3 dicembre 2016

Free State of Jones

Andiamo al Cinema

Lo si diceva anche ieri, in un contesto storico e geografico completamente diversi: quando una guerra finisce, non finiscono le sue battaglie.
E sarebbe da aggiungere, quando è in corso una guerra ci sono più battaglie in corso, laterali, individuali, personali.
Il discorso si sposa alla perfezione con l'enigmatica figura di Newton Knight, infermiere durante la sanguinosa guerra civile americana, che arrivò al limite dell'umana soppotazione: basta morti, basta feriti, basta insensate gerarchie.
Knight scelse di disertare, ma scelse soprattutto di difendere i deboli, che con quella guerra non avevano nulla a che fare, che combattevano affinché i più ricchi -esonerati dal campo proprio per la loro ricchezza calcolabile in schiavi di proprietà- si potessero arricchire di più.
Parte così una sua personale guerra, una dichiarazione di indipendenza, creando il libero stato di Jones all'interno della contea di Jones, dove quegli schiavi come lui fuggiti da un amaro destino, dove soldati disertori, si schierarono in suo favore, combattendo chi li opprimeva, chi li impoveriva.
E come ogni guerra, non sarà una guerra senza colpi bassi, ma con sangue, fiamme e dolore.


Ad interpretare il carismatico e stratega Knight, quel Matthew McConaughey che vinto l'Oscar soppesa per bene i progetti in cui rimanere coinvolto, e basta un primo sguardo, un primo ascolto alla sua parlata per capire cosa l'abbia spinto ad accettare il progetto di Gary Ross.
Su di lui, sulla figura centrale che interpreta, gira tutto il film, e finiscono inevitabilmente nell'ombra i comunque promettenti Gugu Mbatha-Raw (sì, quella di San Junipero di Black Mirror) e Mahershala Ali (il Remy Danton di House of Cards), che ne mostrano il lato più umano, più liberale e senza pregiudizi, cosa non scontata in quegli anni.
Il problema, in questa ricostruzione dallo stile classico, in questo quadro storico distante da noi, pubblico europeo, è però alla base di questo progetto, nella sua sceneggiatura.
Se infatti i 139 minuti di durata li si soffre meno del previsto, a conti fatti non ci si spiega il lungo dilungarsi in mezzo alla palude che costituisce il nucleo originario dello stato libero di Jones, e poi la frettolosa parte finale, che fa passare anni, momenti storici, firme e piccole rivoluzioni, con semplici scritte didascaliche e atti a sé stanti, come a voler condensare il tutto per arrivare al finale.


Appare pasticciato, così, anche quel lunghissimo passo in avanti, a 85 anni dopo, con protagonista il nipote di Knight, e la querelle che lo vide, lui, con ogni probabilità per 1/8 nero, vedersi annullare un legittimo matrimonio, ritenuto contrario alla legge per le coppie interrazziali.
Il passo, lungo, certo, non è gestito al suo meglio, comparendo inizialmente come fosse un errore di montaggio, e ritrovando solo a poco a poco il suo contesto, che lo fa però perdere in efficacia.
Free State of Jones non è per questo da buttare, anzi, in un Paese sempre più diviso, che certi problemi di convivenza ancora e oggi più che mai non ha imparato a risolverli, fa conoscere una pagina di storia in parte dimenticata, in parte -almeno a me- sconosciuta. Ma il risultato sembra quasi quello di aver voluto dire troppo, ripreso troppo, per poi in fase di post produzione cercare in qualche modo, tagliando qua e mettendo di là, voler far stare tutto.
Per buona pace di McConaughey.


Regia Gary Ross
Sceneggiatura Gary Ross
Musiche Nicholas Britell
Cast Matthew McConaughey, Gugu Mbatha-Raw, 
Keri Russell, Mahershala Ali
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6 commenti:

  1. Anche qui temo un po' di noia. Non me ne voglia McConaughey, ma il tema mi interessa poco e potrei patirlo. Però lui è bravissimo, e ci credo. :)

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    1. La noia io l'ho scampata, si resta ben svegli nonostante la durata. Certo, io partivo da più interesse per una storia e un personaggio che non conoscevo... solo il finale, pasticciato, mi ha deluso.

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  2. Quindi mi pare di capire che, se me lo risparmio, non è che faccia poi un errore enorme, giusto? ;)

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    1. Una visione la merita per me, almeno per McCoso che dopo La foresta dei sogni torna in ottima forma e con un personaggio molto sulle sue corde. Dagli una chance ;)

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  3. Nonostante paia molto fordiano, ho alcune riserve.
    Speriamo non mi deluda troppo.

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    1. Fino a quel finale in cui tutto scorre troppo veloce, la visione è molto fordiana e molto solida, mi saprai dire!

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