23 luglio 2017

La Domenica Scrivo - Finestre #2

Tema per le vacanze: Descrivi quello che vedi dalla tua finestra
Alzo la mano:
“Maestra, ma l’abbiamo già fatto questo tema!”
“Sì, ma questo è per le vacanze, e potete scegliere una finestra diversa, quella di dove andrete in ferie, ad esempio”
“Ma maestra, io mica lo so se ci vado in ferie. Ho traslocato, a fatica, e chissà cosa mi posso permettere tra tempo e soldi spesi e da impegnare”
“E allora hai delle finestre nuove, diverse, da cui poter guardare e di cui scrivere, no?”



Vero. Ho finestre nuove da cui guardare, ho finestre nuove di cui scrivere.
E forse ho pure un po’ esagerato, che da due portefinestre e una triste finestra del bagno che dava su un altro condominio, ora di finestre da cui guardare ne ho 16. Sì, 16. Più una portafinestra, ovviamente, per non farmi mancare nulla. E quale scelgo, allora? Quale nuova visione della vita su cui scrivere e filosofeggiare? Potrei scegliere quelle del salotto, che però restano chiuse ancora, ancora in attesa delle tende che di farmi vedere da chi in strada guida, pedala o cammina, mentre mi rilasso (leggi: mi stravacco) sul divano, non ne ho.
Potrei scegliere quella più poetica, quella della cucina, che dà sull’angolo zen del giardino ancora in fase di studio del giovine, che dà su un pozzo a cui non arriva l’acqua, su piante da piantare, su un divano da pulire, ma, purtroppo, la cucina ancora non c’è, da quella finestra guarderò più avanti, più spesso, mentre cucino, mentre lavo i piatti, trovando la pace.
Evito pure quelle delle scale, che sono finestre di passaggio, che vedono la fatica ma anche la gioia di farle, quelle rampe di scale che in realtà più spesso e volentieri sentono le imprecazioni per aver dimenticato qualcosa al pianto terra, o al secondo piano.
Salto quelle del bagno, che per quanto offrano una visione migliore, molto migliore, del bagno precedente, hanno i vetri offuscati: ottima metafora di come sia meglio non vedere e non farsi vedere, no, nel culmine della nostra intimità.
Restano quelle delle camere vuote, camere in cui al momento si accumulano gli scatoloni da smaltire, quelle sacrificate a favore dell’ordine altrove, quelle che non si ha il tempo e la voglia di sistemare. Sono finestre che danno sul caos e il caos lo isolano, sono finestre raramente aperte in questi due mesi di lavori e trasloco, su cui lo sguardo, giustamente e per proteggersi, non si poggia.

E allora, le finestre che restano sono allineate, una sopra l’altra, una il prolungamento dell’altra, rivolte nella stessa direzione, con lo stesso panorama, solo con qualche metro di differenza.
Sono le finestre da cui la sera ammiro la luna, che fa capolino e che in queste calde notti d’estate fa compagnia, ed è una gioia, un respiro in più, tenerle aperte dopo anni di impossibilità, perché che fai: tieni aperta una portafinestra al piano terra perché c’hai caldo invitando i ladri?
Qui si può, qui si osa, qui –al secondo piano- non fa paura.
Qui, quelle finestre, danno su un giardino che c’ha fatto innamorare, danno su piante trentennali che ne han viste di cose, danno su una recinzione troppo stretta, che a breve si abbatterà, si spingerà più oltre, e ci si sente come Simba, con Mufasa, a guardare tutto quello che è nostro o sarà nostro.
E vedo già il giovine trovare soddisfazione nello sporcarsi di terra e erba, coltivare finalmente il suo orto, le sue verdure, e pure i suoi frutti.
Vedo, da quelle finestre diverse, da quello studio in cui scrivo e scriverò, in cui passerò le notti in bianco a guardare i vinti e i vincitori del cinema e della TV senza preoccuparmi di svegliarlo, il giovine, vedo un giardino già bello ma che il giovine non vede l’ora di rendere fantastico, vedo Baghera, che si aggira guardingo, che ha già trovato il suo di posto, e aspetta solo di vedere raccontata la sua storia, il suo trasloco. Vedo un cane che deve ancora nascere ma che fra qualche mese qui correrà felice, vedo un altro gatto, e magari un altro gatto ancora, e un altro cane, giocare ed esplorare, e dormire, in un sogno che presto si avvererà.
Vedo un futuro bellissimo, davanti, vedo un futuro che mette da parte o che forse è esaltato dalle fatiche degli ultimi mesi, da quando questa finestra era sporca e chiusa, assisteva a pulizie, tinteggiature e lavori, a scatoloni che arrivavano e si svuotavano, perché in fondo, una finestra guarda fuori ma guarda pure dentro.

E mi ha fregato un’altra volta cara Maestra dalla poca fantasia, mi ha fregato perché anche se in vacanza forse non ci vado, anche se gli altri alunni che come me se ne staranno a casa possono copiare il vecchio tema, l’ho capito che dalla stessa finestra non si vede mai lo stesso panorama due volte, cambia lui, almeno un po’, almeno nella luce (lo chieda a Monet, e alle sue 31 copie della cattedrale di Rouen -mi merito qualche punto in più per la citazione culturale?), ma cambiamo noi, soprattutto. E quindi, Maestra, gliela faccio semplice, lei che vuole indagare sul mio stato d’animo, lei che cerca di capirmi attraverso quello che scrivo: sono felice, immensamente felice, sono piena di propositi e speranze, guardo avanti, guardo nel verde, guardo al futuro.

6 commenti:

  1. Ma davvero hai 16 finestre in casa? Praticamente sei in vetrina! ;)
    Scherzi a parte, è molto bello quello che scrivi, Lisa... e sono felice di saperti felice!

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    1. Grazie Sauro, tenendo conto che la casa si sviluppa su tre piani, le 16 finestre sono tante ma neanche troppe, la privacy e soprattutto muri liberi, ce ne sono ;)

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  2. Mia madre uscirebbe pazza con 16 finestre :D

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    1. Io sto già uscendo pazza non essendo una fanatica delle pulizie dei vetri e nemmeno un portento purtroppo...

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  3. 16 finestre?
    Credo di non aver mai conosciuto nessuno con così tante finestre!

    E credo di non aver mai nemmeno conosciuto qualcuno così felice. ;)

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    1. Grazie :) 16 finestre sono un bel record, visti gli anni della casa fa riflettere anche sul senso di privacy di un tempo, o più semplicemente risparmiavano sull'elettricità...

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