5 luglio 2019

Due Amici

Andiamo al Cinema

Quanto piacciono i triangoli amorosi a Louis Garrel!
Ben prima di cimentarsi in quello strano esperimento familiare raccontato in L'uomo fedele, nel 2015 al suo esordio dietro la macchina da presa aveva dato vita a una fascinazione a tre prendendo di mezzo Vincent Macaigne e l'allora compagna Golshifteh Farahani.
Quanto piace a Garrel portare su schermo le sue donne!
Qui, omaggia la bellezza e la sensualità della Farahani in modo splendido.
Peccato che di mezzo ci siano proprio lui, nei panni dell'aspirante scrittore Abel, e il suo presunto amico, lo stalker Clement.


Quest'ultimo, innamorato di lei, Mona: conosciuta alla stazione dei treni dove lavora, fatta ubriacare, sognare, iniziando già a progettare un futuro assieme.
Ma lei non vuole passare la notte con lui, non può fermarsi fino a tardi.
I genitori la aspettano, dice.
In realtà, deve rispettare gli orari della libertà vigilata e rientrare in carcere.
La verità non la dirà mai.
Preferisce allontanare Clement che si ritrova a chiedere aiuto ad Abel, finendo per usare le maniere forti e costringerla a un confronto, a restare.
Da qui, le cose si complicano, tra fughe improvvisate, tentati suicidi e tradimenti.
Come se Mona volesse assaggiare più vita possibile, come se Abel non fosse in grado di essere fedele, come se Clement fosse incapace di accettare la realtà.


Raccontato così, Due Amici sembra quel film tipicamente francese che anche con personaggi sopra le righe sa funzionare.
In realtà, a differenza proprio de L'uomo fedele, i protagonisti sembrano fare a lotta di antipatia, con Vincent Macaigne che vince facile (mal sopportato anche in Doubles Vies), con Garrel stesso che poco si sforza, con Mona che potrebbe risolvere tutto con una parola, ma preferisce tacere.
E fa strano rivedere in piena epoca #metoo due uomini trattare così la donna che amano, quando il politicamente corretto ancora si poteva evitare.
Manca il mordente, quindi, manca la poesia. Che non c'è se decantata svogliatamente in un parcheggio, non c'è in un albergo in cui si sperimenta.
C'è forse solo in un finale ironico e amaro, e c'è in quella scena di ballo sulle note della bellissima Easy Easy di King Krule che appare francesemente staccata dal resto.
Arrivato nelle nostre sale con 4 anni di ritardo, questo Garrel al suo esordio appare così ancora molto, molto acerbo.


Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Ispira, così come l'altro. Ma lo streaming, ultimamente, non dà soddisfazioni...

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    1. L'altro ha la priorità, molto più maturo e valido.
      Io come sempre ringrazio la prof di francese, i sottotitoli sono più in ritardo della distribuzione italiana...

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  2. Devo vedere L'uomo fedele, ed anche questo, perché quando ho letto "Qui, omaggia la bellezza e la sensualità della Farahani in modo splendido" tanti cuoricini per lui ma soprattutto per lei ;)

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    1. Lei è davvero splendida, qui l'occhio innamorato del regista la rende ancora più bella, vedrai ;)

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