Ognuno ha i film preferiti che si merita, verrebbe da dire.
Inquadrare i gusti del migliore amico non è mai facile, e pensare che nel suo cuore riescano a convivere Independence Day e Il Marchese del Grillo, assieme a Titanic e chissà cos'altro lo rende quella persona speciale che è.
Il Marchese del Grillo?
Sì, Il Marchese del Grillo.
Quello scanzonato film datato 1981 (solo? sì, pure io lo facevo più vecchio) dove Alberto Sordi gigioneggia che è un piacere, mattatore nel senso più letterale del termine dà vita a scenette, siparietti, scherzoni e malefatte senza star lì a badare al ceto, alla nobiltà, a chi gli si para davanti.
Tanto può tirar pigne ai mendicanti quanto può far suonare tutte le campane a morto per far imbestialire il papa.
Che la storia di questo Marchese fosse ispirata alle goliardie del vero Duca del Grillo lo scopro solo ora, con qualche anno di ritardo, consultando Wikipedia.
Il vero esperto del film resta quel migliore amico, che si è goduto pure questa volta la sua ennesima visione.
Per me?
È solo la seconda, che dopo averlo sentito declamare più e più volte "Io so' io, voi nun siete un cazzo!", in anni impossibili da contare, gli ho regalato il DVD in edizione speciale con tanto di cartoline e a scoprirlo ci sono finita pure io.
Va da sé che non ricordavo nulla della trama, ricordavo solo lo scambio alla Una Poltrona per Due (altro film nel cuore del migliore amico e che subdolamente aveva inserito nella Promessa di qualche anno fa, capite di che Marchese stiamo parlando?), quello scambio fra un Marchese e un semplice Carbonaio, con il primo a godersi un po' di anonimato e dura fatica, il secondo in imbarazzo di fronte ad agi, belle nipoti, conti gonfiati.
Se il tema è stato abusato e ripetuto in letteratura come al cinema, qui si inserisce dopo altri innumerevoli scherzi, e con altrettanti a seguirlo.
Ma il resto, io non lo ricordavo.
Non ricordavo l'invasione francese di Roma, non ricordavo il tragico Don Bastiano, la famiglia disagiata del Marchese, la sua giovane amante, l'amante dell'amante, l'ebanista che non si vuol pagare...
Ogni goliardata, sembra ora un episodio a sé, che fa pesare un po' i 139 minuti di durata, onestamente.
Ma qua e là, pure l'umanità del Marchese affiora, di fronte alla ghigliottina, a una sberla che va data, anche a chi poco prima si è mostrata in tutte le sue grazie a sorpresa.
Divertente ma spossante, con palazzi, interni ed esterni che hanno rapito il mio sguardo più di certe battute, con Riciotto e la sue urla, la sua silenziosa presenza a farmi divertire quanto Sordi,
questo Marchese lo si è ritrovato volentieri.
Non è e non sarà il Monicelli che preferisco, quello che con i suoi personaggi tragicomici sapeva parlare delle tante sfaccettature dell'umanità, ma è l'ennesima dimostrazione di come una commedia possa salvare una vita, e unire in amicizia.
Reggendo dignitosamente i suoi anni, chiamala se vuoi un'altra metafora.
Un classico di ALbertone senza dubbio! «Ah... mi dispiace. Ma io so' io... e voi non siete un cazzo!»
RispondiEliminaEra un periodo che andavo al cinema per Guerre Stellari o altri film del genere,per cui questo l'ho sempre saltato anche nei passaggi televisivi. Devo recuperarlo assolutamente.
RispondiEliminaVerdone doveva essere l'erede di Sordi, ma si è bloccato subito dopo un paio di film discreti.
RispondiEliminaGiorni fa ho rivisto su Sky l'Ascensore di Comencini. Un ritratto del cinismo di un Monsignore magistralmente interpretato da Sordi.
Non ricordo tutto anch'io, però impossibile dimenticarlo, personaggio e lo straordinario attore, un meraviglioso classico italiano ;)
RispondiEliminaNon riesco a farmelo pienamente piacere il Sordi parolacciaro.. sarà una mia pecca.. che di parolacce, poi, ne dico fin troppe..
RispondiEliminaGià non sopporto Una poltrona per due, qualcosa mi dice che questo potrebbe piacermi ancora meno...
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