12 maggio 2018

Loro 2

Andiamo al Cinema

Rileggo quanto scritto per Loro 1, e mi trovo in disaccordo con me stessa.
Lo so che dovrei valutare il film nel suo insieme, che quello che ho scritto era un modo per appuntare emozioni, sensazioni, lasciando in sospeso il giudizio, ma un po' di giudizio già c'era, e va ora in direzione contraria a quanto provato uscendo e guardando una seconda parte ben diversa.
Loro, infatti, si mettono da parte.
Ora c'è solo Lui a riempire la scena, a cercare di tornare in scena, con pochi voti a dichiararlo sconfitto, 6 senatori a separarlo dal ritorno. Nel mentre, sempre Lei da conquistare, sempre feste, luccichii, farfalline con cui stuzzicarsi, che fanno da contorno, che fanno da sfondo. Ora che sembra arrivato, ora che nel circolo dei potenti sembra essere entrato usando ogni mezzo a disposizione, Sergio Morra non interessa più, c'ha portato a Silvio, c'ha mostrato l'appeal, l'ombra nera che stende Silvio pur dalla sua bassezza, e Sorrentino lo dimentica, lasciandoci in preda alle crisi esistenziali e morali di un uomo che deve fare i conti con la vecchiaia, con il non piacere più, con il tocco da venditore forse perso, forse no, di certo rivelato.



È la caduta di un mito quella a cui si assiste, la caduta di un mito vista dal mito stesso, con l'alito da nonno, con i modi affabulatori che alla politica italiana non piacciono più, con i favori, le veline, che allontanano una volta per tutte quella moglie.
Ci sono allora momenti altissimi, ci sono monologhi al telefono che fanno godere davvero, ci sono confronti sull'età che fanno rabbrividire, ci sono urla in cucina come la più classica delle coppie pronta a scoppiare, dove la verità verrà a galla solo da una parte, ci sono battute e freddure, momenti metaforici a chiudere il tutto che fanno la gioia di chi -come me- Sorrentino lo apprezza per la sceneggiatura, per le metafore, per i giri del suo stile.
Ma, ovviamente, c'è anche l'altro Sorrentino con cui fare i conti, quello che della storia se ne frega, che inquadra momenti e situazioni, e così si va di scena in scena, di musica in musica, di balletto sexy in balletto sexy, arrivando però a stancarsi.
Sì, l'ho detto: mi sono stancata, le tante scene da videoclip mi hanno annoiata, proprio a me che di solito di queste godo, cullata dall'ottima musica scelta da Sorrentino, dalla fotografia del solito eccelso Bigazzi.


Ho cercato di capire perchè, come possa essere successo questo tradimento.
Forse la lunghezza del progetto tutto, forse la ripetitività di questi momenti, con le solite sgallettate a mostrarsi e svelarsi, forse, in realtà, è Lui che poco mi interessa, poco mi vede coinvolta.
È il progetto nel suo insieme, quindi, a lasciarmi perplessa, il ritratto di un uomo e di una situazione politica forse prematuro, forse semplicemente lontano dai miei gusti. Perché c'era umanità in Jep Gambardella, il re delle feste, c'era tanta nostalgia nel compositore Fred, e tanta malinconia in un giovane Papa. In Silvio, in un Silvio per quanto a suo modo depresso, a suo modo allo sbando, si fatica a scavare dietro la maschera, dietro il cerone che copre e deforma Servillo, a cui ruba la scena spesso e volentieri un'incredibile Elena Sofia Ricci e il bel Riccardo Scamarcio, che un cuore, alla fine, dimostra di averlo. E spezzato.
Si insiste, però, e a lungo, si mostra la solitudine in mezzo alla folla, l'unico rifiuto a contare più di cento sì, l'ego colpito e ferito, ma di questa caduta non si gode, di questo arresto non si prova pena. Resta un personaggio che Sorrentino ha umanizzato, ma non abbastanza da arrivare al mio cuore come sperato. L'impresa in fondo era ardua, fin sulla carta.


Regia Paolo Sorrentino
Sceneggiatura Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Musiche Lele Marchitelli
Cast Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, 
Toni Servillo, Elena Sofia Ricci
Voto: ☕☕½/5

9 commenti:

  1. Di questo progetto (guarderò sicuramente entrambi i film, in due sere consecutive) mi piace molto l'idea di focalizzare la prima parte sui "loro" e la seconda su "Lui".

    Non è facile comunque parlare di Berlusconi in modo asettico, senza turbare le sensibilità, visto che Berlusconi, fino a qualche anno fa, non accettava vie di mezzo: o idolatrato od odiato.

    Adesso invece, in questo momento storico, mi sento di dire che di Berlusconi alla gente frega di meno.

    Ed è stato un momento giusto per fare uscire questo film.

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    1. Sono d'accordo con il ragionamento anch'io, fatto anni fa non avrebbe avuto lo stesso peso, la stessa libertà pure. Purtroppo, resta il fatto che il personaggio mi è scomodo e non mi ha aiutato durante la visione. Resta un gran film, ma che non ha toccato le mie corde.

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  2. Da non amante di Sorrentino, ogni volta mi avvicino a un suo progetto coi piedi di piombo e aspettative ridimensionate. Loro 1 mi aveva divertito, e basta. Curioso per questa seconda parte, anche se il rischio venga a noia anche a me è forte: confido in quei monologhi, nei momenti belli e nella Ricci (da sempre trovata ottima e sfortunata). Il mio compagno di visione, intanto, ha abbandonato l'impresa: la prima parte non gli era andata giù, no, e gli ha tolto fiducia.

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    1. Io sono andata di visioni solitarie, risparmiando al giovine ogni Sorrentino negli ultimi anni, capisco.
      I momenti alti sono altissimi davvero, e la Ricci che ho sempre sottovalutato, finalmente l'ho vista risplendere.

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  3. Sorrentino ha umanizzato il Berluska ma non troppo?
    Mi sembra giusto così. Sempre piaciuti i film di Sorrentino, ma mai amato troppo i suoi personaggi. Forse giusto il young pope, e poi ancora...
    Se mi fa amare Berlusconi, potrebbe essere un miracolo oppure una tragedia. :D

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    1. Diciamo che gli altri personaggi di Sorrentino avevano un'umanità e una malinconia maggiore con cui riuscivo ad entrare in sintonia, qui Silvio sarà più umano e più malinconico, ma per i motivi -egocentrici e politici- sbagliati, e quindi non sono riuscita ad avvicinarmi come speravo, come volevo.

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  4. E' un lavoro affascinante e difficile da valutare (nel suo insieme, parlo) mi servirà qualche giorno per far sedimentare le idee... un unico film su un personaggio così unico del nostro paese, nel bene e nel male, e su come lo ha saputo (con noi complici) modellare a sua immagine. Ci sono scene visivamente bellissime e qualche caduta di tono, momenti trash e sequenze impressionanti (il terremoto). Nel complesso un lavoro da non trattare con sufficienza ma da analizzare compiutamente senza lasciarsi andare a conclusioni facili e distorte del tipo... non è il "solito" film decadente Sorrentiniano: il finale (che non spoilero) è eloquente in questo senso

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    1. Ovviamente non è un film facile, e visto il personaggio che tratta partivo indietro vista la mia apoliticità.
      Resta però un velo maggiore questa volta, un personaggio scomodo che anche se umanizzato e mostrato nel suo momento peggiore -almeno a livello di crisi personale- non è riuscito a conquistarmi, o ad appassionarmi. La lunghezza, poi, questa volta ha avuto la meglio, se con The Young Pope tutto era equilibrato e ben gestito ad episodi, qui ho patito i tanti momenti videoclip, solitamente capaci di emozionarmi, in una sensazione di troppo che inevitabilmente mi ha stancato.

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