Mondo Serial
Indagini intriganti, detective stropicciati, omicidi sanguinosi ma anche buffi, piani ben orchestrati e soluzioni creative.
Il mondo crime sa ancora difendersi bene in TV, tra una serie nuova di zecca che è tra le migliori della stagione e due vecchie glorie che ancora sanno mordere:
Task
Il Caso: delle rapine ai danni di spacciatori che si compiono da alcune settimane nella boschiva - mettano in allarma l'FBI quando ci scappano tre morti ma soprattutto viene rapito un bambino. Di mezzo ci sono netturbini molto intelligenti ma anche impreparati alla resa dei conti, bande di motociclisti che chiedono vendetta e nascondono segreti. Anche fra loro. E finisce pure per esserci un'indagine interna alla task force chiamata a indagare, per la possibilità che al suo interno ci sia una talpa. Insomma, un caso complesso che apre ad altri casi.
Chi Indaga: una task force, appunto, guidata dall'agente dell'FBI Tom Brandis che torna sul campo nonostante un lutto difficile da gestire e un figlio che non si riesce a incontrare in carcere. Con lui Anthony Grasso, detective capace, Aleah Clinton, sergente sul pezzo e Lizzie Stover, agente inesperto, facile agli attacchi di panico. Supervisiona il tutto Kathleen McGinty, cazzuta come richiesto.
Insomma, una task force che finalmente ci spiega il senso delle task force.
Chi c'è: c'è Mark Ruffalo, bravo come sempre, stropicciato e addolorato, che affoga il suo dolore nell'alcool, che non sa gestire due figlie diverse con una visione diversa rispetto a quel fratello che aspetta un'udienza in tribunale. C'è un sorprendente Tom Pelphrey che dovrebbe avere i modi da bifolco dei redneck, ma che invece nasconde un'arguzia e un'attenzione che non ti aspetti dietro ai suoi occhi stanchi. Ci sono Fabien Frankel, Raùl Castillo, Martha Plimpton ma c'è soprattutto Emilia Jones, che ruba spesso la scena, figlia e nipote e in realtà già impegnata a essere una madre adottiva, a cercare di fare la cosa giusta in una situazione in cui è difficile tenere il timone morale a dritta.
Funziona? Sì, era da tempo che una serie TV non chiedeva pazienza e non accompagnava per mano lo spettatore, lasciando i personaggi evolvere naturalmente, le situazioni invischiarsi e risolversi, i piani come le vicende passate (dell'FBI, di Robbie) venire chiariti lentamente. Il merito è di Brad Ingelsby, che già aveva creato Mare of Easttown, e che qui ci immerge nel mondo marcio dei motociclisti, dello spaccio di droga, di famiglie rovinate e di omicidi coperti con la complicità delle forze dell'ordine. Lo fa non dando nulla per scontato, nemmeno la vita dei protagonisti che viene sacrificata quando meno te lo aspetti.
Basterebbero i primi 15 minuti dell'episodio 6 per far capire quanto è grande questa serie TV, quanto funziona un racconto in cui i tormenti dei protagonisti si sposa con scene d'azione ad alto tasso di tensione.
Tornerà? Pensata come miniserie si conclude in modo perfetto, in un finale che fa incontrare tutti i personaggi, chiudendo ogni vicenda. Da una serie TV che sembrava mettere anche troppa carne al fuoco (omicidi, rapimenti, talpe, vendette, sentenze e adozioni) cucinata a cottura lenta, dà speranza per altri racconti altrettanto riusciti.
Slow Horses - Stagione 5
Il Caso: prima un attentato terroristico che semina vittime a Abbotsfield. Poi il tentativo di uccidere nientemeno che Roddy, terzo un'altra strage, ma ben diversa. Insomma, in una Londra sotto elezioni si scatena il panico e sembra tutto far parte di un piano più grande che l'MI5 deve cercare di gestire e risolvere. In particolare la sua squadra più scarsa.
Chi Indaga: dovrebbe indagare Emma Flyte, dovrebbe esserne a capo l'inetto Claude Whelan, ma se quest'ultimo è impegnato a gestire i suoi scandali personali, Flyte si lascia sorpassare a destra da Jackson Lamb e dalla sua squadra di cavalli non così lenti. Che ha l'intuito, ha i mezzi poco ortodossi e ha anche un velo di sfortuna nel trovarsi nel posto giusto o sbagliato per riuscire a anticipare mosse e arginare danni.
Chi c'è: sempre lui, il puzzolente, unto, ma comunque arguto Gary Oldman, con una quadra che deve fare a meno di Louisa/Rosalind Eleazar ma trova in Tom Brooke e Aimee-Ffion Edwards due menti un filo preoccupanti ma sul pezzo. Quanto a Jack Lowden resta la mia cotta seriale, nonostante il suo River ne combini una buona su sei (episodi).
Aggiunta momentanea Nick Mohammed, sindaco non troppo pulito.
Funziona? Sì! E non è facile trovarne di serie TV che alla quinta stagione funzionano così bene. Un caso accattivante, una squadra imperfettamente perfetta, il piglio cinico e a questo giro pure più comico. Se solitamente mi dimenticavo di quanto fosse brillante questa produzione, da un paio di stagioni l'aspetto con ansia sapendo che non potrà deludere.
Tornerà? Certo che sì, una sesta stagione è già stata girata e arriverà su Apple TV+ nel 2026, anche se sarà la prima non supervisionata da Will Smith (un omonimo, tranquilli). Nel mentre la serie di romanzi di  Mick Herron è arrivata a quota 15, abbiamo altre indagini da aspettare e non potrei esserne più felice!
Only Murders in the Building - Stagione 5
Il Caso: l'omicidio nel palazzo riguarda nientemeno che il portinaio Lester. Non può essere un semplice incidente avvenuto durante il matrimonio di Oliver, ma chi poteva avercela con lui? La mafia italiana? Sua moglie? Il suo sostituto? O lo sono quei milionari che giocano clandestinamente proprio sotto l'Arconia in un casinò che quelle volpi di podcasters scoprono solo ora?
Chi Indaga: quelle volpi di podcaster, ovviamente. Che si lasciano sfuggire indizi e indiziati, che hanno chi gli mette i bastoni fra le ruote e che rischiano di perdere l'Arconia come casa. Come da consuetudine, ogni episodio punta il dito (frase non a caso) verso un colpevole diverso, senza troppo mordente, c'è da ammetterlo.
Chi c'è: sempre loro, Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez che funzionano come un trio che nel tempo ha trovato  il suo ritmo. Si aggiungono il bel Logan Lerman, il solito Christoph Waltz e una stralunata Renée Zellweger, il mafioso Bobby Cannavale e la moglie tradita Tea Leoni. Meryl Streep resta una comparsa amorevole e Beanie Feldstein un'aggiunta che infastidisce fino a un certo punto.
Funziona? Tanto mi avevano convinto le stagioni dedicate al cinema e al teatro (soprattutto quella al teatro!), quanto poco mi è interessato di questo sviluppo d'azzardo. Nonostante l'indagine riguardasse il buon Lester (e non a caso l'episodio migliore è quello a flashback After You, 5x02), le indagini sono sembrate poco accurate, l'interesse minimo, lo sviluppo singhiozzante. Resta un guilty pleasure da seguire settimana dopo settimana per leggerezza, resta un modo per entrare in quella New York da cartolina, con Selena che cambia abiti e fisionomia, con i due Martin a divertire nonostante l'imbarazzo di certe battute.
Tornerà? Ovviamente sì, come lasciarlo un prodotto di successo in cui si fa a gara per comparire? La prossima stagione ha già una morte eccellente e una trasferta a Londra prevista.
Spero di vederne delle belle, o almeno, migliori di questa quinta stagione.
Voto: ☕☕½/5



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