10 luglio 2019

Mid90s

È già Ieri -2018-

Dal 1985 passiamo in un balzo alla metà degli anni '90.
Sempre in America, sempre in quelle province in cui non c'è molto da fare, soprattutto se sei da poco arrivato in città e non hai amici.
Ma hai una passione, e cerchi di coltivarla anche se bravo non sei: lo skate.
Guardi i ragazzi più grandi, li ammiri, ti alleni a casa, baratti lo skate di tuo fratello con quello che puoi. Salti e cadi. E osservi.
E in quel modo silenzioso tutto tuo entri a far parte del gruppo: il novellino, il più piccolo, quello da incoraggiare e difendere ma pure da sfruttare.
Come sempre, ci sono i buoni e i cattivi.
Chi si perde nell'alcool e chi vede nello skate l'unica possibilità per emergere e andarsene.
Chi ride con te e ti difende, e chi è geloso del tuo inserimento così riuscito.
Chi la famiglia l'aiuta, chi scappa.



È l'iniziazione di Stevie alla vita.
È il suo percorso di formazione che passa per l'appunto attraverso tante cadute.
Diventa grande, pur restando  piccolo, disobbedisce a una madre che fa quello che può, rischia tutto. Mentre gli amici attorno a lui fanno lo stesso, continuando a sognare il modo per andarsene, per farcela.
È l'esordio alla regia di Jonah Hill che non ti aspetti.
Un esordio piccolo, quasi amatoriale, decisamente indipendente.
Un spirito affine al Kids di Harmony Korine (che non a caso compare in un cammeo nel film) ma senza quell'eccesso che lì si mostrava, rappresentato forse solo dal preoccupante Ian (ancora una volta, un Lucas Hedges che non sbaglia un colpo).


La generazione che inquadra Hill è diversa, sono diversi gli ideali e le famiglie e pure la città in cui vivono.
Basta poco così al protagonista Stevie per entrare nel cuore, timido e pieno di entusiasmo, protetto dal fraterno Ray, il saggio del gruppo.
Breve appena 85 minuti, Mid90s riesce a fare centro da subito, portandoci dentro questo mondo di ruote, evoluzioni e confronti, facendoci risentire i brividi della (pre)adolescenza ormai lontana.
La musica è quella giusta che mescola Nirvana, Pixies alle composizioni originali di Trent Reznor e Atticus Ross.
L'occhio di Hill pure, capace di seguire queste evoluzioni, di renderle speciali.
Arrivati al finale capisci di aver visto un piccolo grande film, dove basta un succo di frutta a mettere pace, un tocco sulla spalla per dire grazie e un video a veder realizzati quei sogni.

Voto: ☕☕☕☕/5


8 commenti:

  1. E bravo Hill. Mi era piaciuto moltissimo, nella sua semplicità.

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    1. Un esordio così, in cui davvero nascondersi, non è da tutti.
      Bravo davvero.

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  2. Sicuramente lo vedrò... gli anni '90 americani sono top, specie in storie così.

    Moz-

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    1. E vedrai che nella sua semplicità ti piacerà.
      Un film piccolo che dentro ha davvero tanto cuore.

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  3. Hollywood ormai è nel tunnel degli anni '80 ed uscirne non vuole, bene da una parte male dall'altra..

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    1. Qui però si è già usciti andando a finire nei '90, ritraendoli davvero bene.

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