2 luglio 2016

Il Piano di Maggie

Andiamo al Cinema

Siamo a New York.
In pieno inverno (perchè i distributori italiani sanno bene quando piazzare l'uscita di un film).
C'è Maggie, che stanca di non trovare l'uomo giusto, stanca di disinnamorarsi dopo poco mesi, decide di fare da sola, di avere un figlio senza un compagno.
Da sola è ovviamente un modo di dire.
Un uomo, un candidato e/o donatore, c'è: Guy, piccolo genio della matematica ai tempi del college, ora produttore e imprenditore nel settore dei cetrioli. Sì. Cetrioli.
C'è l'amico che cerca di far ragionare Maggie, che la invita ad aspettare.
C'è lo stesso Guy che, galantemente, si offre di fare quel figlio alla vecchia, o più semplice, maniera.
Ma Maggie no, testarda, vuole andare avanti per la sua strada. Attenersi al suo piano.
E cosa fa il destino, quel mattacchione?
Ci mette di mezzo l'amore.
Ovvio.
Un amore complicato, però, per un professore, un intellettuale, un antropologo con un romanzo nel cassetto, che però è sposato.
Infelicemente, per carità.
Che la moglie, competitiva, vera e propria star universitaria, non gli presta le giuste attenzioni, lo mette da parte.
Mentre Maggie è lì, pronta ad ascoltarlo, a leggere quel romanzo che sta scrivendo, a incoraggiarlo.
Lui e il suo ego.
E quindi?
Quindi, in mezzo a tante parole, a tanti discorsi, a tante dichiarazioni, ad un balzo in avanti di 3 anni, a piani machiavellici e intese non così vincenti, tutto torna come prima.


Lo state pensando anche voi?
New York, coppie in crisi e coppie che si formano, tante parole, tanti dialoghi.
È Woody Allen!
No, sbagliato.
È Rebecca Miller!
E sì, quel Miller sta proprio per Arthur Miller, padre di Rebecca, che a quanto pare è vera e propria erede in fatto di commedie leggere, disincantate, piene di humour sofisticato, di girandole emotive.
Il Piano di Maggie è infatti così, leggero fino quasi all'effimero, divertente e caustico al punto giusto. Americano, eccome, ambientato com'è nell'ambiente posh com'è quello dei professori universitari, e i vari appartamenti che visitiamo, veri e propri cataloghi viventi di Maison du Monde & simili, ne sono la prova e si offrono come sfondo perfetto per la regia pulita e indie della Miller.
Un film che si basa sulle parole, sui giochi, sulla complicità tra gli attori.
Che, per la cronaca, gridano commedia indie/romantica a distanza di chilometri visto che abbiamo la musa del genere Greta Gerwig, l'affezionato Ethan Hawke, l'algida e irritante Julianne Moore che si scioglie tra le note di Bruce Springsteen e pure quel vichingo di Travis Fimmel, qui con capelli e cappello.


Difettucci ce ne sono, certo, perchè non è che la struttura del film sia proprio così solida, leggera com'è, e i toni si fanno spesso e volentieri esagerati, ma è probabilmente colpa anche di un doppiaggio davvero orribile, che rende ingiustamente esasperanti i personaggi.
Il piano di Maggie lo si può così catalogare come un film di Woody Allen, un Woody d'altri tempi seppur non proprio in forma, o lo si può definire come una boccata d'aria fresca, romantica e divertente, che con la sua neve, il suo gelo, rinfresca questa calda estate.
Anche se poi, ad arrovellare e scaldare la situazione è una domanda che per quel che mi riguarda non ha ancora trovato risposta: meglio quel vichingo che è pure un matematico/poeta di Travis Fimmel, o è meglio quell'intellettuale di Ethan Hawke?


Regia Rebecca Miller
Sceneggiatura Rebecca Miller
Musiche Michael Rohatyn
Cast Greta Gerwig, Ethan Hawke, 
Julianne Moore, Travis Fimmel
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2 commenti:

  1. Il film non l'ho ancora visto ma, sulla fiducia, tra Travis Fimmel e Ethan Hawke scelgo...

    Greta Gerwig. :)

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    1. Ah ah! Ottima scelta, e meno competizione per me :)

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