5 giugno 2023

Il Lunedì Leggo - Cronache dal Paradiso di S. Dandini

Ancora piante, ancora fiori.
Paradisi.
Non solo per me, che faccio filotto di letture (trovando neanche a farlo apposta citato più volte Mancuso stesso), ma anche per Serena Dandini, lei che il pollice ce l'ha verde e certificato, torna a raccontarci di altri pollici verdi, di altri giardini, di altri paradisi.
Parte dal suo, quello perduto ma mai dimenticato: la casa dei nonni, una villa immersa nella campagna, in cui la famiglia tutta si riuniva d'estate, in cui scorrazzare, nascondersi, perdersi e crescere.
Una villa perduta per malaffari, da cui ci si è allontanati nei moti dell'adolescenza, a cui sempre si torna, però.
Come smettere di pensare a cespugli velenosi, a palme che non ne vogliono sapere di fruttificare, a rose che popolano anche le pareti di un salottino e a quelle ortensie di un blu così particolare impossibile da ripetere?
Torna ai giardini, Dandini, e torna raccontando storie già note mescolando ricordi personali a fatti storici, scoperte, missioni e ossessioni in cui ci si perde che è un piacere.


Scopro l'origine della bougainvillea, quella che nel mio portico non vuole saperne di fiorire, ritorna la mia Souvenir de la Malmaison e il paradiso a forma di serra che Caterina Bonaparte si è fatta costruire, mi innamoro della pazienza, della tenacia di - nel suo cercare per 30 anni il fiore di luna in Brasile, che sboccia una sola notte, una sola volta l'anno.
Certo, noi doctorwhoviani sappiamo che ne è stato di Agatha Christie nei famosi giorni della sua scomparsa, ma ora scopro anche il suo pollice verde e il giardino dei veleni creato in sua memoria.
Collega queste e altre storie alla sua, Dandini, le collega a quella casa ancora viva, popolata da una famiglia dove la forza delle donne si sente dietro un rossetto, dietro un divorzio, dietro una laurea. 

Se con Dai Diamanti Non Nasce Niente mi aveva convinto a far arrampicare una Clemantis sul triste palo della luce che svetta nel giardino e ha convinto il giovine a regalarmi per il compleanno una Souvenir che presto troverà il suo posto in cui sbocciare, a questo giro di lettura segno luoghi.
Segno l'orto botanico di Roma, che sorge lì dove si era rifugiata in esilio Cristina di Svezia costruendo il suo paradiso, segno Ischia e il giardino ribelle e ostinato che Susana e William Walton hanno accudito e in cui ora riposano, segno di tornare lì dove ora presterei più attenzione: alla Sagrada Familia con il suo odore di santità, giardino sabbioso sempre in divenire e i castelli fiabeschi voluti da Ludovico II di Baviera, che da adolescente mi avevano divertito per la sua ossessione verso i cigni e che dopo aver ascoltato la sua vita tragica ed eccentrica, il suo amore per l'arte e le sue rivoluzioni in giardini scenografici, so cosa vorrei visitare.
Giardini, appunto.
Che danno speranza, richiedono pazienza e pure un pizzico di fortuna.
Quella che non ha avuto Alessandro Magno, capace di conquistare terre e costruire Imperi, ma non di far attecchire semi nei suoi magnifici giardini pensili.

Appassiona e diverte, Dandini, e si confida come forse mai aveva fatto, scavando nel privato e nel passato, parlando di amori e di fughe da adolescente ribelle che si collegano ad altre ribelli famose, vedi i viaggi in Tibet e nell'estremo oriente di Alexandra David-Néel. 
Non è una semplice carrellata né una raccolta di fatterelli.
È un archivio di privato che incontra il pubblico, sono semi che dal passato germogliano e si innestano in altre storie.
Sono i giardini più belli, quelli con un loro ordine nel loro caos, quelli spontanei e genuini.
Appassionati.
Se la pazienza mi manca, se il pollice tende sempre verso il nero, mi rifaccio con questi paradisi che letti qui, in quello che è il mio, in divenire e mai perfetto, lo rendono ancora più speciale.
Letture così, di cuore e di pancia, che fanno sorridere e pure commuovere, sono un Paradiso a parte.

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