10 giugno 2018

La Domenica Scrivo - Cinema #2 (di Galassie, Isole, Odissee ed esperienze)

Sì, di cinema avevo già scritto (QUI).
Avevo scritto come era diventato una malattia, una droga, dei riti e dei rituali di un'adolescenza spesa a recuperare titoli su vecchie VHS, e di una contemporaneità in cui le liste si allungano, e non finiscono mai.
Ma il bello del cinema è che, anche cambiando, sa sempre sorprendere.
Sa evolversi, sa cambiare pelle e casa, sa essere girato con semplici smartphone (Unsane), sa far ri-innamorare di sé attraverso lo schermo di un computer, a volte persino di quello smartphone (vade retro, però, se lo fate).
Ma bisogna essere onesti, per me, il vero cinema, l'amore vero, sta in quella sala buia, in quello schermo grande, che illuminato, dona le magie più belle.
Ok, non sempre, ovvio, che di ciofeche è sempre pieno il mondo.



Quando si è così malati di cinema, qualche pazzia la si fa.
Come percorrere più chilometri del previsto per vedere l'ultimo Star Wars in lingua originale, perché no, il doppiaggio non sembra all'altezza, e certi effetti, certi film, richiedono e pretendono lo schermo più grande.
Così, sono tornata in quel cinema frequentato troppo poco ai tempi dell'università, trovandolo cambiato, rinnovato, e soprattutto al passo coi tempi, con una programmazione di Solo che dal venerdì al mercoledì è stata sempre in v.o.
Un sogno, se solo non ci fossero 40km a separarmi, ma anche se la sala era perlopiù deserta, un'altra magia l'ho potuta vedere: ho visto in azione il potere del cinema, capace di unire generazioni, di parlare più lingue, di far convogliare in una calda estate di fine maggio, un paio di studenti universitari in solitaria, una giovane coppia, ma soprattutto un padre con il figlio, un'anziana coppia, lì, tutti pronti per partire con il sorriso sulle labbra per una galassia lontana lontana dopo aver frequentato chissà quante altre volte, altri episodi, l'intera saga.


E ho ripensato ad un'altra coppia, trovata a vedere L'isola dei cani -sempre in lingua originale-, tra fan accaniti (ah ah) di Wes Anderson, hipster vari e vari studenti inglesi. Una coppia molto in là con gli anni, che se la rideva, e se l'è risa, per tutta la durata del film.
Si vedeva, si capiva, quanto gli piaceva essere lì, davanti a un'animazione strana e diversa, davanti a una lingua che non capivano e che prendevano ancor più come un gioco, un loro esperimento.
Felici, tra una sgomitata e l'altra, fra uno sguardo complice e l'altro, han reso ancor più magica quell'isola, per me.


Infine, un'altra esperienza, la più forte, forse, la più irripetibile probabilmente.
2001: Odissea nello spazio proiettato nuovamente per i suoi 50 anni.
E non sentirli nemmeno un po' questi 50 anni, trovandomi emozionata, spaventata, in ansia, all'idea di essere davanti a un capolavoro unanimemente riconosciuto che ai tempi del liceo avevo sbeffeggiato. O meglio, non avevo capito.
Non che oggi, a quasi 30 anni, le cose siano cambiate, ma al tempo, visto in un buio fittizio, con i balconi chiusi, con la compagnia sbagliata, in cui si parlava, si rideva, ci si distraeva, questa Odissea aveva annoiato, aveva divertito per quelle strane invenzioni che Kubrick aveva inventato.
Ora, che la vedo con occhi diversi, più preparati, più pronti, in questa Odissea mi ci sono persa. Provando comunque qualche moto di riso di fronte a scimmioni in costume, provando paura per quella violenza che li fa evolvere, per la voce suadente e monocorde di Hal, emozionandomi per voli in giro per lo spazio al suon di musica immortale, innamorandomi degli occhi spaventati e tristi di David, e infine, viaggiando tra colori e suoni, tra luci e strani futuri, o passati, chi lo sa.
Quel che importa è l'esperienza, l'essere stata lì, assieme ad altri che han riempito quella sala, emozionati come me, curiosi come me: coppie che si facevano forza, solitari nostalgici e solitari pronti alla scoperta, cassieri che si godevano pure loro la loro sala, il loro evento, sconosciuti che si sono scambiati informazioni e aneddoti sul film e su Kubrick nell'intermission e uscendo dalla sala, e un giovine che per la prima volta, per intero, ha visto questa Odissea, perdendosi magari un po' troppo in quello spazio, ma uscendo stupefatto dalla visione.
È il potere del cinema, no?, quello di unire, di cambiare, ad ogni nuovo passaggio.
Sempre diverso, pur rimanendo in sostanza e tecnicamente lo stesso, con il nostro stesso sguardo a renderlo tale.


Piccola nota a margine: tutto questo, tutte queste visioni, 
si sono accavallate solo nell'ultimo mese.
Strano il caso, fortunata me, lunga vita al cinema.

6 commenti:

  1. Invidio molto il giovine, sai? :) Vorrei tornare io ad essere "vergine" di 2001 ed assaporarne appieno l'esperienza visiva... lo vidi al cinema per la prima volta, perlappunto, nella riedizione del 2001, l'ho rivisto lunedì scorso dopo 17 anni. Ma la sensazione di vederlo per la prima volta credo sia impagabile

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    1. Ammetto che un po' vergine lo ero anch'io, poco ricordavo da quella visione giovanilissima, e così la magia è stata doppia.
      Un'esperienza unica, e un'opportunità che visti gli incassi si spera di poter rivivere con altri classici.

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  2. La prima volta è sempre la prima volta, ma se un film è eccezionale lo sarà sempre ;)

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    1. Esatto, ci sono film che vanno visti e rivisti, lo sguardo cambia sempre.

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  3. La prima volta che l'ho visto sono rimasto sconvolto e, per quanto fossi e sia ancora un cazzaro, non mi aveva fatto ridere.
    Adesso la visione al cinema me la sono persa, ma pazienza. Tra 50 anni magari capiterà un'altra occasione. :)

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    1. Che ci vuoi fare, ero e sono una brutta persona, quei scimmioni mal conciati e il cambio di colori alla natura finale mi sono parse scelte davvero banali, viste le prodezze nel mezzo, poi.
      Visto il successo dell'iniziativa, prevedo che la distribuzione ne approfitterà ancora, incassi assicurati a quanto pare ;)

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