15 aprile 2020

Don't F**k with Cats - Giù le mani dai gatti

Settimana Crime

Dalle tigri ai gatti, ma questa storia è molto più cupa, molto più sinistra di quella di Joe Exotic.
Produce sempre Netflix, che se non si è capito punta forte sul crime accontentando chi -come me- non riesce a farne a meno.

Parte tutto da un macabro video che spunta all'improvviso in rete, viene visto, viene condiviso, e i commenti sono tutti unanimi: chi è quel mostro che uccide così, a sangue freddo, due gattini?!?
Chi osa tanto?!?
Perché su internet puoi insultare chiunque, dal vicino di casa al VIP di turno, puoi sfogarti contro il governo, contro il meteo, contro te stesso, ma se tocchi gli animali, bé, non c'è via di scampo.
Così, fra i tanti indignati, qualcuno decide di passare all'azione: di identificarlo questo mostro, di localizzarlo.
Come fare?
Passando a setaccio ogni più piccolo dettaglio di quel video, dalle prese al muro agli oggetti presenti nella stanza, dall'indirizzo IP -ovviamente nascosto- agli abiti indossati.
Questa caccia ha però due conseguenze negative:
- attrae l'attenzione di altri, che convinti di aver individuato il colpevole lo ricoprono di insulti e minacce,
- alimenta la fame di fama che il killer di gatti ha, portandolo a realizzare un secondo e poi un terzo, orribile video.



Gli esperti lo dicono da sempre, Dexter ce l'ha mostrato: chi parte da piccoli animali, vorrà piano piano più sangue, più controllo, arrivando potenzialmente ad uccidere un essere umano.
Sarà questo il caso?
Gli investigatori improvvisati continuano la loro caccia, trovando finalmente un sospetto compatibile, un nome che corrisponde a quello di Luka Magnotta aspirante attore e modello, che inonda l'internet con alias, gruppi fan che lo esaltano, video di sue fotografie.
Un mitomane, insomma.
Ma molto, molto pericoloso.
E infatti la caccia di un killer di gatti si trasformerà nella ricerca di un assassino che coinvolgerà pure l'Interpol e l'FBI, arriverà dal Canada a Parigi, a Berlino.


Il documentario Netflix ricostruisce questa caccia, mostra i metodi di indagine di un gruppo di persone qualunque ma con l'occhio e la pazienza ben allenate.
Deanna Thompson e John Green sono semplici utenti facebook passati all'azione con il computer che avevano a disposizione.
Le loro indagini sono spiegate davvero passo passo, con interfacce a mostrarle che sanno di elementarità, di un livello base che inizialmente stanca anche un po'.
Si fatica quindi a entrare nella storia, anche perché i video in questione -quelli dei gatti- non vengono mostrati nei loro momenti più cruenti, ma gli spezzoni "innocui" vengono mandati a ripetizione nel primo episodio.
Io mi sono vista costretta a chiudere gli occhi in continuazione, a voler quasi staccare lo schermo.


Perché alla fine te lo chiedi e se non te lo chiedi qualche problema c'è: cos'è questa insana voglia di guardarlo un documentario simile?
Cos'è che spinge a seguire vicende sanguinolente, crime?
È il fascino del male, certo, è quell'improbabile, imponderabile che diventa realtà.
Perché i fatti che vedono coinvolto Luka Magnotta, le sue azioni, le sue sfide, i suoi gesti, sembrano tratti da un film, grida Catch me if you can, si atteggia a Catherine Tramell a Patrick Bateman, lasciando indizi, piste, messaggi in codice.
Con la stessa polizia incredula di fronte a quanto ha dovuto assistere.
Queste domande inevitabilmente se le pongono anche gli investigatori da tastiera John e Deanna, loro che hanno reso più stuzzicante la vita a Magnotta, che l'hanno fatto sentire visto e al centro dell'attenzione, sono in parte responsabili pure dell'escalation dei suoi atti criminali?
Come si convive con una sensazione simile?
Loro lo ammettono, lo dicono, continuano ad interrogarsi.
Un finale in questo profiling in diretta di un potenziale serial killer c'è.
I momenti di angoscia pure, visto che fra gli intervistati c'è una madre che continua a perorare l'innocenza del figlio.
Ma una vera e propria chiusura, senza sensi di colpa, resta impossibile da ottenere.
E così, anche se non ben fatto, anche se qualche buco c'è, questo documentario sa come far riflettere sul perché si è deciso di vederlo.


2 commenti:

  1. Una miniserie molto interessante, nonostante il finale con quella chiusa moraleggiante a mio parere abbassa un pò l'intero valore. Di sicuro è agghiacciante a tratti e smuove molte riflessioni.

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    1. Io quel finale l'ho apprezzato, anche perché certe domande e certe riflessioni nascono spontanee. Avrei preferito meno linearità iniziale, in cui i passi della ricerca sembrano quasi troppo elementari, ma è una storia che mette davvero i brividi.

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