30 marzo 2022

Studio 666

Ai batteristi, qui, si vuole bene.
Ci si vive pure assieme, e quando è arrivata la notizia della morte di Taylor Hawkins, il cuore del giovine si è infranto.
Non che fosse particolarmente fan dei Foo Fighters, non dei loro ultimi lavori almeno, ma la batteria è la batteria, il rock è il rock.
E così, per rendergli omaggio e giusto dopo averne scoperto l'esistenza da Cassidy, ci siamo guardati Studio 666.


Un film in cui i Foo Fighters tutti interpretano… i Foo Fighters.
Impegnati nell'annoso lavoro di registrare il loro decimo album che, hey, è il decimo, e quindi deve essere speciale, deve suonare giusto, deve essere un'esperienza.
Affittano così una villa sulle colline di Los Angeles e ci si chiudono per un mese circa.
Quel che non sanno (o quello che l'agente immobiliare non svela del tutto) è che in quella stessa villa un'altra band negli anni '90 (capeggiata dalla nuova prezzemolina horror Jenna Ortega, già vista in Scream) ci si era chiusa per realizzare un album rimasto incompiuto per divergenze artistiche, che dal prologo sappiamo essere finite nel sangue.


Ne seguono notti agitate, incubi ad occhi aperti, cantine in cui è meglio non entrare e tanto, tanto sangue!
E divertimento pure, nel prendersi in giro, nell'ingigantire ego e difetti personali, nel mostrare un Dave-Grohl-centrico che di comporre nuove canzoni non sembra capace, finché l'ispirazione, diabolicamente, arriva.
Che si siano divertiti, i Foo Fighters, lo si vede e lo si sente, e noi ci divertiamo con loro in questo tripudio gory in cui ogni morte è più eccessiva, esagerata e violenta dell'altra, che riesce solo in parte a esorcizzare la triste ironia della vita vera.


I musicisti possono perdersi in riff di chitarre, in assoli di batteria, in crisi di composizione in cui entra in causa pure Lionel Richie e sguazzare felici in questo mare.
Gli amanti dell'horror troveranno del sano splatter in cui galleggiare, con effetti speciali artigianali e quindi godibili nel loro essere volutamente di serie B.
Io, che non appartengo propriamente a nessuna di queste categorie, mi sono goduta lo spettacolo con tanto di cammei di Will Forte e un John Carpenter che firma pure il tema musicale del film ad alzare il livello delle interpretazioni non certo da Oscar dei Foo Fighters tutti.


E soprattutto mi sono immaginata quante risate, quanta vita e quanta amicizia c'erano dietro le quinte.
Con Taylor Hawkins che non avendo voglia di imparare la sceneggiatura, ha improvvisato le sue scene.
Sì, anche se sanguinolento e macabro, un omaggio glielo dovevo.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Guarda, sono 3 anni che ho regalato il biglietto per il concerto al Bolluomo. Proprio stamattina abbiamo avuto la notizia che è stato nuovamente annullato. Volevo guardarlo anche io il film, e vederlo con Mirco, ma dovrei spoilerarmelo per intero realizzando i sottotitoli italiani, perché l'inglese lo mastica poco. Mannaggia.

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    1. Cavoli, che dispiacere!
      E chissà come e quando torneranno live.
      Abbi fiducia nei sottotitolisti italiani, prima o poi ce la faranno!

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  2. Ti ringrazio per la citazione e proprio ieri sera, dopo aver risposto al tuo commento ho letto della notizia della (inevitabile) cancellazione del tour mondiale dei Foo Fighters. Il batterista in una banda è come il cuore, gli esempi celebri di grandi band che sono state colpite al cuore nel mondo del Rock purtroppo sono tanti, per fortuna questo film è arrivato in tempo per congelare nel tempo un momento in cui erano ancora tutti insieme a divertirsi, questo forse ha più valore delle singole interpretazioni. Cheers

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    1. Grazie a te per avermelo segnalato!
      Visto dopo la morte del cuore della band, assume un altro sapore. Meno cazzaro, più istantanea di un'amicizia vera.

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  3. Si sono divertiti loro a farlo, e pure io a guardarlo, per quanto lontano dall'essere un capolavoro cinematografico. :)
    Anche perché l'avevo visto appena uscito, prima della tragica morte di Taylor. Visto dopo in effetti può prendere una nota più malinconica.

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    1. Visto poi, tutto ha un'altra luce, purtroppo.
      Ma il divertimento, per fortuna, resta.

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