10 luglio 2021

Ladyhawke

#LaPromessa2021

La leggenda di Ladyhawke non l'avevo mai dimenticata: lei falco durante il giorno, lui lupo durante la notte. Solo all'alba e al tramonto, in quella terra di mezzo per la luce, la possibilità di vedersi per un istante, prima della metamorfosi.
Che Ladyhawke lo avesse diretto Richard Donner, invece, non lo sapevo.
Peggio, non sapevo nemmeno chi fosse Richard Donner prima della sua scomparsa, lo stesso giorno di Raffaella Carrà a metterlo nell'ombra. Mica lo sapevo che c'era lui dietro i grandi classici della mia infanzia, dai Goonies a Arma Letale passando per Superman S.O.S Fantasmi.
Da piccola, mica stavo lì a chiedermi chi fosse il regista, a meno che non fosse Spielberg, capace di entrare nell'immaginario collettivo come con Dawson!


Il resto di Ladyhawke, però, lo avevo dimenticato completamente.
Per dire, scorrendo il cast mi ero detta: "Ma dai, che coppia improbabile Matthew Broderick e Michelle Pfeiffer!" e infatti mica fanno coppia loro, anche se Philippe Gaston finisce vittima del fascino innegabile di Isabeau. 
La Pfeiffer, bella e angelica, sofferente e guerrigliera, domina la scena appena viene inquadrata e fa coppia con Rutger Hauer, che da smemorata mi figuravo come il cattivo e invece com'è bello il suo Navarre, altro ruolo chiave della sua carriera.
E Broderick?


Il giovane Broderick è quel personaggio che attira i bambini alla visione, che buffo, ironico, fifone e capace di sgusciare via da ogni guaio alleggerisce le scene.
Ovviamente, Broderick può essere messo da parte, perché sono i due innamorati funestati da una maledizione ad essere al centro dell'attenzione. Entrambi con il cuore spezzato, con la malinconia nello sguardo, a sfiorarsi e a parlarsi tramite lui.
Il cattivo della situazione, alla fine, è un John Wood che sembra uscito dalle guglie della Notre-Dame disneyana, ma sinceramente non ha il mordente necessario per rimanere impresso.


A farla da padrona, comunque, è l'azione.
Divisa in due parti: il breve viaggio di andata, in fuga dall'Aquila in cui le battaglie non si contano che poi diventa un lungo, lunghissimo viaggio di ritorno con tappa dal traditore con il cuore d'oro Imperius, in cui l'azione diventa ancor più predominante.
Ovvio allora aspettarsi un finale scoppiettante, invece, lo dico, si resta delusi: con una maledizione che si spezza senza troppi problemi, con la moralità dell'assassinio che finisce per avere troppo peso visto poi come va a finire per il Vescovo.
Ma l'Amore, quello vero, negli occhi di Navarre e di Isabeau fa dimenticare queste quisquiglie.


Devo fare un'altra confessione, però.
Ladyhawke non si è mantenuto così bene.
Vero che siamo negli anni '80, a cui pure la fotografia del superbo Storaro si piega regalando comunque panorami e giochi di luce stupendi, ma gli effetti speciali sono invecchiati un gran male, per non parlare di una colonna sonora fin troppo grintosa che non c'azzecca un granché e rende piuttosto ridicole anche le scene più concitate.
Un capitolo a parte meriterebbe il mistero del doppiaggio italiano, che se in originale il film è ambientato in Italia con personaggi dai nomi italiani e città come Aquila, in italiano diventa tutto più francofono.

Le località da sogno sono però tutte nostre, e sul castello diroccato di Imperius che corrisponde a Rocca Calascio mi ci sono inerpicata anch'io la scorsa estate in giro per l'Italia centrale. Una scarpinata faticosa ma piena di fascino che ha fatto venir voglia al giovine di rivedersi questo film, prontamente segnato ne LaPromessa2021.
Ed eccoci qui.

8 commenti:

  1. Beh, neanch'io sapevo chi fossero i registi 25-30 anni fa, ora lo so ed è un dispiacere aver perso un pezzo della mia infanzia. E di questo film che dire, bello e certamente memorabile, ma non esattamente un mio cult ;)

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    1. Nemmeno un mio, e non lo diventerà dopo questa visione. Donner mi ha regalato i Goonies, direi che possono bastarmi :)

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  2. Allo stesso tempo bello e doloroso vedere tutto questo Richard Donner in giro, uno di quei Maestri a cui devo una gigantesca fetta della mia passione per il cinema, scherzo sempre dicendo che Donner mi ha fatto da balia e come me, siamo cresciuti in tanti con il suo cinema, a volte senza nemmeno saperlo. “Ladyhawke” è invecchiato, ma a mio avviso con grazia, quando parte il tema musicale ancora mi esalto, il cast poi è perfetto: Broderick era l’araldo degli anni ’80, Rutger Hauer in cerca di un ruolo da buono dopo tanti da cattivo, sostituì al volo il dimissionario Kurt Russell arrivando sul set italiano con il suo enorme camper (storia vera), proprio il fatto che sembra il cattivo del film senza esserlo, rende il suo Navarre iconico. Michelle Pfeiffer invece è così bella da farti capire perché valeva la pena combattere la maledizione per lei, gran film, ben felice di trovarlo qui un bel modo per tenersi ancora un po’ qui vicino Donner ;-) Cheers

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    1. #LaPromessa non voleva certo portare iella, ma scoprendo con quei 30 anni ritardo chi era Richard Donner, una serata e un post in suo onore era doveroso.
      Una balia perfetta per la nostra generazione.

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  3. Avevo l'impressione che non fosse un film invecchiato troppo bene. A me già da bambino non è che facesse impazzire.
    A Richard Donner però sarò per sempre eternamente grato per I Goonies. E anche per S.O.S. fantasmi.

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    1. Gli effetti speciali e certe lungaggini tipiche di quegli anni si sentono tutti.
      Quanto mi dispiace essermi persa I Goonies in sala qualche anno fa, speravo di trovarlo in qualche arena estiva ma sembra non si possa proiettare.

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  4. Non posso farci niente: ogni volta che vedo Ladyhawke, piango, E' più forte di me...

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    1. Più che commuovermi per l'amore impossibile dei due, mi sono commossa per la bellezza della Pfeiffer: impressionante.

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