14 marzo 2023

The Last of Us

Mondo Serial

Siamo nel 2023 ed esce una serie TV sugli zombie.
Davvero?
Ancora?
Con The walking dead che come un morto ha camminato fino a 11 stagioni, i suoi ascolti calati a picco, gli spin-off che non decollano e non sono attesi, HBO ha deciso di puntare su una serie con gli zombie dove le dinamiche sembrano sempre quelle: un eroe silenzioso e burbero, una ragazzina speciale da salvare, gli zombie che fanno paura ma ancor di più lo fa l'umanità che è sopravvissuta e vuole sopravvivere ad ogni costo, mostrando le varie sfaccettature in cui si può sopravvivere, in comunità o da soli?
Sì.
Ed ha fatto benissimo.


Primo fra tutti perché non di zombie si parla.
Sono morti che camminano e attaccano e contagiano, a causa di un fungo che nel giro di pochi giorni ha cambiato il mondo. Ma la parola non viene mai pronunciata.
Secondo, perché non è tratto da un fumetto che potrebbe a sua volta dilungarsi, ma da un videogioco, per molti IL videogioco.
Terzo, e più importnate, perché il tutto è in mano a Craig Mazin.
Colui che ha reso Chernobyl un incubo di estrema bellezza.
Il regista e sceneggiatore non si smentisce, rimanendo così fedele alle sequenze del gioco da trovare il plauso anche dei critici più difficili: i giocatori.
Ma chi non ha mai giocato, chi Ellie e Joel non li ha mai conosciuti e degli zombie pensava di essere stanco, ha di che ricredersi.


Perché The Last of Us è diversa dalle solite serie di genere.
Sperimenta.
Racconta, soprattutto.
Si prende i suoi tempi e i suoi spazi, fa di ogni episodi un capitolo a sé di una storia che va avanti e indietro, che approfondisce personaggi e ne sfiora altri che arricchiscono il racconto.
Il terzo episodio, Long, long time, è già di diritto fra i più delle ultime stagioni sul piccolo schermo e fa da parallelo a Left Behind (1x07). Due storie d'amore, due mondi a sé dentro quel caos che è il mondo là fuori, che raccontano anni o una semplice notte capaci di cambiare i personaggi, di influenzarli e di mostrarci le loro ferite.
Con Nick Hofferman, Murray Bartlett, Ann Torv e Storm Reid a rubare la scena.


E poi ci sono i veri protagonisti.
Che non sono padre e figlia anche se la dinamica è quella, che sono Pedro Pascal che ancora una volta si ritrova a fare da corriere/babysitter inizialmente poco predisposto, e Bella Ramsay che tra battutacce, ironia tagliente e una forza di volontà invidiabile, sopravvive e continua a sopravvivere anche alle critiche di chi non la riteneva all'altezza di Ellie.
E gli zombie?


Si vedono poco, sono funghi, funghi contagiosi e collegati fra loro, funghi che come spiegano le due introduzioni da brividi dei primi due episodi, non si possono fermare.
Ma c'è l'umanità con cui fare i conti, quella che con la scusa di proteggere, schiavizza, quella che con la scusa della religione, uccide, quella che con il comunismo, sopravvive.
E ci sono Joel e Ellie, che viaggiano e che si avvicinano, che smussano gli angoli e si leccano le ferite, ci sono Pedro e Bella che si fondono con i loro personaggi, e c'è la musica -dai Depeche Mode agli A-ah- che regala brividi di bellezza in più.


Il successo, giustamente, è stato clamoroso.
La conferma di una seconda stagione quasi immediata, permettendo a Craig Mazin di continuare ad approfondire, creare storie, portarci in nuovi ambienti o in passati ormai remoti.
Con la cura per i dettagli, la fotografia che spesso toglie il fiato, a dare ancor più valore a quella che non si può etichettare come serie di genere, che va oltre il genere.
Il finale che si è scontrato l'altra notte con gli Oscar ha registrato un record di ascolti, e ha visto i personaggi crescere, fare scelte difficili e discutibili, lasciandoci in sospeso e con una bugia a reggere l'attesa fino alla prossima stagione.
Sarà dura resistere, con la tentazione di comprare una consolle solo per rivivere in originale questa grande storia.

Voto: ☕☕☕☕/5

4 commenti:

  1. Non ci ho mai giocato, ma la serie me la sono divorata (ah-ah), non inventa niente, ma dimostra di aver imparato da tutti i giusti, Romero, Carpenter e via dicendo. Scelte musicali ottime, cast perfetto, il gioco per ovvie ragioni avrà avuto un approccio d'azione, però ho apprezzato il rallentare e soffermarsi di una serie che è molto più di una "The Mandalorian senza elmo". Cheers!

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    1. Esatto, niente di nuovo quando si tratta di mondi apocalittici (da The Road in poi, poi, un genere a sé quando si riduce all'osso la violenza) ma quanto bene lo sa raccontare!

      Mi ha fatto venir voglia di assistere qualcuno al gioco, non sono mai stata una cima con i joystick, ma ho passato venerdì sera a fare da "mente" al migliore amico su come affrontare nemici e livelli. Potrei tentarlo, ma ho paura di rovinarmi la seconda stagione.

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  2. A parte un paio di episodi validi, per il resto m'è sembrata un po' la solita roba survival apocalittica, nonostante di zombie non se ne vedano molti.
    Per me tanti sbadigli e zero entusiasmo, ma visto che a te e a praticamente tutto il mondo è piaciuta mi sa che è colpa mia...

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    1. Potrebbe essere la solita storia postapocalittica, ma c'ho trovato dentro un'attenzione per le storie e quindi per la scrittura davvero notevole.
      Poco di nuovo dice, ma lo dice e mostra benissimo, passa dal lato oscuro che la bastian contraria di solito sono io :)

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