21 aprile 2020

Unorthodox

Mondo Serial

Siamo a New York, siamo nel quartiere di Williamsburg tanto amato dai graffittari, ma sembra di essere in un'altra epoca.
Senza internet, senza comunicazioni con il mondo esterno, un solo obiettivo: non dimenticare quei 6 milioni di ebrei uccisi durante l'Olocausto, continuarne la dinastia, sposandosi giovani, dando alla luce più figli possibili.
Chi non si allea, chi non sta alle regole, non è il benvenuto.
È la chiusa comunità chassidica, ebrei ultra-ortodossi che sopravvissuti dopo la II Guerra Mondiale si sono riuniti nelle coste americane.
Di questa comunità fa parte Esty.



Lei, giovanissima, orfana pur avendo entrambi i genitori (ma la madre se n'è andata a Berlino, il padre passa il suo tempo a bere) è cresciuta dalla zia e dalla nonna, e non ha altro obiettivo che sposarsi, mettere su la sua famiglia.
Ma in realtà Esty ha domande, ha curiosità, ha amore per quella musica che non dovrebbe suonare, non dovrebbe cantare. Vietato com'è dalla sua religione, in quanto donna.
E il sesso, che il marito pretende, che vede coinvolta in modo ingombrante la suocera, è fin troppo doloroso.
Allora scappa Esty, prepara la fuga, vola di nascosto, e arriva a Berlino.
Ancora arrabbiata con la madre, così impreparata al mondo vero, attuale.
Lei, piccola e impaurita, trova subito il suo posto in un'Accademia musicale, trova subito degli amici che la accettano, che la aiutano, pur sputandole in faccia la verità.
La sua diversità.
Ma quel marito, e soprattutto un cugino che deve redimersi agli occhi della comunità, la inseguono.


Stiamo parlando di un altro fenomeno di questa quarantena: Unorthodox, la miniserie yiddish di Netflix che ha fatto conoscere al mondo l'esistenza della comunità chassidica.
Già con Disobedience eravamo entrati di soppiatto nei quartieri ultra-ortodossi di Londra e nelle loro regole ferree.
Qui si mostrano riti, preparazioni, stili di vita che pur non facendo ufficialmente male a nessuno, imbrigliano e non lasciano libertà di scelta, soprattutto alle donne.
Riti quantomai coreografici, ripresi con un'attenzione incredibile, la fotografia che si fa geometrica nei colori slavati di abiti e appartamenti, che incontra poi la luce e il colore a Berlino.
La serie si sposta avanti e indietro nel tempo, fra l'America e la Germania, cercando di essere equilibrata nel suo racconto, mostrando la lotta interiore di ogni personaggio: che sia una Esty che vuole di più, una madre che un pezzo di vita per andarsene l'ha dovuto lasciare, un marito che cerca di capire, di migliorare, un cugino che non sa stare né nel mondo qua fuori né in quello interno, ormai.


Va detto che l'equilibrio non sempre c'è, che a Berlino si velocizzano fatti, rapporti e amicizie.
Si mettono anche troppe storie nel calderone, con un episodio finale che eccede e che fa pensare che forse concedersi un quinto capitolo non sarebbe stato un male.
Ma Esty, la sua storia, quella della sua comunità, sarà difficile scrollarsela di dosso, incredibile com'è ai nostri occhi.
Il merito va principalmente ad una protagonista che si trasforma continuamente, a cui basta un sorriso, un ghigno, uno sguardo, per catturare.
Sì, Esty, ma soprattutto Shira Haas saranno difficili da dimenticare.



Voto: ☕☕½/5

4 commenti:

  1. Lei è bravissima, un viso meraviglioso che buca cuore e schermo.
    Però la serie insomma, non sempre mi ha convinto. Ottimi i flashback, ma la parte ambientata a Berlino è degna di una fiaba per bambini.

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    1. Ci sono effettivamente molti colpi di fortuna nel suo arrivo a Berlino, anche se a disturbarmi di più è stato un finale che gestisce male i tempi, volendo poi raccontare tutti i personaggi.
      Shira Haas mette una pezza anche a questo, e la comunità chassidica sarà difficile da dimenticare.

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  2. Forse un episodio in più ci sarebbe potuto stare, però ho apprezzato il fatto che per una volta tanto non hanno voluto tirare le cose troppo per le lunghe e allora forse è meglio così.

    La protagonista la rivedremo, spero, e spero anche che non si perda tra ruoli tutti uguali o magari tra offerte dei blockbusteroni hollywoodiani.

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    1. Pensare che qua e là (nel bellissimo Foxtrot) l'avevo già incontrata, ma ovviamente grazie a Esty non la dimenticherò.

      Se non un episodio in più, avrei sfoltito le storie da raccontare e da mettere dentro nel finale, ma va bene anche così.

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