Andiamo al Cinema a Noleggio
Dalla calda estate che dà alla testa di Marsiglia, all'autunno come una grande metafora in un piccolo paesino della Borgogna.
Ci spostiamo di regione, ci spostiamo anche di genere, con l'ultimo film di quel prolifico di François Ozon, che ti distrai e scopri che ha già fatto almeno 3 film senza che ne sapessi niente.
Lo ritrovo con piacere in una commedia nera e all'apparenza semplice.
Come semplice è la vita di Michelle, anziana ancora in grado di cavarsela, che gestisce la sua casa di campagna e non aspetta altro che la visita del nipote. Con la figlia le cose non vanno bene, o forse non lo sono mai andate, colpa del lavoro che Michelle faceva, colpa di una distanza che non si è mai colmata e di una vergogna che non si è mai nascosta, nonostante l'agiatezza in cui Valérie è cresciuta, con tanto di appartamento parigino ereditato senza problemi.
Michelle, che cucin, che prepara, che rassetta, sembra perdere colpi.
Si assenta, si perde.
Dentro pensieri confusi o dentro piani machiavellici?
È così che Valérie finisce avvelenata dai funghi che Michelle ha raccolto assieme all'amica Marie-Claude, e basta questo per rompere definitivamente i rapporti sottraendo a Michelle il nipote con cui doveva passare le vacanze.
Una svista, o forse un presagio.
Che si compie con l'aiuto del figlio di Marie-Claude, uscito dal carcere, che Michelle aiuta dandogli lavoro e un prestito e che diventa un figlio più amorevole e caritatevole di Valérie stessa.
In pezzi che finiscono al posto giusto, in pensieri strani e piani chissà se orditi o meno che lasciano dubbi e sensi di colpa.
Non eccede Ozon, né nei personaggi da far entrare in questa sua commedia umana né nelle location, in quella che potrebbe benissimo diventare una pièce teatrale che ha però negli sfondi naturali, in una natura in decadimento, il protagonista in più.
L'autunno, con le sue foglie che cambiano colore, anticipo di un inverno che non può che arrivare, è una metafora nemmeno troppo sottile di una senilità che preoccupa Michelle, interpretata in modo sopraffino da Hélène Vincent, che le dà spessore, e calore e pure un filo di sospetto che non se ne va.
Perché nonostante le tragedie della sua vita, Michelle riesce ad ottenere quello che voleva, il suo senso di colpa è fatto di dialoghi con fantasmi, piccole sviste e una complicità che attorno a lei si asserraglia.
Ancora una volta (dopo Anatomia di una caduta e Saint Omer) il cinema francese si interroga sui crimini e sulle colpe, sui delitti compiuti o mancati, sulle loro conseguenze che possono rendere la vita migliore o peggiore.
È proprio un'altra caduta al centro del film, ma Ozon lascia da parte la freddezza giudiziaria, puntando il suo sguardo su una donna che ha una seconda occasione, con un nipote che diventa il figlio da non perdere. Non più.
Ozon colpisce ancora, andando a scavare nell'animo delle donne e partendo dall'esperienza personale di una famiglia intera, la sua, finita all'ospedale per colpa dei funghi cucinati da una zia, l'unica a non averli toccati.
Basta questo per mettere in moto la sua penna e confezionare un film magari un filo fuori stagione, magari anche troppo semplice nella sua costruzione, con le sue torte, i suoi maglioni, i suoi boschi in foliage, ma che arguto com'è, stuzzica la curiosità estiva e la soddisfa.
Voto: ☕☕☕/5
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