15 gennaio 2019

Guilty & Pleasure Netflix - Baby | You

Baby
Partiamo dal guilty, e togliamoci questo dente.
Sono colpevole di essere vecchia.
E di avere buon gusto.
Di non avere più 12 anni per cui sorbirmi frasi fatte, ad effetto, da appuntare o sputare fuori da una smemoranda che non ho mai avuto.
Sono colpevole di aver guardato una serie Netflix che prometteva altro, mentre Netflix è colpevole di aver preso un caso come quello delle parioline che vendevano i loro corpi per soldi -nonostante i soldi di famiglia- facendone una serie per niente scabrosa, per niente fedele ai fatti.
Si divaga, ci si ricama sopra, e ne esce una serie all'acqua di rose, scandalosa solo per come è stata scritta e interpretata.



Per dire, ad un certo punto ho dovuto inserire i sottotitoli per capire cosa dicessero le attrici Alice Pagani e Benedetta Porcaroli, problema di audio bassissimo, di attrici piuttosto cagne. E sì, visto il ruolo che interpretano dovrebbe non essere un difetto, ma non è così. Assieme a loro, tizi che non si sa come frantumano cuori su Twitter, genitori ridicolmente improponibili che certi figli se li meritano.
Nella battaglia fra sceneggiatura scadente, a buchi, prevedibilissima e fatta di cliché à la Moccia contro attoracci vari, la spunta almeno una colonna sonora che gioca facilissimo e porta a casa il suo risultato.
Non mi dilungo oltre perché non ne vale la pena, e perché nemmeno come guilty pleasure Baby vale la visione se si han più di 20 anni (e sono stata generosa) e un po' di sale in zucca: la noia abbonda, lo scandalo è cascarci.

Voto: ☕/5

You

Immagina un Dexter più giovane, più aitante, che inizia a frequentare quella scandalosa élite di Manhattan.
Immagina che non faccia il topo di laboratorio, ma venda libri e di libri sia appassionato.
Insomma, immagina Dexter che incontra Gossip Girl e avrai You.
Una serie che parla di amore e di ossessione, che parla di libri e sogni, e che parla in realtà con la voce di uno stalker che per quanto possa far paura, finisce per affascinare.


Certo, Joe Goldberg bene non sta, ha un passato che nasconde, prende una cotta per la prima cliente che entra, e inizia a spiarla, seguirla, a cercare ogni informazione su di lei. Facile se ormai tutti mettiamo la nostra vita a disposizione degli altri in rete, facile se lei in casa non mette le tende. Con poco, quindi, Joe finisce per far innamorare di sé Beck, e lei non fa una piega nel ritrovarselo ad una fiera letteraria, a veder sparire quell'ex che le spezzava il cuore o quell'amica troppo ricca e troppo viziata.
Diciamo subito che lei non varrebbe tutta la pena e tutto il sangue che sparge Joe, anche solo per la recitazione giuliva di Elizabeth Lail. Diciamo poi che la sua presunta bravura come scrittrice e le sue amiche altrettanto giulive non aiutano a far cambiare idea.
Ma in un crescendo di assurdità che si mandano giù facilmente, questo guilty pleasure funziona in tutto. Funziona la voce narrante, anche quando ci si dà il cambio, funziona Penn Badgley che mai si staccherà di dosso il ruolo di Dan Humphrey, qui in una sua evoluzione più cruenta, funziona l'ambientazione newyorchese.
E ci si sente quasi meno in colpa a macinare un episodio dietro l'altro per i grandi autori, il mondo letterario che viene citato.
Ci si sente capiti quando quei libri sono casa, sono famiglia.
Si passa sopra quindi a banalità, cliché e improbabili sviste, a sottotrame evitabili (fra colleghi di libreria macchietta e vicini difficili da giustificare). Si resta sospesi con un finale che non ci si aspetta ma che complica le cose per una seconda stagione in cui sembra più facile eccedere che non convincere. Ma per il momento va bene così, perché così dovrebbero essere i guilty pleasure: fatti della stessa sostanza dello spettatore.

Voto: ☕☕½/5

8 commenti:

  1. Oh meno male! Pensavo di essere solo io a fare una fatica del diavolo a capire la pronuncia dei dialoghi di "Baby", non che ci stessimo perdendo chissà che prosa. Fiuu! Ti ringrazio mi hai rincuorato, temevo di iniziare ad avere problemi di udito. Cheers

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    1. Volume al massimo in Tv e nel computer ma niente, sottotitoli d'obbligo così da poi volermi bucare timpani e occhi.

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  2. Baby l'ho saltato, troppo trash perfino per i miei gusti.
    Bene, invece, You, che ha una scrittura spigliata e frizzantina, a cui purtroppo o per fortuna tocca fare i conti con gli scivoloni di casa Lifetime. :)

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    1. Scivoloni per fortuna più che perdonabili, a differenza di Baby in cui davvero si è fuori età per poter apprezzare in minima parte qualcosa.

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  3. Ho visto solo Baby...e ancora me ne pento...che fastidio, che indisponenza, la "Tokyo de noartri" poi sarebbe da prendere a sberle continue...da genitore mi son sentita presa per i fondelli (tuo figlio entra e esce di casa la notte e tu manco te ne accorgi?e dove abiti a Buckingam Palace?) e fossi un adolescente sarei indispettita per venire rappresentata così cretina...

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    1. Sembra che fra i giovanissimi sia piaciuta, invece, o almeno così sembra su Twitter e fra parenti più giovani di me. Credo che molto stia nella bellezza delle protagoniste, negli abiti e in quelle frasi da diario/social... comunque sì, ne esce la peggio gioventù, i peggio genitori in un'esagerazione distante dalla realtà.

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  4. Baby è una trashata clamorosa ed è davvero imbarazzante.
    Io però ammetto di non vedere l'ora di gustarmi la stagione 2. Le risate saranno di nuovo assicurate! XD

    You pure per me è un guilty pleasure che funziona alla grande. A tratti esagera - e il suo bello è anche quello - però il mix Gossip Girl + American Psycho ha del geniale. :)

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    1. Sento di aver perso davvero troppe ore della mia vita dietro alle baby di Baby, non mi avranno.

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