9 dicembre 2020

Quarto Potere

… Capolavoro…

##1
Che ha detto?
Capolavoro, dice?
Lei, proprio lei, L.C., lo ha scritto, e prima di scappare?
Ne è sicuro?
No perché difficilmente lo dice o lo scrive. 
Strano, strano davvero, se va a consultare i vari post, al massimo si azzarda a scrivere "Signor film", nemmeno per quel tanto amato e venerato La La Land ha osato tanto, che si sa che capolavoro è ormai una parola abusata, usata per serie TV che hanno successo, per film che escono e che poi presto si dimenticano.
Strano davvero, inorridisce quando lo trova scritto da altri, storce il naso e sì, è un po' snob, ma si associa a quelli che gridano capolavoroh per prendere in giro i vari cinefili dell'internet.


##2
Capolavoro, uhm… 
Sì, non capisco nemmeno io cosa possa aver suscitato un simile giudizio. 
Un film vecchio, di sicuro, che si sa che Capolavoro lo può essere solo un qualcosa che supera la prova del tempo.
Magari centrano i film de LaPromessa che aveva in corso, presente, no?

##3
Capolavoro un qualche film de La Promessa?
Sembra un buona pista, sì, ma a ben guardare mancavano solo due titoli, e anche se un musical come Tutti insieme appassionatamente e una serie come Six Feet Under potrebbero meritarselo, non credo si riferisse a loro, non credo nemmeno li avesse visti/finiti, a sentire la cronologia del suo computer.
Però se si guarda al suo Netflix aveva messo in lista Mank, l'ultimo film di David Fincher sul signor Herman J. Mankiewicz, e mi sono incuriosito, ho controllato, e su PrimeVideo sa cos'aveva appena visto?
Quarto Potere.
Io credo che le due cose possano essere collegate.


##4
Può essere, può essere davvero.
Insomma, Quarto Potere, rivederlo oggi con occhi più attenti rispetto a quelli di una studentessa universitaria… sì, credo che il bandolo della matassa sia stato trovato.
Già, già… capisco la fuga, capisco il timore: come si fa a pensare di scriverne, di riuscire a dire qualcosa di nuovo, qualcosa di utile rispetto a Quarto Potere?
Quanto ne è stato già scritto?
Pure un film ci fanno ora!
Orson Welles al suo esordio, all'età di 25 anni che riesce a mettere insieme un capolavoro così.
Visto?
La uso anch'io quella parola perché non si può fare altrimenti.
Siamo nel 1941 ma siamo avanti anni luce: le ha viste lei quelle inquadrature da brivido, quelle ombre, quei chiaro scuri, quegli angoli e quelle posizioni della macchina da presa che sono pura avanguardia?
Mio dio, da esaltarsi anche dopo quasi 80 anni.
Anche per i tanti piccoli ruoli in cui trovare tanti piccoli grandi attori, macchiette ben caratterizzate che ruotano attorno a Kane.
E che dire della storia, di come è raccontata?
Anche se ormai pure i polli sanno che cos'è Rosebud, vederlo sapendolo acquista ancora più significato.
La vita di Charles Foster Kane nato povero ma cresciuto da una banca, strappato dalla felicità della sua infanzia per poi dedicarsi alla stampa, alla politica, all'amore… lo si racconta con quei flashback pieni di significato, un'indagine a ritroso i cui pezzi non riescono comunque a comporre il puzzle della sua vita, a risolvere l'enigma di quell'ultima parola che pronuncia. 
Rosebud.
Capolavoro.

Basterebbe questa sequenza a far scattare in piedi ad applaudire

Capite, mi ritrovo a pronunciarla di nuovo!
Sì, non ho dubbi: si parla di Quarto Potere, si parla di quella voce imponente di Welles, quello che aveva già stregato L.C. non una, non due, ma ben tre volte a Venezia: si  era unita all'emozione di vedere per la prima volta in assoluto quel suo The Other Side of the Wind rimasto chiuso in cassaforte per anni e completato postumo sotto le direttive di Welles.
Ancora più esaltante era il documentario che ne raccontava la storia, il dietro le quinte, quel profetico They'll Love Me When I'm Dead.
Sono tutti e due su Netflix.
E giusto a settembre, che sembra già una vita fa, era rimasta incantata da Hopper/Welles, una lunga conversazione improvvisata o preparata, chissà, di sicuro conservata fra un regista tanto mefistofelico e un attore tanto osannato: pura magia, sentirli parlare, sognare di poter un giorno partecipare a una conversazione simile: due ore che passano ritmate e piene di significato, com'è stato per l'ultimo episodio, quello speciale, di Euphoria, ma qui il tempo lo dirà se si tratta di capolavoro. 
Siamo sulla buona strada comunque.



#L.C.
Scusate.
Rieccomi.
Mi sono ripresa, sono tornata.
No, non so se riuscirò mai a scriverne qualcosa di senso compiuto, qualcosa di significativo come il film stesso.
Vedere Quarto Potere con coscienza, ben predisposti rispetto all'aula di un'università mezza assopita, ha tutto un altro sapore.
No, non credo che riuscirei mai a rendergli giustizia, al genio che c'è dietro la macchina da scrivere, dietro la macchina da presa e pure davanti.
L'unica cosa che posso scrivere, l'unica davvero, è solo una parola: capolavoro.


Voto: ☕☕☕☕/5

10 commenti:

  1. L’effetto collaterale che temo di più di “Mank”, sarà quello di aizzare i “cinéfili nell'era dell'Internét” che un “Capolavorooohhh!” non lo negano a nessuno e che avevano ignorato fino a questo momento, un film che lo è davvero. Mi è piaciuto il paragone con l’episodio speciale di “Euphoria” che ho visti ieri sera, alla fine Padre Tempo è il miglior critico cinematografico di sempre, intanto non vedo l’ora di sapere la tua sulla famiglia Fisher ;-) Cheers

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    1. Con i Fisher sono in dirittura di arrivo, con Euphoria sono ancora in visibilio.
      Consiglio spassionato quel Hopper/Welles, che credevo avrebbe distribuito Netflix... spero si giochino la carta a breve visto Mank a tema.

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  2. L'ho visto per prepararmi a Mank (che non mi è piaciuto particolarmente). Capolavoro lo è di sicuro, ma l'ho trovato più bello che coinvolgente. Quella regia, in ogni caso, resta mille volte più funambolica e sorprendente di quella dell'ultimo Fincher.

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    1. Alla storia come al comporto tecnico mi sono appassionata molto più di quando ero studentessa: i rimpianti che non passano, i soldi che non fanno la felicità e nessuno che davvero ci conosce, alla fine.
      Ora, Mank!

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  3. Non dicendo hai detto tutto: la definizione di capolavoro potrà essere abusata ma non per questo non la si può usare, quando è davvero il momento di farlo. Curiosissima di sapere cosa ne pensi di Mank (e anche di Six Feet Under) :)

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    1. 80 anni e non sentirli, anzi, continuare a far le scarpe a titoli che continuano ad uscire.
      Con i Fisher arriverò prima di Natale, promesso!

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  4. Se non ci riesci tu figuriamoci cosa potrei mai scrivere...comunque prima di vedere Mank devo assolutamente ;)

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  5. Anche io l'avevo visto da studente universitario e già allora avevo gridato al capolavoroh.
    Da allora non l'ho più riguardato, neanche per prepararmi a Mank. Forse perché ci si sente un po' piccoli, di fronte a un capolavoro così grande.

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    1. Ma a volte fa anche bene sentirsi così piccoli, e di un film così "capolavoro" ne avevo bisogno di questi tempi bui! Anche solo per bilanciare Mank ;)

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