24 gennaio 2020

Jojo Rabbit

Andiamo al Cinema

C'è chi da piccolo aveva come amico immaginario un gatto, chi il proprio peluche, e chi come Jojo Hitler.
Già.
Spaventoso ma non così strano se Jojo sta crescendo nella Germania nazista in cui il culto, l'occhio e le direttive del Fuhrer sono ovunque.
Jojo è così un mininazista perfetto: che tiene alla sua uniforme, al suo coraggio, che odia gli ebrei, li vede come il male vero, il diavolo incarnato.
Il tutto dall'altezza dei suoi 10 anni.



Il suo Hitler lo incoraggia, lo sostiene, lo esalta.
Ma 10 anni sono 10 anni, e così un coniglio resta un animaletto carinissimo da voler salvare, quel fantasma che abita dietro i muri, un problema da risolvere da sé.
E che potrebbe cambiare tutto.
Dieci anni sono dieci anni, e c'è anche una madre amorevole e bellissima che continua a ricordarlo. Che cerca di far entrare l'amore, la compassione, il desiderio di libertà e la voglia di ballare tra gli spiragli di un'ossessione per le svastiche e per difendere il proprio Stato.
Non sarà facile.
Nemmeno se sei una Scarlett Johansson meravigliosa, che danza, che si cruccia, che ci prova sempre.
Costi quel che costi.


Il regista è quel Taika Waititi adorato da tutti e che riconosco solo ora, dopo che a sorpresa me lo sono ritrovata in giuria a Venezia lo scorso settembre dimenticandomi di aver amato il suo Hunt for the Wilderpeople.
Un Taika che qui è pure un Hitler esagerato, bambinesco e cartoonesco, esilarante a dir poco.
Ma fra le risate tra una scenetta, un duo in uniforme particolarmente gaio (e pure commovente grazie a Sam Rockwell e Alfie Allen), fra descrizioni di ebrei al limite della follia, ci sono momenti di serietà.
Di serietà profonda, in cui la guerra, le ingiustizie, la loro assurdità non possono rimanere fuori.


Waititi fa la sua La vita è bella, ma lo fa con un gusto particolarissimo.
In cui gli attori parlano un inglese fortemente accentato in tedesco, in cui la colonna sonora è rock e declinata al tedesco pure lei, in cui i colori spiccano come luce di speranza, in cui i piccoli gesti sono quelli che contano.
Fra scarpe allacciate che d'ora in poi porteranno sempre alle lacrime se a farlo è Scarlett, lettere mai scritte da leggere, bugie dette sempre a fin di bene. Quello più grande: la vita.
Tra tante risate, tanta leggerezza data anche da due attori bambini deliziosi come Roman Griffin Davis e Archie Yates, si arriva in fretta ad un finale in cui è impossibile trattenere le lacrime, tanto è perfetto, tanto è perfetta la canzone che lo sottolinea.
We can beat them.
We can be heroes.

Voto: ☕☕☕☕½/5


14 commenti:

  1. Commentare un film senza averlo visto mi sembra azzardato. Io non andrò a vederlo. Una guerra causata da un criminale folle, 70 milioni di morti e Auschwitz, ne sono certo, mi tornerebbero in mente con tanta sofferenza.

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    1. Qui la sofferenza si alterna a un'ironia molto intelligente, riuscendo a divertire pur fra le lacrime. Un modo per parlare della Storia e di renderla appetibile, così da non dimenticarla.

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  2. Bellino, adorabile, ma non mi ha entusiasmato purtroppo. Ho trovato la scrittura abbastanza canonica, e gli attori migliori dei personaggi in sé. Poi, per quanto la ami, se sento Heroes in un altro film o serie TV giuro che mi metto a urlare, ahahah!

    Comunque questi Oscar, per me, non hanno sorprese. Pensa che il film che ho preferito è I due papi...

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    1. Un commento che non mi aspettavo proprio da te, cosa ti succede?
      Io l'ho trovato meraviglioso, e lo vorrei rivedere anche adesso se non avessi gli altri film da Oscar da vedere. E Heroes in questo caso calza davvero a pennello, vista la versione tedesca.

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  3. Ho amato tutto, dallo sfottò ai balli di Rossella Di Giovanni, passando per l’arco narrativo di Sam Rockwell, personaggio che indossa una divisa e un ruolo che non sente suo. Se poi ripenso a certi tocchi (Jojo che immagina il disegno del coniglio in gabbia) viene voglia di dare il cinque alto, se non proprio abbracciare Waititi, di cui avevo già enorme stima prima. Intanto mi ricordo che devo assolutamente recuperare “Hunt for the Wilderpeople”, uno dei suoi titoli che mi mancano. Cheers!

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    1. Quel disegno, quelle farfalle, Yorki, Sam Rockwell... niente, più ci ripenso più tutto è perfetto.
      Ora non mi resta che vedere i primi due film di Taika, salterò tranquillamente Thor invece ;)

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  4. Ho rivisto "Una giornata particolare" un film di Scola che ricostruisce il 6 maggio del 1938, il giorno della visita di Hitler a Roma. Le uniformi, i ragazzini vestiti come pupazzetti, la gioia debordante dei romani, le sfilate comiche, senza ombra di dubbio, offrono uno spettacolo grottesco, ridicolo, ma certamente nessuno è riuscito a ridere.
    O.T. Siamo nel 1977, l'omosessuale viene chiamato "frocio" e sbattuto al confino in Sardegna. Scola è straordinario e creativo per come riesce a raccontare l'omosessualità e la femminilità.

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    1. Sai che è un film che ho sempre voluto vedere? Devo ammettere di non averlo mai visto, pur avendo amato molto altro di Scola.

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  5. E insomma il prezzemolo potrebbe anche vincere qualche cosa, in attesa di una visione sarebbe un bella cosa ;)

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    1. Dopo Storia di un matrimonio è senza dubbio il mio favorito. Chissà che qualcosa se lo porti a casa davvero.

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  6. In altre parole: la versione veramente bella de La vita è bella. :)
    Con tutto il rispetto per il lavoro di Benigni che aveva delle idee geniali, ma nel complesso aveva anche dei momenti non troppo riusciti.
    Qua invece funziona tutto e io dentro c'ho visto pure l'umorismo malato di South Park. Cosa che non guasta.

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    1. Sono passati così tanti anni dalla visione de La vita è bella che non so paragonarli, ma Taika fa una sua versione adorabile. Funziona davvero TUTTO!

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  7. Un altro film che vorrei vedere. Quest'anno si parte alla grande.

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    1. Sì, questi Oscar si stanno rivelando ricchi di bei film.

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