15 dicembre 2017

The Big Sick

Andiamo al Cinema

Le commedie indie le riconosci subito.
Ci sono certi nomi coinvolti su cui puntare (Apatow alla produzione, Zoe Kazan protagonista), ci sono certe scelte stilistiche da rispettare e soprattutto c'è sempre quella storia d'amore speciale/diversa/romantica/simpatica, da raccontare.
The Big Sick con questa inizia.
Abbiamo lui, Kumail, pakistano che sogna di sfondare come comico e che si allena in serate di cabaret dove qualche risata la strappa, mentre dribla la sua famiglia, mussulmana fervente, che lo obbliga alla preghiera e cerca per lui una moglie, ovviamente dal Pakistan.
Abbiamo lei, Emily, che lo conosce in una serata al cabaret, va fino a casa sua ma mette in chiaro che una relazione non ci sarà, non è il momento, regola dei due giorni.
Ovviamente, due giorni non passeranno prima di rivedersi, e mentre lui colleziona foto di aspiranti mogli pakistane, la storia prende vita, si rafforza, l'amore c'è.
Ma l'amore, presto sparisce.
Improvvisamente, diciamo pure. Così improvvisamente da lasciare lo spettatore -me- perplessa, davanti alla crisi di nervi e di pianto di Emily, davanti al silenzio di Kumail.
Ed è qui che The Big Sick diventa altro, diventa qualcosa di più, di diverso ma purtroppo anche meno centrato, rispetto a quella storia d'amore da classico film indie.



Perché succede -come da titolo c'era da aspettarsi- che Emily si ammali, o meglio, stia proprio male, finendo in coma farmacologico con i dottori alla ricerca di una cura e di una soluzione per un'infezione che non se ne vuole andare.
E mentre Emily è fuori scena e stesa su un letto d'ospedale, la relazione che vediamo evolversi è quella tra il suo ormai ex ragazzo Kumail e i suoi genitori.
Lui, Kumail, ancora la ama, la vorrebbe riconquistare, ma ha una famiglia a cui tutto ha tenuto segreto, una famiglia che non capirebbe o approverebbe quell'amore.
Loro, Beth e Terry, sono genitori preoccupati e in crisi, tra loro soprattutto, e che trovano in Kumail  un perfetto capro espiatorio su cui sfogare la propria rabbia, ma anche un perfetto terzo elemento per far tornare l'equilibrio.
Lo seguiranno al cabaret, lo difenderanno, diventerà loro confidente, amico.


In questo, The Big Sick è diverso: nel mostrarci non una, ma due storie d'amore in evoluzione, facciamo pure tre senza svelare troppo sul finale.
Ma questa diversità ha un peso da pagare, e il peso sta nella poca coesione del tutto.
Ci sono scene che si accumulano, nel centro, che si ammassano e non si capiscono. Ci sono genitori poco approfonditi, quasi macchiette, quasi caratteristi nelle mani di Ray Romano e Holly Hunter. Ci sono pure tanti finali, con quello giusto che tanto giusto non è, manca di originalità, di efficacia.
Quell'inizio, invece, che fa assaporare il più classico e più riuscito dei film indie, si tronca all'improvviso senza averci dato modo di capire quanto intensa fosse ormai la relazione tra Emily e Kumail, con la fretta di arrivare a quella malattia che lascia fuori e fa spegnere subito i sorrisini appena spuntati.
Come se si volesse fare troppo, come se la sceneggiatura non fosse bilanciata.
E pensare che a scriverla sono nientemeno che i protagonisti, e no, non parlo di Zoe Kazan ma di Kumail Nanjiani stesso sì, che con la moglie Emily V. Gordon -la vera Emily- scrive del loro incontro, del loro amore.
Arrivando poi dopo quella meraviglia che è stato The Marvelous Mrs. Maisel, gli stand-up comedy presenti non hanno lo stesso graffio, la stessa intensità e a ben guardare nemmeno la stessa importanza, sono un semplice contorno, un ambiente in più -oltre l'ospedale, oltre quella casa troppo rigida e mussulmana- in cui muoversi.
The Big Sick pecca quindi di volere troppo, di parlare di troppo, quando, parlare di amore, nei toni più indie, sarebbe stato così facile.


Regia Michael Showalter
Sceneggiatura Emily V. Gordon,
Musiche Michael Andrews
Cast Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, 
Holly Hunter, Ray Romano
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4 commenti:

  1. Una delle poche recensioni non troppo convinte che leggo, forse, ma lo aspetto lo stesso, sperando di riuscire a vederlo entro l'anno.
    Sui siti più indie rumoreggiano molto per la mancata considerazione ai Golden Globe. Altrove, pienone.

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    1. La serata era quella giusta, i sorrisini iniziali pure, poi quando sparisce la Kazan qualcosa si rompe, non tutto è ben gestito e la sceneggiatura si appesantisce. La delusione è stata tanta perchè ci speravo parecchio.

      P.s. lo si trova senza grosse difficoltà con sub inglesi...shh...

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  2. Uffa, mi aspettavo più entusiasmo.
    Su questo film avrei puntato parecchio, adesso un po' meno...

    Va beh che reggere il confronto con Mrs. Meisel, almeno per la parte stand-up, non è semplice, però uffa... :)

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  3. speravo che fosse un film che andasse visto ad ogni costo... ed invece...
    va beh, me lo guarderò sola soletta sul divano, senza investire in nessun cinema

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