28 agosto 2019

Venezia 76 - La Vérité

L'apertura di Venezia non è più dominio di Hollywood.
Ma lo è comunque di una prima volta, di uno sconfino che non ti aspetti: il regista giapponese Kore-eda fresco di Palma d’Oro (lo scorso anno, con Un affare di famiglia) sbarca a Parigi.
La sorpresa delle sorprese è che confeziona un film che più francese non si può, fatto di quello snobismo, di quell’élite, di quelle prove d'attrice e di quella cultura francese che la sua mano si fatica a sentire.
Un bene?
Un male?



Il bello è che ci si gode questa commedia dei sentimenti, questo gioco metacinematografico in cui una figlia torna a trovare la madre per attaccarla sull'autobiografia appena uscita, mentre quella madre è impegnata in un set nel ruolo di una figlia che la madre la vede solo ogni 7 anni.
I confronti non possono essere che dietro l’angolo.
Perché quella figlia non ha scelto di essere attrice, ma sceneggiatrice. Perché ha sposato un attore, americano, non di certo bravo o famoso, ma marito devoto, padre fantastico.
Perché c’è un’altra attrice che pesa come un’ombra su questa famiglia, un’attrice che non c’è più e che ha sempre rappresentato una sfida, un’amica, a seconda dei punti di vista.
Una famiglia non facile quindi, in cui quel marito/genero fatica ad entrare, in cui sguazza felice una figlia/nipote.
Catherine Deneuve in tutto questo, è un portento.
Cinica, disinibita, sagace e feroce.
Attacca la Bardot, attacca chiunque.
Facendosi amare e odiare.
Juliette Binoche, in tutto questo, è una grazia. Una bellezza che continua a fiorire e incantare.
Poi c’è lui, lo spaesato Ethan Hawke, vitale e giocoso, che cattura lo sguardo e le simpatie alleggerendo a suo modo una sceneggiatura fitta e corposa.
Come mai allora, nonostante questo francesismo imperante, questo bel gioco dentro e fuori dal set, questi sentimenti esposti e analizzati, il giudizio resta tiepido?
Forse per quei piccoli difetti non francesi, quei raccordi tra le scene che stonano un po’.
O forse semplicemente perché questa Verità non sembra il film d’apertura ideale.
Anzi.
Un film godibile, intelligente, sì, ma che non sa reggere le luci della ribalta a cui è destinato.

4 commenti:

  1. però se c'è Ethan Hawke... mi sembra vada bene lo stesso! ;-)

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    1. Sì, Ethan Hawke imbarazzato e in disparte è un bellissimo vedere, e aggiunge un tono disincantato al francesismo del film :)

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  2. La verità è che mi interessa poco e niente questa apertura d'autore. Si vedrà, ma senza ansie.

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    1. Apertura in tono minore, ma comunque così francese e carino da vedere.

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