1 dicembre 2017

Il Libro di Henry

Andiamo al Cinema

Prometteva bene, seppur con qualche diffidenza, Il libro di Henry.
Prometteva bene per quel cast di adulti su cui fare affidamento -da un'ormai rediviva Naomi Watts, passando per le televisive certezze di Lee Pace e Dean Norris- e su piccole star già acclamate -il Jaeden Lieberher scoperto grazie a It e l'incredibile Jacob Tremblay di Room.
Prometteva lacrime, ovviamente, ma anche un certo mistero, con un libro da seguire, con un piano architettato per vendicare e salvare una vicina probabile vittima di abusi.
Però, c'era di che essere diffidenti.
Perchè a una famiglia sui generis, adorabile e affiatata, con un figlio genio che si comporta più maternamente di una madre che fa quel che può -e che in realtà è tanto, per fargli vivere normalmente il suo essere un genio-, ci metteva lo zampino la malattia.
E allora già il naso si storce, gli occhi si alzano al cielo, stanchi di drammi strappalacrime, di un cancro fulminante in tenera età che scava sotto il buonismo.
Mi aspettavo tutto questo, il frizzante del film indie con voce fuori campo, e il melenso da dramedy più melenso.
Non mi aspettavo però di essere fregata in pieno, di ritrovarmi in lacrime, a soffiarmi quel naso non più storto, ad asciugarmi più volte gli occhi.



Sarà che avevo abbassato le aspettative? O sarà che una madre così combattiva, un figlio così intenso e una vicenda forte e non trascurabile, non le avevo messe in conto?
La storia è quella detta, c'è una famiglia, bellissima, composta da una madre che lavora anche se non dovrebbe, per mantenere un suo Io, per avere amici e routine, c'è un figlio maggiore che è un genio, che capisce e sente più degli altri, che protegge il fratello più piccolo, debole e un po' messo da parte.
Tutto bene, tutto bello, tutto fantastico in quella casa dove si fanno giochi ed esperimenti.
Non in quella affianco, però, dove vive Christina, con un orco che è però il capo della polizia, e che compie il peggio, non è un padre, ma nemmeno un patrigno.
Henry non ci sta, e quando nessuno lo ascolta più, nessuno può più intervenire, e quando la malattia, improvvisa, lo ostacola, decide di lasciare una sua eredità, di aiutare Christine e di aiutare la madre a superare la sua stessa perdita, in un piano ingegnoso di vendetta.


E lo so benissimo che qua e là si eccede, che in quella stanza d'ospedale i discorsoni così come i momenti ad effetto toccano fin troppo le corde della sensibilità, so pure che il piano di Henry appare un po' assurdo, così come la complicità di una madre che ascolta senza remore la voce guida di chi non c'è e finisce per comprarsi un arsenale.
So pure che Jacob Tremblay tanto era stato stupefacente in Room quanto diventa insopportabilmente un piagnisteo qui, in un ruolo più piccolo di lui, o forse semplicemente non adatto.
Ma, il cuore c'è, c'è una Naomi Watts materna e naturale come non mai, c'è un Jaeden Lieberher che prima o poi impareremo tutti a pronunciare se continua la sua -giovane- carriera così, e c'è una semplicità, di dialoghi, di finale metaforico, che le lacrime volenti o nolenti, te le fa versare.
E quando succede che ogni riserva viene messa da parte, che ogni titubanza e diffidenza deve cedere alle lacrime, significa che nel suo piccolo, un piccolo film, il suo lavoro l'ha fatto.


Regia Colin Trevorrow
Sceneggiatura Gregg Hurwitz
Musiche Michael Giacchino
Cast Naomi Watts, Jacob Tremblay, Jaeden Lieberher,
Lee Pace, Dean Norris
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4 commenti:

  1. Concordo con te.
    Tutt'altro che perfetto, anzi, è sbilanciato e un po' confuso nelle intenzioni, però non è il disastro che ho letto in giro. Ho trovato il cast, ad esempio, di una bravura commovente. Il libro del bimbo non è da cestinare.

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    1. Naomi Watts bella e naturale ha ritrovato la sua strada, e qui madre non certo modello ma genuina, l'ho adorata. Meno Jacob Tremblay, ma essendo un bambino su cui ci sono fin troppe aspettative non mi accanisco.
      In ogni caso, le lacrime non mentono.

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  2. Ci sei cascata proprio con tutti e due i piedi. O meglio con tutt'e due gli occhi. ;)
    A me invece non ha commosso o emozionato quasi per niente. Meglio così, che quest'anno ci sono già stati fin troppi film che mi hanno fatto piangere per i miei gusti.

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    1. Ebbene sì, confermo l'essere una lacrimafacile, e abbassare le aspettative ha aiutato. Tu ti confermi il solito cuore di pietra ;)

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