3 novembre 2020

On the Rocks

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Una figlia.
Un padre.
New York.
E un sospetto: quello di essere tradita.
Quello di non essere più abbastanza agli occhi di un marito che ha trovato il successo, che è circondato da belle collaboratrici, che gira il mondo per affari.
Mentre Laura resta a casa: incastrata in un blocco dello scrittore, madre a tempo pieno impegnata in corse a scuola, all'asilo, in pranzi e cene da preparare, lamentele di altre mamme da evitare.
Che la storia si stia ripetendo?
Che si sia trovata un marito come quel padre fedifrago e farfallone che ha, e che ancora ci prova con tutte?
È quello che pensa Laura.
È quello che sostiene pure Felix, che ingaggia detective privati, che chiama concierge londinesi, che dà vita a veri e propri inseguimenti per cogliere il genero in fragrante.


La trama è semplice.
Quasi troppo, verrebbe da dire.
Sofia Coppola che ci aveva abituato a invidie e tradimenti storici, dalla Francia della Rivoluzione alla Guerra di Secessione, che raccontava drammi esistenziali della famiglia Lisbon, di attori falliti o di adolescenti ribelli, abbraccia qui un tema caldo, intimo.
Per la prima volta si confronta con un film in cui New York la si esplora a misura d'uomo, neanche fossimo dentro un film di Woody Allen tanto da ritornare al Bemelman's Bar, in cui si passa da ristoranti a locali ad appartamenti di lusso, fino ad interni d'auto, tutto stretto attorno alla bellissima Rashida Jones e alla sua routine scombussolata dall'arrivo e dall'aiuto paterno.
E c'è lui, quel mattatore di Bill Murray, padre e nonno imperfetto, e per questo adorabile.
Lui, che gigioneggia, che canta e incanta, che in un monologo spaccacuore, inumidisce gli occhi.


In un film che è più piccolo e più ristretto del solito, si gioca in famiglia anche con la colonna sonora affidata ai Phoenix del marito della Coppola, con Murray che invece sceglie da sé le sue opere, da cantare e borbottare.
La storia è semplice, si concede pure una fuga messicana forse fuori luogo, forse di troppo, a dimostrare gli eccessi dell'insicurezza, della gelosia, del non detto.
Ma va bene anche così. 
Va bene in un film che mette i sentimenti in primo piano, che dà voce ai dubbi, alle paure, alle insicurezze di chi è madre e moglie da tempo.
Alla fine, quel sospetto sembra solo un alibi, una scusa. 
Alla fine quella figlia non sembra più la vera protagonista.
Il suo matrimonio in crisi è in realtà lo specchio per parlare di un ravvicinamento necessario.
A scavalcare rimpianti e rimorsi.
Oggi come oggi, di film piccoli ma grandi, di film così speciali senza bisogno di alcun effetto speciale, c'è un gran bisogno.
Hanno quella forza, quella leggerezza, ma allo stesso tempo quell'impegno, che sta tutto dentro un fischiettare ritrovato.



Voto: ☕☕☕☕½/5

10 commenti:

  1. "You had me at Bill Murray" (quasi-cit.) per Sofia Coppola devo essere predisposto mentalmente ma il post mi ha convinto. Cheers!

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    1. Bill Murray arriva in leggero ritardo, ma quando arriva convince ad ogni scena. Una Coppola diversa e più intima, quella che quasi non ti aspetti.

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  2. Delicato, elegante, semplice. La Coppola minore, forse, è quella che apprezzo davvero. Mi è piaciuto più del previsto, lei eccelsa.

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    1. Lei tanto bella quanto brava, finalmente protagonista di un film importante anche se di carriera ne ha alle spalle.
      La Coppola minore è anche quella che fa più per me.

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  3. E invece... pensa che a me, che ho sempre adorato Sofia, questo film non ha entusiasmato per niente (spero di parlarne presto). Non mi sono piaciuti proprio gli ammiccamenti (scontati) alla Woody Allen, nè una certa banalità nell'esposizione dei contenuti. Da "coppoliano", sono abbastanza deluso.

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    1. Potrebbe essere il miglior Woody Allen degli ultimi anni, ma in realtà lo zampino della Coppola c'è e si sente.
      Diversa dal solito, più matura come i suoi protagonisti, con me ha avuto vittoria facile.

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  4. Questo film sembra più vicino a Lost in Translation, che mi piace, che a Marie Antoinette, che mi piace di più. In ogni caso mi hai invogliato, lo vedrò di sicuro. Grazie!

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    1. Sì, direi che siamo più dalle parti di Lost in Translation, ma pure di Woody Allen, con una storia semplice e piena di cuore.
      Frizzante, ma non pop come Marie-Antoinette. Più soffusa, ecco.

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  5. Sofia è cresciuta, ma alla fine è sempre la stessa ragazza insicura che si intravedeva tra le vergini suicide e le ragazze perse nella traduzione. La Coppolina è la Coppolina. Uguale, eppure diversa.
    Definendolo un film speciale senza effetti speciali hai reso perfettamente l'idea. ;)

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    1. Crescere e non cambiare, e riprendersi pure dopo quel passo falso in costume.
      Nella normalità delle insicurezze la Coppola sguazza, e noi con lei.

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