12 aprile 2021

Il Lunedì Leggo - Ogni Ricordo un Fiore di Luigi Lo Cascio

L'amore verso Luigi Lo Cascio è sbocciato ai tempi de La meglio gioventù.
Si, c'era quel tormentato e ombroso di Alessio Boni, ma io -come sempre- mi facevo prendere dal figlio buono, quello studioso, rivoluzionario e con il sogno di arrivare fino a Capo Nord.
Che gli ho rubato.
Al cinema, poi, Lo Cascio lo trovi in ruoli impegnati, quasi seriosi, con quell'unico film da regista (La Città Ideale) che sta li da anni e anni in attesa di essere scoperto.
Prima o poi, mi dico anche questa volta.
Ma in libreria, su carta, non me lo sono fatta scappare.


Siamo in treno, a ripercorrere la tratta Palermo-Roma che attraversa pure il mare, un treno familiare in anni di gioventù e risparmi, ora preso come un senso di chiusura dopo aver salutato per l'ultima volta il padre di un amico.
Paride Bruno vorrebbe essere uno scrittore.
Lo è, a conti fatti.
Ma si ferma agli incipit.
A quelle poche o tante righe che una storia sembrano prometterla e iniziarla, ma che al primo punto esauriscono l'ispirazione.
Ne ha 250 con sé.
Intriganti, promettenti, di genere, complessi e articolati. 
Soprattutto quando sfiorano le quattro pagine senza metterlo, un punto. 
Paride se li rilegge, in quel lungo viaggio, ma non sa che farne. 
Cerca di capire se qualcosa di lui raccontano (tutto), se qualcosa può uscirne (niente) e cerca di andar contro la sua pigrizia, la sua disattenzione con l'ultimo incipit scritto, 

Era talmente solo e svogliato che più che un'isola gli sarebbe bastato uno scoglio.

prendendo ispirazione lungo quel viaggio in treno, con le coppie litigiose che salgono, con i piccoli lettori di cui le madri si lamentano, con sogni ad occhi aperti che si insinuano nella storia. La sua.

I 250 incipit ci sono tutti, qui.
E sono quasi troppi.
Essendo incipit, racconti brevissimi che sembrano haiku, passano e poco lasciano, se non hanno una loro aurea diversa.
250 sono quindi gran parte del romanzo, che riesce a scorrere solo quando si sta sulle rotaie di quel treno.
Un peccato, perché la storia, l'idea, c'è. 
E ce ne sono tante altre dentro, che magari prima o poi, chissà, Paride o Luigi svilupperanno. O daranno il là a qualcun altro, con quell'idea bellissima e irrealizzata di lasciarli in una giornata di vento liberi di trovare il loro giusto destinatario.
Nel finale, però, tutto acquista senso e dimensione, con indizi lasciati tra un incipit e l'altro, con uno spiegone che fa storcere un po' il naso a chi come me gli spiegoni non li apprezza, ma che risale a commuovere fino alle lacrime andando a far capire cosa significa quel titolo così evocativo, cosa possono comporre, in fondo, questi 250 inizi. 
Un ricordo. 
Una vita. 

2 commenti:

  1. Mi incuriosiscono gli attori che fanno il salto alla narrativa, ma il libro sembra sin troppo poetico e delicato per me, anche se la curiosità resta!

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    1. L'idea è molto poetica, poi purtroppo ci sono anche troppi incipit fra cui muoversi che spesso ci si perde. Se con i racconti ho fatto pace, con quelli così brevi devo lavorarci un po'. Una bella scoperta, anche se nemmeno troppo per le mie corde.

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