30 luglio 2016

Just Jim

E' già Ieri. -2015-

Jim, o John, o Jimbo, è un ragazzo solo.
Ma solo, solo, solo.
Non ha amici, non ha una ragazza, e quello che era il suo unico amico sta ora con la ragazza che tanto gli piace.
Bersaglio preferito dei soliti bulli bifolchi, ha però un cane, che porta a spasso per le campagne gallesi.
Finchè quel cane scappa.
Ha però un cinema, dove -solo avventore- si immerge in film d'epoca, perlopiù noir anni '50.
Finchè la maschera, che sente le voci dai muri, non lo caccia e lo etichetta come indesiderato.
La depressione incombe, i genitori non lo capiscono e non lo amano, preferendogli quella sorella che ora parte per l'università.
Tutto cambia grazie all'arrivo di Dean.
Americano, più grande, più fico, con quell'aria misteriosa ma aperta che si prende a cuore la situazione di Jim e lo aiuta a farsi accettare, a farsi quella ragazza, a vincere la gara di corsa campestre.
Fermi.
Non è la solita commedia sull'amicizia e sulla trasformazione del protagonista.


Non lo è perchè alla regia c'è uno come Craig Roberts, non lo è perchè quel Dean si rivela essere altro, uno psicopatico, un problema, un doppio ingombrante e senza controllo.
Craig Roberts impara la lezione dai film indie a cui ha partecipato e dirige con quella fotografia ben studiata, con quei movimenti di macchina fluidi e calibrati, con quelle musiche d'epoca e ovviamente indie che fanno la felicità, e pur non avendo -e lo sa- la bellezza dalla sua, potrebbe diventare il nuovo Anton Yelchin su cui dar fiducia visto i film di cui è stato protagonista (Submarine, Altruisti si diventa, e la serie -non proprio amata da queste parti- Red Oaks).
Ad affincarlo, il redivivo Emile Hirsch, che con quel talento non si capisce bene cosa voglia farsene della sua carriera, e lo si vede, ridere e divertirsi, nei panni di un James Dean moderno, di un bullo dai modi da pazzo.


Non tutto è chiaro, però.
Non tutto è perfetto.
Ci si perde un po' troppo in sogni e allucinazioni, in un finale aperto e in soluzioni non proprio chiarissime.
E ci si perde un po' troppo in tecnicismi e in uno stile che si vede, si sente, che è sempre alla ricerca dell'inquadratura diversa, cool, mettendo da parte l'anima.
A parte questi difetti, però, l'esordio di Craig Roberts è di quelli che fanno ben sperare, divertenti, leggeri, come piacciono a noi.


Regia Craig Roberts
Sceneggiatura Craig Roberts
Musiche Michael Price
Cast Craig Roberts, Emile Hirsch, Nia Roberts
Se ti è paicuto guarda anche

4 commenti:

  1. Onestamente, non lo capii troppo.
    Però, mi sa, mi era piaciuto. Soprattutto per un Roberts che stimo sempre di più. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il finale non è chiaro nemmeno a me, ma il ragazzo ha stoffa, e può solo che migliorare.

      Elimina
  2. Adoro Craig Roberts, però questo suo esordio alla regia mi era sembrato un epic fail, noioso e inconcludente.
    Per me purtroppo bocciato. :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La seconda parte prende una piega troppo strana e troppo pesante, però la prima mi è piaciuta parecchio, e al di là di scivoloni e troppa artisticità, la sufficienza la prende. Speriamo possa andare meglio alla sua prossima prova ;)

      Elimina