20 aprile 2018

Akira

Andiamo al Cinema

Sdoganato ormai il genere horror, con settimane a tema d'estate e un It che campeggia fiero come miglior film del 2017, pian piano ho deciso di sdoganare un'altra mia grossa croce: gli Anime.
Mai stata una fan delle Anime Night made in MTV, mai stata una fan dei cartoni giappo da piccola (Sailor Moon a parte, ma chi non è stato fan di Sailor Moon?) dei manga (Video Girl Ai su tutti) solo in tempi adolescenziali, ma è in tempi recenti, con la convivenza, che mi son vista soffrire in silenzio per le serate anime made in giovine, tra pirati, combattenti e combattimenti infiniti.
C'ho provato, con lui, qualche anno fa, inizialmente presa e ammaliata dalla storia di Death Note e di quel libro malefico, tranne poi perdermi, in una trama non più così avvincente, rimandando, posticipando, sostituendo. E quindi Death Note giace ancora lì, incompiuto, e con nessuna intenzione di cedere alla produzione Netflix.
C'ho riprovato ieri sera, con un Anime con la A maiuscola, non seriale, che nel 1988 ha cambiato il genere giapponese, infrangendo limiti e dogane.
Nell'anno che ci vede entrambi compiere 30 anni, ho conosciuto Akira, ed è stato amore?
In parte.



In parte, sì, perchè se da un lato sono rimasta affascinata da una storia complessa, ricchissima, piena di personaggi, di storie altre e passate a cui si accenna solo in parte, a un'evoluzione dei personaggi inaspettata, a scene di combattimento e distruzione di massa che spiegano quel miliardo di yen speso all'epoca, dall'altro lato mi sono persa in passaggi non così chiari, in una lunghezza non così facile, in un mondo e un genere piuttosto distante da me.
Che sia tornato di moda il futuro distopico à la Blade Runner, si sa, e nel 1988 si era nel pieno di quella moda dei cyberpunk e simili, qui riproposta in gang su due ruote che si scontrano in strade affollate e caotiche, in una Neo Tokyo fatta solo di cemento, in scuole diroccate, in locali malfamati e droga che gira libera.
Questo mondo mi ha sempre vista distante, però, troppa estetica, troppi contenuti simili tra loro pur se con qualche variante non sempre ben supportata (Altered Carbon docet).
Qui i fondali sono strepitosi, la cura nei dettagli rasenta la perfezione, soprattutto agli occhi di una profana come me, ma ci sono poi minuti preziosi spesi in combattimenti, trasformazioni, palazzi e città che cadono. C'è quell'umorismo giapponese con cui un giorno farò pace, c'è una certa solidità che mi lascia fuori, che lascia fuori i sentimenti, il cuore, a favore della ragione.


Forse è che mi aspettavo altro, che Akira lo credevo in scena e non un'entità che chissà se mai è esistita, il bel Tetsuo non lo credevo cattivo, lo sbruffone Kaneda così buono. Si ribaltano cliché, e io non ero pronta o preparata, goduto come ho fatto lo spettacolo a scatola completamente chiusa.
E il finale, poi, a suo modo criptico o non così chiaro, mi è stato chiarito solo da Wikipedia.
Resta però un fascino difficile da cancellare e da non esaltare, un fascino che esalta, quindi, una solidità palpabile, che non è stata scalfita in 30 anni e che quella colonna sonora strepitosa sottolinea bene, dando pathos, dando epicità al tutto.
Un primo passo per andare incontro pure a questo genere, a quasi 30 anni io l'ho fatto, complice un anniversario comune, complice una certa curiosità. Affinerò il mio palato, con calma, però.


Regia Katsuhiro Ōtomo
Sceneggiatura Katsuhiro Ōtomo, Izo Hashimoto
Musiche Shoji Yamashiro
Voto: ☕☕☕/5

9 commenti:

  1. Per il mio coinquilino, appassionatissimo del genere ("cinesate", come le chiamo io per scherzo) so che è un must. Ho promesso che approfondirò la conoscenza (pare che ci siano capolavori meno sbandierati di quelli dello studio Ghibli, come Wolf Children o Una tomba per le lucciole), ma Akira non penso farebbe per me, no.

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    1. Wolf Children è uno dei film di animazione più belli e toccanti non Pixar per me, una sorpresa, un colpo al cuore, lacrime a non finire, recuperalo e prepara i fazzoletti ;)
      Una tomba per le lucciole è un altro colpo al cuore, ma non è stato propriamente amore, diciamo che la trama piuttosto deprimente non aiuta, qui, invece, si è dalle parti più maschie e nerd (per andare di cliché) e ho faticato molto di più...
      (mi rendo conto che intendo Anime proprio i film di animazione giapponese più maschili e nerd -come sopra-, non i Ghibli, devo capirmi un po'...)

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  2. Il film che è stato un caposaldo della mia adolescenza, così come il manga da cui è tratto. Per me, un film che anche a trent'anni di distanza non è invecchiato di una virgola e che anche a livello socio-politico è ancora attualissimo.
    Un capolavoro. E questo termine non mi piace usarlo a sproposito!

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    1. Ostica al genere, ho faticato, posso esprimermi solo su quei 30 anni che davvero non si sentono, animazione e colonna sonora che fan venire i brividi!

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  3. Ho recuperato quest'anno Ghost in the Shell che non avevo mai visto e forse presto recupererò anche questo, che altresì non ho mai visto ;)

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    1. Ci alterneremo, allora, con calma ma potrei dare una chance pure a Ghost in the Shell.

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  4. Il mio rapporto, o meglio non-rapporto con gli anime è simile al tuo.
    Anche io c'ho provato ogni tanto, con risultati non troppo incoraggianti.
    C'avevo provato anche con Akira che però, al di là delle animazioni e delle musiche affascinanti, non era riuscito a entusiasmarmi. Non ricordo neanche se ce l'ho fatta a vederlo tutto. Colpa mia. Della trama io non c'ho proprio capito niente, Wikipedia o meno. :D

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    1. Il finale è davvero criptico, quando l'ho letto su wikipedia mi son detta: ma davvero lo schermo bianco, quel puntino, quella frase, stavano a significare tutto questo? Aiutata dal grande schermo, comunque, la magia e l'attenzione sono state più alte.

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  5. Anche qui, per me una pietra miliare.
    Rispetto al fumetto si perde inevitabilmente qualcosa, ma una bomba clamorosa.

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