9 settembre 2020

Venezia 77 - Hopper/Welles | Greta | Salvatore - Shoemaker of Dreams

Hopper/Welles

È una sera qualunque del 1970, Orson Welles vola in Messico per parlare con Dennis Hopper.
Di mezzo c'è la possibilità di realizzare un film insieme (che sarà l'incompiuto, ma presentato un paio di anni fa proprio qui a Venezia The other side of the wind) ma anche la voglia di conoscersi.
Ne nasce una conversazione lunga più di due ore in cui Orson stuzzica, incalza, interroga e mette in questione ogni risposta di Hopper.
Si parla si religione, di amore, di sesso e di cinema. Si parla di film visti e amati, dei sonnellini che Antonioni ha fatto fare ad entrambi, di quello che Easy Rider è o sembra essere per il pubblico.



Scava Welles, cerca di capirlo, di coglierlo in fallo, di mettere in questione ogni sua dichiarazione.
Hopper sta al gioco, amalia e scherza, si nasconde dietro sorrisi piacioni, dietro frasi ad effetto.
Hopper/Welles taglia giusto qualche minuto di questa conversazione, false partenze o fuori onda non necessari restituendo uno dei duelli verbali più profondi in cui incappare.

Colto e intelligente, arguto e ironico, attrae tutta la nostra attenzione.
Il ritmo, i tempi riflessivi o comici, fanno il resto e aiutano a orientarsi mentre le macchine da presa si muovono continuando a girare, con ciak e microfoni in camera ad aumentare l'effetto straniante di questa conversazione. Si finisce per innamorarsi di Hopper e delle sue ferite, della consapevolezza delle sue ferite, si finisce per ammirare Welles e la sua capacità investigativa.
Hopper/Welles assieme a quell'operazione meravigliosa che si trova su Netflix e che è They'll love me when I'm dead, tra un gin and tonic e l'altro è la miglior serata fra colleghi a cui poter assistere.


Greta

Da un giorno all'altro Greta è stata sulla bocca di tutti.
Fantasma da evocare quando alle feste si trovavano piatti e bicchieri di plastica, bullizzata e ridicolizzato da Presidenti e giornalisti, figura centrale di un movimento che ha risvegliato i ragazzi dal loro torpore.
Ma chi è davvero Greta Thunberg?
Risponde il documentario di Nathan Grossman che l'ha seguita dal giorno uno della sua protesta, da quel venerdì in cui si è seduta fuori dal Parlamento svedese chiedendo politiche più verdi.
Si arriva fino al mitico viaggio in barca a vela per raggiungere gli Stati Uniti, segno della sua volontà di voler predicare e razzolare bene. Nel mezzo, i discorsi, le conferenze, le proteste con cui tutti abbiamo imparato a conoscerla.


Il meglio lo si vede nei moemnti privati, in quel confronto con un padre che la protegge e la supporta, che non sembra maniporlarla come in tanti hanno sempre sospettato.
Dubbi però ce ne sono ancora, dubbi su questo documentario in primis che ha accesso da subito alla sua vita. Quando Greta parla, quando racconta la sua sindrome, la sua fissazione e mostra crepe e cedimenti, lì il senso di realtà riesce a farsi sentire.
Le si può credere o meno, la si può pensare come paladina o come fantoccio, ma quello che davvero chiarisce Grossman è che Greta ci crede, che Greta è riuscita ad imporsi e farsi sentire come da tempo non succedeva.
Ora sta a noi continuare ad ascoltarla.

Salvatore - Shoemaker of Dreams

Per una che di moda ci capisce poco e la segue ancora meno, Ferragamo era un marchio come un altro.
Per fortuna c'ha pensato Luca Guadagnino ad aprirmi gli occhi e a raccontarmi una storia che meritava di essere raccontata ancora.
Quella di un ragazzo che sognava di fare il calzolaio, che da Bonito va a Napoli per imparare il mestiere, che torna e fonda la sua bottega nel corridoio di casa e poi sogna ancora più in grande: sogna l'America e lì si fa strada nella prima Hollywood conquitando registi, attori e attrici con la sua maestria.
Una storia che lo riporta in Italia, a Firenze, a ripartire dal Made in Italy, costruendo finalmente una sua famiglia che ancora riporta i suoi racconti, continua la sua leggenda, la sua passione.


Guadagnino racconta questa lunga e allo stesso tempo breve vita soffermandosi su ogni suo aspetto. Dalle innovazioni agli studi anatomici, dall'inventiva di colori, forme e materiali.
Per raccontarlo, oltre la famiglia e la devota vedova Wanda, intervengono storici, costumisti ed esperti, interviene pure un divertito Martin Scorsese a raccontare un'America degli albori dove tutto poteva realizzarsi.

Eccedendo nei particolari per colpa di fonti così numerose comprese registrazioni e una biografia, il lavoro di Guadagnino è certosino.
La storia di Ferragamo che si reinventa e persiste è piena di fascino e di ispirazione, e conquista con delle scarpe sbalorditive anche chi non avendo dei piedi da Cenerentola, alle scarpe non ha mai dato e non ha mai potuto da mlre troppa importanza.

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