14 aprile 2017

Kung Fu Panda 3

E' già Ieri -2016-

Al caro, buffo Po, non mi sono mai appassionata davvero.
Colpa mia certo, che l'ho inizialmente snobbato a favore della Pixar, colpa mia che l'ho recuperato tardi e apprezzato fin là, colpa mia che nonostante le risate, l'azione e i sentimenti in gioco, al panda Po ho sempre preferito altro.
Ecco perché ho visto solo adesso, con sostanziale ritardo, il terzo capitolo, quello che in molti hanno definito il migliore.
Migliore perché all'azione dura e pura, preferisce i sentimenti, a una trama che va avanti, preferisce tornare indietro, guardare le origini di quel panda talmente buffo da non capire di essere stato adottato, da non capire di avere davanti il proprio, vero, padre.


Tutto è veloce, però, fin troppo, e non aiutano i buchi di memoria personali su quanto successo negli altri capitoli.
Ma poco importa, in un lampo si è in famiglia, si è in mezzo a tanti, tantissimi panda, in un'isola felice e distante dal resto del mondo, dove Po si sente a casa.
È lì per una missione, però, per fermare il temibile Kai ritornato dall'aldilà, e che solo il movimento del chi -di cui i panda sono custodi- può fermare.
Dei vecchi protagonisti, così, restano solo Po e Tigre, gli altri Cinque Cicloni -maestro Shifu compreso- sono stati catturati da Kai e incastonati sotto il suo potere.
Inizia così un allenamento che è in realtà una scoperta del proprio mondo, delle proprie abitudini, inizia una riscoperta di sé che ferisce, nel mentre, quel padre che Po ha cresciuto.


I sentimenti, si dicevano, entrano prepotentemente in azione.
E così, quando all'azione viene chiesto di scatenarsi, lo fa tenendo conto di questi, in una baraonda ordinata e strategica, semplice ed efficace, ma non del tutto.
Ora, non so se la serata era sbagliata, se l'umore era sbagliato, o se semplicemente Po, i suoi compagni guerrieri, continuo a guardarli con occhi diffidenti, ma anche qui, la passione non è esplosa.
Ho riso, mi sono anche un po' commossa, trovando bellissimo quell'aldilà, quel villaggio incastonato fra le montagne, quel rapporto semplice per quanto complesso, tra due padri chiamati a confrontarsi.
Ma tutto è stato così veloce da non lasciare il segno.
Sarà che dei sequel non sono un amante, del kung fu nemmeno, e che troppe gag strizzano l'occhio al pubblico dei più piccoli, così anche questa volta, senza polemica, senza delusione, senza problemi, Po lo metto da parte.
E potevo mettere da parte anche questa piuttosto inutile recensione, lo so, ma in tempo di trasloco, ogni scritto, ogni film, va bene, giusto?


Regia Jennifer Yuh, Alessandro Carloni
Sceneggiatura Jonathan Aibel, Glenn Berger
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6 commenti:

  1. Inutile proprio no, perché secondo me è un film, una saga, davvero bella, certo diversissimo dalla Pixar ma il kung fu, almeno personalmente, fa sempre effetto ;)

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    1. Non inutile, ma non capace di lasciare il segno, almeno non su di me che del kung fu non sono appassionata e che i sequel li vedo con diffidenza...

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  2. Ho trovato questo capitolo il più debole della saga. Si, ci sono bei momenti e belle morali... Ma c'è qualcosa che non mi ha propriamente convinto come i capitoli precedenti. Forse per le piccole confusioni di trama o per le scelte dei personaggi minori... Peccato!

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    1. Il problema, secondo me, è che si strizza troppo l'occhio al pubblico più piccolo con trovate e gag semplici semplici... lo si è sfruttato troppo, forse, Po.

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  3. Io sono uno di quelli che l'ha amato moltissimo, e che giudica questo terzo capitolo indubbiamente il migliore di una saga tra le meglio riuscite della Dreamworks. :)

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    1. Ricordavo il tuo entusiasmo, e mi sa che il cuore di padre ha influito ;) io che sono diffidente fin dal primo capitolo, l'ho trovato parecchio stanco e "liscio", senza mordente.

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