11 giugno 2022

Il Club delle Prime Mogli

#LaPromessa2022

Il Club delle Prime Mogli fa parte di quei film che chissà perché da piccola ti facevano vedere.
Non che ci fossero strane cose, scene scabrose o spaventose, soprattutto se i genitori già ti piazzavano davanti a X-Files...
Ma alla fine, cosa vuoi che ne capissi da piccola della disperazione di un divorzio?!
Cosa poteva importare a una bambina di un inizio che parte con un suicidio e un proseguimento che vede tre donne sole, lasciate a metà dei loro 40 anni da mariti alla ricerca di carne fresca che si ritrovano, ritrovano la loro amicizia e in nome dei vecchi tempi, di quell'amica che non c'è più, ordiscono piani di vendetta?
Una vendetta che comprende l'acquisizione di una società, la messa all'asta di beni comuni, e le minacce di uno zio mafioso, per giunta.


Saranno state le repliche di Canale5, la pubblicità che garantiva risate, i personaggi e la recitazione cartoonesca, ma il tutto rendeva godibile anche per una bambina la visione.
E oggi, questa commedia rosa tutt'altro che banale, si meritava una seconda visione.
Non fosse altro per capire la profondità in gioco e il toccare temi come l'empowerment, le pressioni della società, il femminismo (magari spiccio), attuali più che mai.


Mettici poi che ne nasce l'inevitabile "ma quello è...!" e la visione diventa ancora più spassosa, soprattutto se di mezzo c'è il debutto assoluto di un certo Timothy Olyphant che non sembra invecchiato di una ruga.
(sulla presenza dell'odioso reverendo Camden e sul cammeo invecchiato male di Ivana Trump meglio stendere un velo pietoso).



La visione pur portando con sé quell'estetica eccessiva degli anni '90 tra arredi e cotonature, e una colonna sonora che nonostante pezzoni da karaoke come You Don't Own Me regala molto uso improprio di sax, diventa anche un gioco fra chi adorare di più e chi voler essere.


Se da bambina adoravo Bette Midler, e la adoro ancora così sopra le righe, così con la battuta pronta, se ridevo di Goldie Hawn e ora la ammiro per come da bellissima sa prendersi gioco di sé, oggi capisco di essere Diane Keaton. 
Purtroppo.
Presa dall'ansia e dalle apparenze, che tiene tutto dentro fino a sbottare di rabbia e la capacità di scusarsi sempre e sempre buttarsi giù.
Per fortuna, anche se il suo non è il personaggio più adorabile in cui sentirsi, anche la sua Annie cresce e grazie all'amicizia fra opposti come sanno essere la non così superficiale Elise e la non così casalinga Brenda, brilla.


E alla fine la morale è semplice e servita: non è mera vendetta la loro, è presa di coscienza, di potere e saper poi cogliere i frutti di questo potere per condividerlo con le altre donne.
Chiamalo poco per un film che, nel suo piccolo, ha instillato anche alle più piccole cosa può creare la forza delle donne, dell'amicizia.

2 commenti:

  1. Da piccolo non me l'hanno mai fatto vedere.
    E non è che lo rimpiango troppo... :)

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    1. Visto oggi non è invecchiato così male, anzi! Certo, commedia tipicamente anni '90, nel bene e nel male.

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