15 ottobre 2018

Il Lunedì Leggo - C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo di Efraim Medina Reyes

Un'ode al cuore infranto.
Uno sfogo nero su bianco su un amore che finisce, una vita che sembra sprecata, mentre i propri eroi soccombono al romanticismo estremo, alla morte.
Il sogno è quello di diventare uno scrittore famoso e volare a New York, uno scrittore meritevole, mica come Garcia Marquez. Rappresentare la propria Colombia pur odiandola, pur definendo città immobile Cartagena, pur vivacchiando di espedienti a Bogotà. Ma come fare quando quella ragazza carina ci lascia, quando si mette con l'opposto dell'artista maledetto che ci si crede di essere, mentre altre donne non riescono a superare lei, la sua perfezione?
Si sta con gli amici, che non se la passano certo meglio. Si ascolta musica, cercando di mettere su carta il tutto, inventando racconti, ma pure film, sceneggiature.
E allora, ci si fonde con la rabbia di Sid Vicious, ci si sente a lui vicini, lui, dal cuore infranto, lui senza più Nancy al suo fianco.
Ci si sente più soli, quando un amico come Kurt Cobain se ne va, all'improvviso anche se come una morte annunciata, e si passa il giorno intero a richiedere le sue canzoni al jukebox, a bere e ubriacarsi rendendo onore.



Estremo, fin dal titolo, il romanzo di Medina Reyes suona davvero come un disco rock, con i capitoli che invitano a mettere in sottofondo pezzi e album, con le parole che accelerano e hanno il loro ritmo, procedendo come fiumi in piena, come accordi malinconici.
Estremo nei giudizi verso gli altri grandi autori della Colombia mettendo in primo piano un ego non da poco, estremo nel suo giudizio sulle donne che non manca di colpire, di ripudiare (fortuna, allora, che il romanzo è del 2001 e l'era del #metoo ben lontana).
Sono capitoli che hanno il sapore di un manifesto, sono pagine che grondano rabbia, amore, tristezza, in cui la storia passa quasi in secondo piano, in cui i salti temporali contano fin là, conta Rep, la sua voce, il suo bisogno di farla sentire e di scappare, di dimenticare.
E allora, scovato dal nulla, letto d'un fiato, amato e odiato, sottolineato a più riprese, questo romanzo che sembra un disco rock, questo lamento che sembra un'ode, non posso che consigliarlo e farlo conoscere.

11 commenti:

  1. Mai sentito, lo ammetto, ma già solo per il titolo, uno di quelli verbosissimi, che mi piacciono da impazzire, dev'essere mio. :)

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    1. Molto rock, molto "di getto", ma è forse il romanzo che più ho sottolineato quest'anno, e anche se mi sono persa nei salti temporali, ci sono riflessioni sulla scrittura che ti conquisteranno ;)

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    1. Figurati, intrigantissimo infatti, comprato più per il titolo si è rivelato una piccola perla.

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  3. Ha letto troppo Kurt Cobain e inevitabilmente lo imita.
    A chi piace corposo 25 cm. sono una misura rispettabile.

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    1. Non ho ben capito questo commento...

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    2. Ti riferisci al primo rigo oppure al secondo?

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    3. Lisa, io ammiro molto il tuo blog e consulto le tue recensioni.
      Io vivo solo ( mia moglie è morta) e ho due figli amatissimi, ma io vivo a Pescara, mentre loro per ragioni di lavoro si trovano a Brescia e Padova.
      Con Bruna allacciavo discussioni sul film visto insieme. Se un'emozione non puoi raccontarla per me è come non averla percepita.
      Se avessi le capacità aprirei un blog dove chi ha visto un film o letto un romanzo potrebbe parlarne e insieme discuterci sopra.
      Grazie per...

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    4. Mi riferivo a tutto il commento, che non riesco a relazionare al libro.
      Comunque, nessuno ti vieta di aprire un blog così, o una pagina FB dove letture/visioni condivise sono la norma ;)

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  4. Letto tanti anni fa, colpita inizialmente da "Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare, una canzone che non è mai esistita e un posto in cui non devo essere mai stato".



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    1. Aprire il libro e sottolineare già la dedica di apertura non mi capita spesso, da lì in poi tanta altra poesia, grezza e romantica allo stesso tempo.

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