6 settembre 2019

Venezia 76 - Gloria Mundi | The Domain

Gloria Mundi

Nei suoi tentativi di scrittore accusavano Martin Eden di essere troppo pessimista, di rappresentare la cruda realtà dei poveri non permettendogli più di sognare,di svagarsi. Questo fa anche Robert Guédiguian in un ritratto di famiglia degli ultimi, chiamati a lavorare, sacrificarsi, stringere la cinghia nella Marsiglia di oggi. Ci sono un padre che esce di prigione dopo 20 anni con una pensione minima, c'è una madre che non può scioperare, c'è un patrigno che rischia il lavoro per una telefonata e ci sono dei nuovi genitori, che il lavoro faticano a trovarlo e mantenerlo mentre la sorellastra che ruba agli altri in un negozio dell'usato ha successo.



Questo quadro in cui la fortuna sembra non girare mai e la sfortuna (leggasi anche ignoranza, nel non saper aspettare o anticipare l'inevitabile caduta) invece prenderci sempre, rischia di essere la riproposizione di una prima famiglia, di quei primi genitori separati da una condanna.
Guédiguian non abbellisce niente, nemmeno i suoi fidi attori o i protagonisti dalla dubbia morale. Mostra una Marsiglia sporca, povera, in cui si muovono immigrati e soldati.
La nota positiva è che il cerchio si può spezzare, quella negativa è che certo pessimismo si fa pesante e perde di credibilità davanti a un rallenti che suo malgrado fa nascere una risata. La denuncia sociale si può fare, ma in modo diverso.

The Domain


Un'epopea familiare, un film fiume.
164 minuti di film per raccontare due epoche all'interno della stessa terra portoghese. Con la Storia che fa incursione, con i difetti che si accentuano.
Il protagonista é il piu classico dei padri-padroni, quello che si è fatto da sé, che gestisce acri e lavoratori, che non sopporta le regole e chi le impone né i deboli. Il figlio fa parte di questa categoria. La moglie, figlia di un generale, della prima. L'armonia in casa non può regnare, nemmeno la fedeltà. E quando il comunismo sale al potere rovesciando il suocero, le dinamiche si rafforzano.
Passano gli anni, e niente è cambiato.
Quel figlio trova l'amore nelle droghe, l'altra figlia tra le braccia di chi non dovrebbe. Dire la verità significa ammettere le proprie debolezze, però.
Ora per un film fiume e per un'epopea in cui la Storia incombe, la trama è davvero basica. Troppo se si tiene conto di personaggi tagliati con l'accetta, degli anni passati che fanno capire che no, non si è legato con nessuno di loro. Lentamente, quindi, tutto scorre. Senza però lasciare alcun segno.

1 commento:

  1. E' indubbiamente il peggior Guediguian degli ultimi tempi, tuttavia il peggior Guèdiguian è pur sempre migliore di tantissima altra spazzatura cinematografica (anche di quella vista a Venezia). Credo che di film come questi (come quelli di Ken Loach, Kiarostami, i Dardenne) ci sia sempre bisogno, per fare aprire gli occhi alla gente.

    RispondiElimina