiutare entrambi.
Nel mezzo, canzoni, monologhi, balletti, e tante, tante risate.
Risate sguaiate che si alzano da un pubblico non certo giovanissimo, risate sincere per una comicità fisica e intelligente, risate che danno soddisfazione, che fanno sentire nel posto giusto al momento giusto, risate contagiose, anche per loro -gli attori- lì sul palco a chiedere sempre di più.
E applausi, per piccoli momenti seri che richiamano al #metoo e alla libertà di essere, che quasi non ti aspetti in una commedia degli equivoci, volutamente leggera e romantica.

Ma più degli applausi che non si esauriscono, più delle risate che ti porti nel cuore quando il sipario si chiude, è il sorriso su cui vorrei soffermarmi.
Il sorriso mio, personale, per aver vinto il freddo e soprattutto la pigrizia, la voglia dopo un venerdì che si porta addosso tutto il peso della settimana lavorativa, di starmene sul divano, al caldo, sotto la coperta con il giovine.
E essere usciti, essere andati a teatro.
Una di quelle cose nuove che mi ero ripromessa di fare almeno una volta al mese, per cambiare un po', osare anche (anche se sembra ridicolo, per una sola sera a teatro a 10 minuti di macchina da casa), chiedere di più a giornate che sembrano tutte uguali anche se i contenuti -i film, gli episodi, le pagine visti e letti- sono diversi.
Il sorriso poi che ritrovi nello sguardo di chi ti sta accanto, della coppia che accanto a te conversa e chiede, del pubblico abituale, con i posti abituali, pure, che il teatro lo conosce meglio di te, che ci collabori pure, anche se solo per quel che riguarda la parte cinema.
Un sorriso che è condivisione, un riconoscersi per aver assistito a qualcosa di bello, e mai come questa volta, unico. Che è la peculiarità del teatro, no?
E allora, queste risate, questi applausi, questi sorrisi, hai voglia di ritrovarli ancora, il teatro lo vuoi far tuo, cercando ancora e altrove simili occasioni di sfidare -nel piccolo- te stessa e la facilità con cui ti appoggi all'abitudine.

Lo spettacolo di cui parlo è That's Amore, di Marco Cavallaro.
Potete avere più notizie QUI e QUI

6 commenti:

  1. Qualche anno fa sono andato a vedere una divertentissima commedia, dalla quale hanno poi tratto anche un film. Anche lì i protagonisti erano una coppia (ma fratello e sorella) più un terzo personaggio 'a sorpresa'. Una storia che fa ridere, riflettere e commuovere, come piace a me. La commedia si chiamava "Ben Hur".

    Queste storie a teatro mi piacerebbe vederle con costanza, ma dalle mie parti il teatro è più istituzionale e serio :D

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    1. Per un attimo ho pensato stessi ironizzando sul Ben Hur originale, invece google mi ha dato la giusta risposta ;)
      Teatri istituzionali ce ne sono anche qui, ma quelli più "piccoli" puntano su commedie leggere e divertenti, ben fatte, per attirare il pubblico. E fanno centro!

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  2. Che voglia di andare a teatro che mi hai messo!!

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    1. Felicissima di averti contagiato! Io cercherò di renderlo un appuntamento più fisso d'ora in poi :)

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  3. Pure io sono andato a teatro pochi giorni fa. E a sorpresa è stato più divertente di quanto immaginassi!

    Film e Netflix restano meglio, neh, però tanto per cambiare ci può stare... :)

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    1. Il resto delle mie serate le continuerò a passare tra divano e poltroncine del cinema, ma una capatina in quelle del teatro -quando sa proporre qualcosa di fresco, bello ed entusiasmante- tornerò a farla :)

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