12 giugno 2023

Il Lunedì Leggo - La Ballata di Iza di M. Szabó

Da qualche anno ho la fissa di andare in vacanza e portarmi un libro che di quel luogo parla.
Un modo per ambientarmi prima di arrivare, di sentirlo meglio finché si visita, si cammina, e un modo per prolungare la permanenza una volta arrivata a casa.
A Budapest ho scelto di andarci per economia, e per il bisogno di una piccola fuga primaverile.
E di autori ungheresi non ne conoscevo.
Spulciando siti, spulciando in libreria, La ballata di Iza ha battuto la concorrenza.
La storia di una donna, vedova e madre, che dal suo paesino di provincia viene portata nella capitale da una figlia che non ha però tempo per lei, per il suo dolore, che pragmaticamente sceglie, butta, programma la sua nuova vita.
Una nuova vita che inizia troppo tardi, con il passato che non si vuole abbandonare.
Una casa che ha dentro di sé tutti i ricordi di una dolorosa rivincita, un marito che non si vuole abbandonare in quel cimitero spoglio, un paesino in cui si conoscono i vicini, gli animali, anche se pure il progresso e la modernità stanno arrivando.


Siamo negli anni 60, gli anni di un boom economico ungherese in cui però chi ha vissuto la guerra, la povertà, l'indignazione e l'ostracismo, fatica ad adeguarsi.
Chi non scalda la casa per economia, chi l'economia la fa da sempre, al mercato come nell'arredo, come può abituarsi a un lusso non previsto, non necessario ormai?
La vita di Etelka si può raccontare attraverso gli oggetti che vivono nella sua casa, quelli che il marito, giudice pensionato in anticipo per le scelte antigovernative, ha conservato minuziosamente, e che però una figlia seria e brava, sì, la più brava delle figlie, getta senza troppi pensieri. Ripara e ricuce senza pensare alle storie dietro strappi, cigolii.
Una figlia medico, seria da sempre, più amica di quel padre che ha sempre difeso e protetto, che di quella madre che un po' compatisce.
Lei che dopo un divorzio arrivato improvviso e mai spiegato, è scappata nella capitale, lasciando quell'ex marito che resta come un figlio per la coppia dei genitori.

Szabó lentamente, poco a poco, ci racconta il passato di questi personaggi malinconici, la storia di questa famiglia infelice, rendendoci partecipi di un dolore difficile da descrivere, di decisioni difficili da prendere.
E mostrandoci l'incomunicabilità che regna, i silenzi che poco possono spiegare, mentre i pensieri galoppano, rimuginano, cercano un significato dietro ogni gesto, che diventa via via più spaventoso da compiere.
Etelka, il cui nome si scopre solo a metà romanzo, trova troppo grande quella città soffocante, troppo piccolo quel quartiere in cui non sa rendersi utile, in cui non sa stringere amicizia. Si sente un peso, ora che è sola ma ha tutto, si sente un ospite indesiderato e la figlia, quella figlia così brava, non se ne accorge. Ancora una volta, non si rende conto di quanta vita sta togliendo cercando di essere la migliore delle figlie.
Si soffre, si piange e ci si commuove per una fine tristemente prevedibile e per quel passato di povertà comune che irrompe a spiegare certi attaccamenti, certi comportamenti.
Certe fotografie e certi oggetti.

Se Budapest è stata un piacevole sorpresa e una vacanza necessaria, La ballata di Iza è stata una sorpresa ancor più grande, un romanzo difficile da scrollarsi di dosso, che avvolge con il suo ritmo, con i tempi della narrazione di Magda Szabó a mostrare un'Ungheria che cambia troppo in fretta, che non vuole cambiare. 
E affascinata da quel sapore di Europa dei vecchi tempi, mi è sembrato di scorgere Etelka in ogni tram, lì ad occupare il tempo, senza nemmeno guardare fuori dal finestrino, per non disturbare nessuno.

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