2 ottobre 2018

Maniac

Mondo Serial

Sulla carta era la nuova serie Netflix ideata e diretta da Cary Fukunaga al suo ritorno seriale dopo True Detective con protagonisti Emma Stone, Jonah Hill e Justin Theroux.
Tanto bastava per entusiasmare.
Poi Maniac la inizi, la trovi strana, assurda, folle, e ci ritrovi tanto di Charlie Kaufman, tanto di Gondry, tanto di Se mi lasci ti cancello, con la narrazione che si muove su due piani, uno reale, uno mentale, all'interno della psiche dei protagonisti.
E l'entusiasmo sale.
Sale perché quello che sembra una copia o un omaggio, solo copia e omaggio non è, sale perché c'è una storia dietro capace di toccare le corde giuste, di raccontare in modo diverso, splendido, la malattia mentale, o anche solo il malessere mentale, tra sensi di colpa, traumi difficili da affrontare e superare, famiglie ingombranti, diversità che non ci si scrollano di dosso.



Annie è la classica ragazza strana, manipolatrice, vendicativa, che si aggira per una New York del futuro (folle e strana al punto giusto) piena di rabbia e bisognosa di un'altra dose. Non di droga, ma di una pillola speciale, a forma di A, che la lega al suo passato.
Owen è il classico figlio pecora nera. Non di successo, non bello, non sicuro di sé come i fratelli, è però chiamato a testimoniare in difesa di uno di questi, con la sua apatia/depressione/schizofrenia a spaventare la famiglia per un possibile voltafaccia.
Entrambi si incontrano alla Neberdine Pharmaceutical Biotech per partecipare a un test di laboratorio dove pillole a forma di alfabeto promettono di curare ogni male, ogni trauma, ogni paura che ci attanaglia.
E qui, le storie si dividono.
Perché ci sono i viaggi mentali, le sfide che Annie e Owen devono affrontare nella loro mente, trovandosi stranamente uniti nel farlo, e ci sono gli inghippi all'interno di quel laboratorio, con scienziati con il complesso di Edipo, con supercomputer in lutto.


Strano, folle, assurdo.
Forse troppo, per alcuni, ma non per me, che anche quando la narrazione si fa su quei piani mentali cambiando genere, diventando una commedia anni '80, un mistery-movie alla Ocean o un fantasy alla Signore degli Anelli richiamando il The Generi di Maccio Capatonda, in questo mondo mi ci sono immersa.
Perché la vedevo, la sentivo, la tristezza negli occhi di Annie e di Owen, negli occhi di due intensissimi Emma Stone e Jonah Hill, sentivo la necessità di andare avanti, di affrontare il tutto, di cambiare per quanto possa spaventare.
E quando tutto questo finisce, quando i due si separano, facevo il tifo non per una storia d'amore di violini e fiori, ma per un'amicizia sgangherata che sembra senza basi e dal futuro incerto come il loro sguardo, in cui questa volta una scintilla di speranza c'è.
I richiami, gli omaggi, le scopiazzature volontarie o meno ci sono, ma Maniac sa essere originale, sa dosarsi anche quando eccede, quando di Justin Theroux forse meno ci interessa, quando un certo processo poteva avere risvolti diversi -o almeno, nella mia mente prevedeva il coinvolgimento di Annie.
Ma, proprio come BoJack Horseman, anche questo prodotto Netflix che gioca con i generi, con la scrittura, sa parlare di dolore e di perdite, di lutti e di crescita in modo originale, sì, e bellissimo.

Voto: ☕☕☕☕/5


7 commenti:

  1. Avrei tanto voluto amarlo, come da premesse, ma la verità è che mi ha deluso moltissimo, e mi dispiace ammetterlo, ma tant'è. Ci ho trovato poco di nuovo, troppi tempi morti e un Hill superiore, di molto, rispetto alla sua compagna di set. Se fosse stato un film del Sundance, di un'ora e mezza, avrei pututo essere tra i suoi estimatori. Qui, per colpa di una serialità che si prende troppo sul serio, che dilata i tempi e diluisce storie già piuttosto fragili e derivative, mi trovo invece a dire che è carino e nulla più.

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    1. Avevo letto il tuo disappunto dal Cannibale, e mi è dispiaciuto. È quella malinconia decisamente nelle mie corde, strana, malata, difficile da spiegare agli altri, in cui non ho trovato grossi tempi morti. Poi, ovviamente, trovare tanto di Se mi lasci di ti cancello per me è solo che un pregio!

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  2. Proprio la sua follia mi ha convinto a dargli un'occhiata prima o poi ;)

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    1. E hai fatto bene, oltre la follia c'è una sostanza malinconica, ottimi attori e ottime idee ;)

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  3. Le premesse erano fenomenali.
    Poi l'entusiasmo per me è sceso.
    I primi tre episodi non mi hanno proprio convinto.
    Con la chiusura del terzo però tutto cambia e la serie entra clamorosamente nel vivo, sprofonda dentro la mente dei protagonisti e inizia il trip al confine tra realtà e follia.
    Una libidine che sembra la versione profonda ed emozionante di The Generi. :)
    Alla fine i dubbi iniziali sono spariti e restano solo gli applausi.

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    1. Gli applausi e quel sorriso che ti fa capire che hai visto qualcosa di bello e toccante, già.

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  4. Prodotto che voglio vedere, ma orima debbo finire The End of the fucking world.

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