Andiamo al Cinema
A volte lo capisci durante, in un momento particolare, speciale, che ti fa dire: "WOW".
A volte lo capisci alla fine, con gli occhi gonfi di lacrime, il cuore spezzato, con quella sensazione di aver assistito a qualcosa di grande.
In pochi casi, lo capisci da subito.
Verrebbe da dire quasi alla comparsa dei loghi di produzione, brillanti e preziosi come poi sarà il film che presentano.
O comunque, nei primi minuti, quelli che fanno intuire come il film si svilupperà, le basi su cui poggia, lo sguardo che ci sta dietro.
Una voce narrante, poco affidabile, un montaggio fluido, che va avanti, va indietro, ancora più indietro, nel tempo, una musica che carica ancora più le scene, dai colori sgargianti.
E lo capisci subito, che Elvis sarà un gran visione.
Un gran progetto, prima di tutto.
A cui Baz Luhrmann lavora dal 2014, studiando, ricercando, progettando quello che è un altro spettacolo spettacolare, che lo riporta ai fasti di un tempo.
Che ammettiamolo, Gatsby non era perfetto, Australia tantomeno, e la sua collaborazione con Netflix per la serie The Get Down si è rivelata un flop molto dimenticabile.
Qui ci mette il cuore, la passione, la devozione.
Di un fan e di un ricercatore, che riporta su grande schermo tutta la bellezza, la bravura, la sensualità, di Elvis Presley.
Ricostruendo tutta la sua carriera, a partire dall'infanzia in un quartiere nero, che finisce per influenzare i suoi gusti musicali, fino alla scoperta e agli ancheggiamenti, che no, non è stato Tom, non è stato Forrest, ad insegnargli.
Il fuoco ce l'ha dentro Elvis, il fuoco di fare la musica che gli piace, di muoversi come vuole, di dare alla famiglia quello che ha perso.
Ma si perde lui, dietro uno snowman che lo dirige, lo indirizza, lo tiene nella gabbia dorata che è la sua carriera.
Gli alti e bassi, i ritorni grandiosi, il grande amore, la grande caduta.
Con Las Vegas a diventare la sua prigione.
C'è tutto questo, in 159 minuti di film che non pesano mai, tra un numero musicale superlativo e l'altro, tra una cover, un'originale, un Austin Butler soprattutto.
Lui, che affascinante forse più di Elvis, presta il suo corpo e la sua voce (in gioventù, la sua, poi mixata da adulto con quella del vero Elvis) mimetizzando in modo naturale e mai caricaturale.
Ovvio pensare a Rami Malek, all'operazione che è stata Bohemian Rhapsody.
Ma qui siamo su un altro pianeta davvero, quello in cui sappiamo tutti che Elvis è andato a stare e canta in un bar alieno.
Siamo in un film che sta dalla parte giusta, dalla parte della verità storica, ricamando solo poco, pochissimo. E anche quando ricalca palchi, esibizioni, fotografie, lo fa con la regia, con il montaggio, con la sapienza di Luhrmann che il suo tocco lo mette anche nella colonna sonora, ovviamente, rimaneggiando la sua musica, in cover di cover, a rendere tutto più personale, originale, unico.
Avendo così l'approvazione della famiglia Presley tutta, e con Butler che rende suo un personaggio ingombrante, da cui era facile farsi schiacciare, viste le parodie infinite, i sosia che non smettono di indossare lustrini.
Come in ogni storia che si rispetti, c'è bisogno di un cattivo.
E quel cattivo è il Colonello Tom Parker, bugiardo e truffaldino, imbonitore e arraffatore.
Sotto tutto quel trucco c'è un Tom Hanks che irriconoscibile, si fa redimere ai miei occhi, che nei panni di un cattivo finalmente si fa ben volere togliendo il melenso, il patriottismo, che di solito associo ai suoi ruoli.
Lui, che da narratore non affidabile tiene le fila della storia, regala anche la chiusa più vera, la domanda più difficile a cui rispondere.
Chi ha ucciso, davvero Elvis?
Impossibile dirlo, oggi.
Di certo sappiamo chi lo ha riportato in vita, chi gli ha reso omaggio e chi lo porta nel cuore.
Baz Luhrmann è tornato, la sua firma sta ovunque in un film pieno di ritmo e di emozioni, di lustrini e di idee brillanti, di rifacimenti e di originalità.
In un finale che spezza il cuore.
Elvis vive, Elvis balla, Elvis è grande.
Grande davvero.
Voto: ☕☕☕☕½/5
Baz Luhrmann è una garanzia.
RispondiEliminaAustralia resta il suo punto più basso, ma diciamo che con questo Elvis è tornato in ottima forma!
EliminaOggi siamo sincronizzate! Grandissimo cinema per un grandissimo personaggio.
RispondiEliminaLa voglia di correrlo a rivederlo è forte, per il momento mi accontento di avere Elvis in loop nelle cuffie.
EliminaTocca espatriare, i cinema da me tutti chiusi, ma non vedo l'ora! Baz è un mio pezzo di cuore.
RispondiEliminaIl multisala resiste e continua a darlo in v.o., si merita lo schermo più grande e visto il forfait del giovine conto che potrei anche a tornare a vederlo, di meglio, al momento, non c'è.
EliminaTocca a me quindi fare il bastian contrario... ma neanche troppo: non si può certo dire che sia un brutto film però non mi ha emozionato minimamente. L'ho trovato un biopic piuttosto convenzionale, pur se ben fatto, ma per nulla travolgente e incalzante come ci si aspetterebbe da un film di Luhrmann. Sono gusti. Quello su cui però non sono proprio d'accordo è che il film racconti la verità storica. Diciamo che racconta solo la verità che ha voluto la famiglia: non viene detto nulla sui rapporti di Elvis con Nixon, sulle accuse di razzismo, sul tentativo di diventare una spia... tutto rimane in superficie, e nonostante questo il film non t i cattura, non esalta mai il Mito. Per me una mezza delusione.
RispondiEliminaTrovarci agli antipodi è una costante ormai e un segnale di quello che davvero mi colpisce :)
EliminaSulla vicenda Nixon, non so se la si è evitata visto il film già uscito qualche anno fa o per dare più spazio alle vicende personali, anche il resto dei personaggi storici compare solo per far vedere come tocca sul personale Elvis, che per parlare dell'effettiva situazione americana.
Io ne sono rimasta colpita e coinvolta, tanto da commuovermi nel finale: un ritratto ben girato e ben studiato, con un Luhrmann in forma strabiliante.
Da fan di Baz Luhrmann e non di Elvis, confido più nel potere del primo. :)
RispondiEliminaChissà se mi entusiasmerà quanto te...
Scommetto di sì, non vorrei sbagliarmi ma il ritratto che ne esce convince anche i meno fan di Elvis, come mi credevo io.
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