5 luglio 2013

A Dangerous Method

E' già Ieri. -2011-

Cinema e psicanalisi sono uniti fin dalla loro nascita. Nel 1895 infatti non solo aveva luogo la prima e storica proiezioni dei fratelli Lumiere ma veniva dato alle stampe anche il primo libro di Sigmund Freud sull’isteria. Un legame, questo tra le due scienze, che continua tutt’oggi a mietere successi e interesse.
Ci sono infatti diversi modi per le due scienze di convivere attraverso lo schermo: se da una parte si può usare una patologia o un malessere psichico per raccontare il film non solo tramite la trama ma anche attraverso gli estetismi che lo compongono, dall’altra possono essere messe in scena storie e trame che proprio della psicanalisi e dei suoi fondatori trattano
A dangerous method appartiene a quest’ultimo.


David Cronenberg decide infatti di mettere da parte tematiche estreme e scompigliate, per rappresentare la vicenda che riguarda i più grandi psicanalisti nonché tra i fondatori di questa disciplina: Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Tanto pragmatico e chiuso il primo quanto aperto e influenzabile il secondo. Il rapporto tra i due è sicuramente il cardine principale del film, anche se, come spesso accade, è l’amore a prendere il sopravvento sulla scena.
Sarà proprio l’amore illecito tra Jung e una sua paziente la goccia che farà traboccare l’amicizia e la collaborazione tra l’ebreo Freud e il protestante Jung. Se già la diversità religiosa non c’era riuscita, infatti, se le diversità economiche non l’avevano minata a fondo, sarà proprio una donna e le relative conseguenze di questo rapporto a mettere fine e a dar sfogo a tutte le passate incongruenze e diversi modi di affrontare il metodo psicanalitico.
Amore che sembra però ossessione, tra Jung e la giovane da lui in cura per problemi isterici (e poi a sua volta famosa psicanalista) Sabina Spielrein. Il rapporto medico-paziente viene quindi travolto dalle attenzioni che i due si rivolgono per la reciproca stima lavorativa ma soprattutto dalla passione che, se da una parte riesce a guarire lei, dall’altra ammala e rende schiavo lui, marito provato da una moglie devota e malinconica.


La vicenda era già stata trattata con grazia da Roberto Faenza nel suo Prendimi l’anima ma ora con Cronenberg rivive e fa riassaporare l’aria di inizio secolo ‘900 il cui limite sta forse proprio nel nome del regista, che confeziona un film distante dal suo mondo e dal suo metodo. L’ossessione amorosa e fisica resta in primo piano, dall’altra l’eleganza e la raffinatezza delle scene e dei costumi non rende cupo e morboso il film, le composizioni tecniche e l’uso dei colori sono infatti utili a rinfrescarlo e a renderlo visivamente ottimo. E se la composizione della trama è da definire classica, è però importante sottolineare come Cronenberg metta in risalto le fonti da cui questa intricata vicenda è venuta alla luce: il rapporto epistolare tra i tre che è stato scoperto e pubblicato solo recentemente permettendo di capire non solo come quegli anni fossero vissuti intensamente, ma anche come la psicanalisi ha preso forma e si è evoluta.
Presentato all’ultimo Festival di Venezia vede tra gli interpreti principali un cast stellare: dal lanciatissimo Michael Fassbender a Viggo Mortensen, da Keira Knightley che riesce fin troppo bene a calarsi nei panni dell'isterica, a Vincent Cassel che interpreta l’amorale Otto Gross.
Il film si regge quindi su questi grandi attori e sulla loro interpretazione, mettendo in scena un film classico, in cui la trama ha il sopravvento sulla tecnica, il particolare sulla storia, l’amore sulle altre vicende.

21 commenti:

  1. Un film troppo freddo, per quanto ben confezionato, che ha segnato a mio parere il primo passo falso di Cronenberg, seguito dallo scempio di Cosmopolis.

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    1. Scempio è dir poco, qui siamo sul freddo sì, ma anche molto sul classico e sull'accettabile.

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  2. Sicuramente non è tra i migliori di Cronenberg, ma di certo è meglio di quell aborto di Stronzopolis

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    1. Mi trovi perfettamente d'accordo, mi chiedo ancora perchè quella volta non sono scappata dalla sala...

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  3. di gran lunga il peggior cronenberg di sempre.
    e keira knightley in questo film è inguardabile... °___°

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    1. La tua battaglia verso quella sbezzolona della Keira qui trova parecchi punti a favore, ma visto il personaggio isterico le è uscito bene...

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  4. Il peggiore, ho preferito Cosmopolis rispetto a questa merda.

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  5. Anche a me questo film non è piaciuto e condivido il pensiero sulla Knightley, non si poteva vedere soprattutto all' inizio del film!

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    1. Eccede un po' troppo con espressioni assurde ma non l'ho trovata troppo malvagia io.

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  6. Questo film è terribile. E oltre a essere brutto, neppure appassiona.

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    1. A me un po' sì, non troppo, l'ho trovato solo troppo classico e piatto per uno come Cronenberg.

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  7. Mmmm... l'avrebbero potuto fare meglio, ma è molto meglio di "Prendimi l'Anima"

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    1. Quello di Faenza non l'ho mai visto tutto, solo a pezzi. Prima o poi me lo recupero in toto.

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  8. L'uomo è un animale estremamente violento. Anche nella nascita di una disciplina cerebrale come la psicanalisi si possono trovare indizi di questa predisposizione, che Cronenberg magnifica in questo film.

    Consigliata la visione in lingua originale, che soprattutto le schermaglie tra Freud e Jung sono decise a volte anche sul filo del cambio di una intonazione. E purtroppo il doppiaggio appiattisce il gran lavoro degli interpreti.

    Per me è un buon lavoro, anche se capisco che l'approccio utilizzato dalla regia è tale da richiede una notevole attenzione da parte dello spettatore perché possa apprezzarlo.

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    1. Proverò più avanti a vederlo in originale perchè mi hai interessato!

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  9. Non mi è proprio piaciuto, e se lo dico io che sono un fanboy di Cronenberg...

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    1. Ti capirei di più se lo dicessi, o meglio lo urlassi, anche per Cosmopolis :)

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  10. Un film che a me è piaciuto molto, un nuovo modo per sviluppare una poetica infinita. Che il nuovo Cronenberg possa piacere o meno non si può non riconoscere che è un artista. Un grande artista.

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    1. Potrei essere anche d'accordo, ma dopo quella limousine bianca David ne ha persi davvero tanti di punti ai miei occhi!

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    2. E, l'ultimo non l'ho ancora visto proprio per i motivi che dici tu...

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