23 agosto 2018

Alien³

#LaPromessa2018

Dopo Ridley Scott che mi ha stupito in positivo, dopo James Cameron che mi stupisce in negativo -stupisce, vabbè...- è il turno da David Fincher, da cui mi aspettavo grandi cose.
Il tono dark c'è, ambientando il tutto in una prigione ai limiti dell'universo, abitata da bifolchi, assassini e stupratori lì rinchiusi per fondere acciaio su acciaio.
I personaggi strani, spaventosi, pure, con quella religione non propriamente veritiera, con quel po' di buono nel dottor Clemens che ce lo fa vedere sotto una luce diversa.
Ma c'è prima di tutto una forzatura.
Una voglia di proseguire il racconto a spese del capitolo precedente, facendo fuori senza pietà il caporale Hicks -futuro amore di Ripley, chissà?- e soprattutto la povera Newt, rendendo vana la sua stoica sopravvivenza.



Lei, Ripley, ovviamente ce la fa.
E si porta appresso ancora più cicatrici e traumi. Dura, spigolosa, capisce subito che qualcosa in quella prigione non va, con morti sospetti, segni sospetti nella sua navicella e dentro di sé.
Sembra infatti che gli alien siano programmati apposta per salire su navicelle di salvataggio all'ultimo secondo e infestare gli incubi di Ripley, incubi decisamente spaventosi questa volta.
Così, dopo una lunghissima prima parte di dubbi e atrocità varie, si entra in azione, in cubicoli e tunnel bui, armati di lanciafiamme e buonsenso.
E il buonsenso ha la meglio.
Viene però da chiedersi se la produzione stessa dopo il successo dei prigionieri nel rinchiudere l'alien, non abbia chiamato Fincher dicendogli di avere un'altra ora di film da riempire. E allora, quell'alien viene liberato, le fughe e i morti continuano a discapito di ogni buon senso, questa volta.
Non si contano i sacrifici, a questo punto, le inutilità riempitive.


Fino al finale, in cui ancora una volta il potere forte vuole appropriarsi dell'alieno come arma, e Ripley non ci sta, sacrificandosi -lei, portatrice sana- in un finale che sembrava definitivo, poetico, abbagliante.
Tirando le somme: poco torna, poco mi ha convinto.
Anche se sì, c'è una maggiore attenzione per le parole, con i dialoghi tra Ripley e il dottor Clemens inaspettatamente profondi e un senso di fatalità, di stanchezza che attorno al personaggio di una sempre cazzuta Sigourney Weaver si sente.
Fincher porta a casa il compito annacquando quanto costruito, costringendomi a più pause, a più sbadigli.
Peccato, visto che sulla carta -per quanto al numero tre- il suo capitolo era il più atteso.


Voto: ☕☕/5

8 commenti:

  1. Serie seguita molto discontinuamente, vistucchiata qui e lì, che anch'io dovrei mettermi e recuperare per bene. Il film che ricordo di più è quello di Jeunet: domani mi rinfrescherai meglio la memoria. :)

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    1. Serie che come hai visto a saputo prendermi/sorprendermi/annoiarmi e chiedermi più volte il perché di questo successo. Mi è andata meglio con le Guerre Stellari.

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  2. Si inizia con le note dolenti, vedo. Per me quello di Fincher è stata una vera e propria delusione: speravo fosse bello, invece l'ho trovato particolarmente noioso e a qualche scelta senza senso non me lo ha fatto apprezzare.

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    1. Parecchia noia, e parecchie lungaggini. Proprio quando sembrava finito c'era un'altra ora davanti. Aiuto.

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  3. È la conferma forse che gli Alieni cattivi o meno proprio non fanno nessun effetto su di te, ed è un peccato perché questo capitolo non mi è affatto dispiaciuto, ma va bene lo stesso ;)

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    1. Le potenzialità c'erano tutte, tra l'ambientazione e i personaggi più dark. Ma ci si è persi più volte, e più volte si è finiti dentro il solito schema.

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  4. Per me l'Alien meno riuscito dei primi quattro, penalizzato dai problemi in fase di produzione e comprensione anche con il regista. Un'occasione sprecata.

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    1. Nella mia classifica il peggio è quello di Jeunet, ho letto dei tanti cambi di storia e ambientazione, ma visti gli ingredienti in gioco poteva uscirne qualcosa di molto meglio.

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