Che fine ha fatto James Franco?
Un tempo non si stava dietro ai suoi mille progetti da regista, attore, produttore, comico e pure pittore. Poi il ciclone #metoo lo ha travolto senza suscitare troppe sorprese e di lui si sono perse le tracce.
Le acque si calmeranno fino a un suo probabile ritorno?
Probabile.
Nel mentre da queste acque calme è sbucato fuori Zeroville, progetto decennale nato sotto una cattiva stella.
Le riprese dovevano iniziare nel 2011, quando Franco aveva acquisito i diritti del romanzo di Steven Erikson.
Sono state rimandate al 2014, sono passate pure per Venezia (dove presentava The Sound and the Fury, che è un buon film) lasciando fan e accreditati sbigottiti nel vederlo arrivare rasato, baffuto, tatuato su quella nuca nuda. Sala Grande e Alberto Barbera coinvolti nelle riprese e poi, di quel fantomatico film, più niente.
La casa di produzione Alchemy fallisce e i diritti restano in sospeso fino allo scorso anno, dove in America esce senza troppo clamore e senza troppe buone recensioni, e da noi arriva ora direttamente in streaming nelle varie piattaforme.
Arriva, e mi ci fiondo.
Mi fiondo sulla storia di Vikar con la K, uscito dal seminario grazie a Un posto al sole (no, non la soap partenopea, il film del 1951 con Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor) e deciso ad arrivare ad Hollywood a realizzare i suoi sogni.
Sembra La La Land (che è proprio un buon film), ma non lo è.
Nessun musical, nessuna canzone che parte tra il traffico di Los Angeles, anzi, un risveglio traumatico con l'accusa di far parte della Family e di aver ucciso Sharon Tate.
Sembra Once Upon a Time... in Hollywood (che è proprio un buon film), ma non lo è.
Non c'è la stessa cura per i dettagli, per la ricostruzione, e ci sono pure più libertà di quelle che si è preso Tarantino.
Anche se il focus è quello: il cinema, la sua bellezza, la sua importanza.
Che qui diventa un'ossessione.
Vikar non si scoraggia, inizia dal basso, come costruttore di scenografie, incappando nelle riprese di Love Story (che non è proprio un buon film), incappa in uno sceneggiatore in grado di passare tra grosse bevute con George Lucas, Spielberg e Robert De Niro mentre si mettono le basi per Taxi Driver (che è proprio un buon film), al mezzo della giungla per Apocalypse Now (che è un altro buon film), infine approda tra le braccia materne di Dotty, montatrice, che gli svela i segreti del mestiere e lo avvia ad essere un montatore dotato.
Fermi con le battute, che Vikar è ancora vergine e soprattutto si è invaghito dell'angelica ma allo stesso tempo vampiresca visione di Soledad Paladin, attrice europea che non riesce a sfondare, che gira filmacci al limite del porno in attesa della grande occasione.
Gliela può dare proprio lui, Vikar, che deve montare un film senza regista, deve dargli forma e contenuto nella New York del CBGB, deve pure portarlo a Venezia, in concorso.
Ma l'ossessione non si placa, né per Soledad né per quella Hollywood dorata ma nera che lo ha fatto innamorare del cinema, dove il suo mito Clift ha trovato la morte in solitudine, dove un film, più grande di tutti, sembra essere nascosto fra i fotogrammi di altri film.
Strano e lisergico, folle e serioso, Zeroville è difficile da inquadrare.
Franco si accompagna della squadra dei suoi amici più fidati, da Seth Rogen (insieme tra i tanti in The Interview, che è proprio un buon film) al fratello Dave Franco (insieme tra i tanti in The Disaster Artist, che è proprio, ma proprio tanto un buon film), da Will Ferrell a Joey King passando per l'adorabile ladro cinefilo Craig Robinson (insieme come voci di Sausage Party, che è proprio un buon film), piazzando poi la bellezza fuori circolazione di Megan Fox (lontani i tempi della fama per Transformers, che non è proprio un buon film) e la bravura di Jacki Weaver nei panni della vera montatrice Verna Fields.
E Zeroville, è un buon film?
Mi ripeto: difficile dirlo, difficile incasellarlo nel suo omaggiare, nel suo mostrare l'ossessione per il cinema, nel suo proseguire in modo ondivago lasciando pezzi per strada, confusioni fuori fuoco e dubbi non chiariti.
Forse un buon film non lo è al 100%, ma poteva esserlo.
Ecco.
Voto: ☕☕½/5
Credo che aspetterò il ritorno di James con un altro film. Non troppo fa per me questa volta.
RispondiEliminaGuardando alla sua filmografia mi sono resa conto di averne persi parecchi del 2018-2019, si era dato da fare nell'ombra e con progetti massacrati dalla critica. Questo ha del potenziale, ma resta confuso.
EliminaSembra il classico buon film mancato, come tanti titoli oggi in circolazione dalle buone intenzioni e dai risultati deludenti, però potrebbe anche essere interessante...
RispondiEliminaJames Franco che cita, omaggia, ossessiona con il vecchio cinema di Hollywood ha sempre il suo perché, anche se il risultato è più confuso del previsto. Sei avvertito.
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