18 dicembre 2017

Il Lunedì Leggo - L'Assassino, Il Prete, Il Portiere di Jonas Jonasson

Ci sono un assassino che ha passato praticamente tutta la vita in carcere che finalmente viene scarcerato e cerca di navigare dritto lontano da droghe ma non dall'alcool e che finisce per incontrare Gesù, un prete -donna- che dalla chiesa e dal pulpito è stata allontanata, e un portiere, di un motel dell'amore prima, di un albergo di quart'ordine poi, che si ritrova a ospitare l'assassino di cui sopra, e dare rifugio al prete -donna- appena menzionato.
Tre disperati, incapaci di stare al mondo e che il mondo non sopportano, il cui destino però si unisce.
Jonas Jonasson aveva fatto capolino nella mia libreria con una copertina buffissima e un Centenario che scappava dalla finestra. Nella sua fuga, si ricostruiva un po' tutta la Storia degli ultimi 100 anni, con i fatti salienti che andavano a combaciare con altrettante tappe nella vita di un vecchino ora solitario. C'era tornato poi con un'Analfabeta che sapeva contare, una ragazzina di Soweto (Sudafrica) dalla mente matematica strabiliante, che finiva in Svezia, e con la scusa la storia della Svezia e dei suoi re, ci veniva raccontata.
Lo schema, come la scrittura, erano perfetti: fluidi, veloci, ripetitivi il giusto, capaci di passare dal singolo al generale, di condensare e riassumere in piena ironia.
Qualcosa, però con questo terzo romanzo, s'inceppa.



S'inceppa prima di tutto la storia di per sé, in cui manca la Storia, manca quello stile a cui si era abituati. E se lo scarto potrebbe non essere un male, visto che evitare di ripetersi fa bene sia al cinema sia nei romanzi, non viene però sostituito da qualcosa di diverso e di altrettanto ben strutturato.
Perché questo assassino, questo prete -donna- e questo portiere, mancano di carattere, la loro vita ci è riassunta in modo fantastico e veloce come sempre, ma le loro azioni sembrano prive del giusto mordente, e spesso pure di una qualche logica.
I tre, infatti, si uniscono ben tre volte per operazioni che rasentano (diciamo pure che sfociano) nell'illegale, capaci di chiedere soldi per ferire e rompere braccia prima, per far sentire bene in comunioni con Gesù quanto  mai alcoliche e in religioni create ad hoc, e infine chiamando in causa pure quel Babbo Natale che troneggia in copertina.
Il punto è che si arricchiscono e spendono senza remore, sono ricchi ma non basta, sprecano, non si accontentano, chissà perchè stanno insieme, tutti e tre.
La giustifica, per le loro azioni, i loro sperperi, e il loro non trovare di meglio, non sempre c'è.
E la storia avanza, un po' stancamente, un po' sbandando.
Non cambia per fortuna la qualità di scrittura di Jonasson, ricca di ironia e che dà il meglio di sé non quando racconta il presente, ma quando riassume il passato, riuscendo poi come sempre a intersecare più destini, più storie, con altri cattivi che danno la caccia a protagonisti non propriamente buoni, e altri cattivi ancora che danno la caccia a questi cattivi.
Ne esce il romanzo minore del suo trittico, con Dio troppe volte chiamato in causa, la Bibbia citata spesso e volentieri con ironia, ma personaggi che si fatica a trovar simpatici. Non almeno come quel Centerario, come quell'analfabeta.

3 commenti:

  1. Non fa per me, che che lo stile degli svedesi ho più di qualche problema da sempre, ma i più noti, i più belli, potrei recuperarli. :)

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    1. Jonasson è il mio unico svedese sugli scaffali, e leggero leggero, veloce e pieno di brio, lo si legge in velocità. Quel vecchino, ma anche l'analfabeta, te li consiglio ;)

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  2. Ho già capito che me lo posso anche risparmiare...

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