20 ottobre 2018

Searching

Andiamo al Cinema

Una figlia che sparisce nel nulla.
Un padre disperato, chiamato ad affrontare una nuova tragedia dopo la morte della moglie, e che la cerca, che cerca di aiutare la polizia in ogni modo possibile: scavando nella vita segreta di quella figlia, scoprendo una persona che non conosceva.
Insomma, niente di nuovo viene da dire per la seconda volta e per un secondo sabato consecutivo.
Un canovaccio noto, declinato in varie forme (seriali e cinematografiche) in vari generi o età (a scomparire un/a bambino/a o un/a ragazzo/a).
Come visto con Mio Figlio, è nel lato tecnico che si deve ricercare la novità, l'originalità.
E Searching è più che sperimentale e innovativo nella sua messa in scena.



Dalla storia della famiglia Kim all'ultima volta che padre e figlia si sentono, dalla realizzazione da parte di quel padre che la figlia è scomparsa alle indagini che prendono piede e diventano virali, noi -pubblico- osserviamo tutto attraverso le azioni fatte e registrate di due diversi computer portatili.
Le ricerche, le chiamate, i contatti da interrogare da parte di quel padre, i profili social, la cronologia da spulciare in quello di sua figlia Margot, aggirando sapientemente password e limitazioni.
Il piccolo schermo diventa quindi grande, si proietta e si registra, ringraziando FaceTime sempre aperto che mostra l'ansia, il dolore, lo stress di David (un bellissimo e bravissimo John Cho).
Uniche concessioni, unici respiri tra un click e una digitazione forsennata, i servizi del telegiornale visti via youtube, riprese normali che a sorpresa destabilizzano mentre si è immersi in quello schermo che consultiamo quotidianamente.


Sembrerebbe un azzardo, sembrerebbe un capriccio fatto per sostenere una trama più esigua proprio come è stato per Mio Figlio, ma Searching mette in scena un thriller con una storia solida e che appassiona.
Ci sentiamo anche noi parte dell'indagine, alla ricerca di indizi e di colpevoli.
Ci sentiamo come David alla ricerca di una risposta e una speranza, più capace della polizia stessa.
L'ansia, il coinvolgimento salgono arrivando ad apici impensabili.
A sostenere l'impresa di un esordiente come Aneesh Chaganty (decisamente da tenere d'occhio), una colonna sonora che non si nota e che proprio per questo fa il suo dovere, a rendere perfetto l'esperimento un uso del ritmo e del tempo precisissimo, dove anche solo l'immagine fissa di un desktop, o di una foto che si apre, fanno la differenza.
In mezzo a questo thriller pieno di colpi di scena, c'è l'elaborazione del lutto, c'è il superamento di una perdita importante e centrale per quella famiglia. E così, a fare la differenza sono anche i ricordi archiviati, dei semplici messaggi che valgono come una vita intera.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Film a sorpresa su cui punto moltissimo. Ne leggo, in effetti, soltanto bene e il regista, se non sbaglio, ha già in cantiere un nuovo film con Sarah Paulson. Speriamo di vederlo presto, insomma!

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    1. Visto in solitaria mi sono ritrovata più volte a trattenere il fiato, a cercare insieme a quel padre indizi. Costruito benissimo, spero sorprenderà anche te ;)

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  2. A me non mi ispira granché, sopratutto dopo aver visto Unfriended..

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    1. Unfriended non l'ho visto, ma credo che qui ci sia una trama più solida e che davvero cattura. Dagli una chance, se la merita ;)

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  3. A me è piaciuto sopratutto per come è stato girato,molto originale.

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    1. Già, idea originale e folle, ma dalla resa perfetta.

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