Mondo Serial
L'originalità arriva dal Regno Unito, le ripetizioni da Netflix.
Tre serie TV romantiche e arrabbiate, e pure frettolose, ognuna unica a modo suo nel raccontare l'amore e l'amicizia:
Film Club
Lei, Evie, non esce di casa da 6 mesi, preoccupando madre, sorella e amici. Fare qualche passo oltre il cortile sembra un'impresa impossibile e quindi ha dato vita a film club in garage allestendo venerdì dopo venerdì quello stesso garage a tema.
Lui, Noa, è l'amico impallinato di film come lei, solo un amico però, perché lei un fidanzato paziente (e fin troppo legato alla sua famiglia) ce l'ha, perché il lavoro potrebbe portarlo presto lontano, a salutare lei e il loro appuntamento settimanale che però la sostiene.
Da Alien al Mago di Oz passando per Le Ali della Libertà e Bridemaids e concludendo con la malinconia di Brief Encounters, Aimee Lou Wood e Nabhaan Rizwan danno vita a un'amicizia che potrebbe essere qualcosa di più e che trova nei film un modo di comunicare i propri sentimenti. Insomma, manna dal cielo per gli impallinati di film e di storie romantiche come me, con i plausi alla stessa Aimee Lou che la serie l'ha scritta quattro mani con Ralph Davis.
Siamo però pur sempre in una serie TV inglese e quello che potrebbe essere sia un pregio che un difetto è il fatto di essere breve e concisa, di non cercare grandi spiegoni e di buttarci da subito dentro la situazione, spiegandola poco o poco, ma velocemente. Nel mentre, prendono spazio anche una madre che una vita fuori dalla crescita delle figlie non sembra averla e una sorella bisbetica come da prassi che cerca un nuovo lavoro. Completano il quadro l'amico gay e zio impegnato, l'amica festaiola con problemi d'alcool e il giovanissimi bullo di quartiere che nasconde un grande cuore.
Troppo, per appena 6 episodi da mezzora?
Forse sì, perché parte del romanticismo si perde per strada, riuscendo comunque ad allungare una storia d'amore prevedibile e disfarsi frettolosamente di un fidanzato ingombrante.
Nonostante tutto, con le citazioni giuste, la colonna sonora perfetta e a tema episodio dopo episodio e le trovate di scenografie e costumi artigianali, a questi filmlovers si vuole bene lo stesso, e la voglia di imitare Evie nel proprio garage è alta.
Riot Women
Quando si arriva alla fine dell'anno spulcio le prime classifiche dei vari siti online alla ricerca dei titoli da recuperare, e le sorprese migliori arrivano sempre dall'Inghilterra.
Qui abbiamo un gruppo di donne più o meno sopra i 50 anni che decidono di formare una rock band e il pensiero non può che correre a quella perla che è stato We Are Lady Parts.
Per beneficenza, certo, ma anche per scrollarsi di dosso la depressione, i rimpianti, per impegnare il tempo della pensione o semplicemente per sfogare la rabbia e la frustrazione di sentirsi invisibili e sempre arrabbiate.
Quello che doveva essere un progetto momentaneo per fare una cover rock di Waterloo diventa molto di più, diventa un'ancora di salvezza e anche un grande cambiamento nella vita, soprattutto per Beth e Kitty, che si ritrovano a convivere e legate da un destino tragico che non si aspettavano.
Anche in questo caso, come molte serie TV inglesi, si corre in fretta e si condensano settimane di prove e di composizioni, deliziandoci con tre bellissime canzoni originali in cui la voce di Rosalie Craig graffia in modo splendido, concentrandosi invece sui problemi privati di queste donne, fatti non solo di figli ribelli e colleghi meschini, ma che hanno a che fare con la criminalità e traumi passati.
L'episodio pilota è splendido e carica di entusiasmo, che si spegne qua e là mentre il rock viene accantonato e i circoli viziosi di Kitty, di Beth, si ripetono.
Farne una stagione corale nuoce alle stesse protagoniste, che si tolgono luce a vicenda cercando per ognuna una propria storia che non si ha il tempo di approfondire a dovere, pur riuscendo a divertire, far arrabbiare, a unirsi ai loro cori che chiedono rivoluzione e farmaci per la menopausa.
Frettolosamente si arriva anche a un finale che sembra molto di corsa, ma con la comparsa del faccione di Jonathan Pryce si aprono le porte a una seconda stagione che spero più musicale, più solida, più concentrata.
Voto: ☕☕½/5
Nobody Wants This - Stagione 2
A questo giro, davvero nessuno voleva questo.
Nessuno voleva un seguito che non sembra dire niente di nuovo, ma sfruttare i suoi personaggi e l'amore che avevano creato con una fresca prima stagione alla ricerca di facili meme e di momenti da tagliare e condividere sui social.
Come da prassi, Netflix corre in fretta e quando ha per le mani un successo di cui non si smette di parlare dopo i canonici 7 giorni, chiede ancora e così abbiamo 10 inutili episodi in cui Noah ha continuamente dei dubbi su Joanne per il fatto di non volersi convertire, Joanne ha continui dubbi sul fatto che Noah le chiede in continuazione di convertirsi, studiandosi e cercando una soluzione che non c'è.
Anche la coppia formata dai rispettivi fratello/sorella, Sasha e Morgan, che tante gioie aveva regalato, snatura se stessa con un matrimonio frettolosamente in crisi e un altro ancor più frettolosamente da preparare.
Alla ricerca del tema della puntata, che sia una festa in maschera, una partita di basket o una prova d'abito da sposa, si finisce per non sopportare nessuno di questi protagonisti privilegiati con il loro modo di parlare da social e i loro problemi che stanno tutti dentro la loro testa.
Facile mostrare un lui e una lei che si incontrano, si conoscono e si innamorano, decisamente più difficile raccontare quell'amore quando diventa solido e sì, noioso, con i tentativi di metterci del pepe con gesti gentili e litigi risolti a parole, scritti così male da far alzare gli occhi al cielo all'ennesima sottolineatura per lo spettatore più distratto.
La colonna sonora che saccheggia le playlist delle hit di spotify non aiuta e la presenza di cammei celebri che strizzano l'occhio ai fan (la moglie reale Leighton Meester, l'onnipresente Seth Rogen che paga pegno per The Studio) non aiutano a non vedere questa seconda stagione come una ripetizione finta, patinata, frettolosa, del successo della prima.
Mi unisco alle critiche generali, che i fan delle commedie romantiche scritte bene non si trattano così.
Voto: ☕½/5



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